
I legali hanno depositato il ricorso per ribaltare la condanna. Ma il medico sottolinea la differenza col caso Bove
Giorgio Galanti, l’ex direttore di medicina sportiva di Careggi, ha presentato ricorso in Cassazione contro le condanne ricevute nei primi due gradi di giudizio per il caso di Davide Astori, il capitano della Fiorentina scomparso tragicamente il 4 marzo 2018 a causa di una cardiomiopatia aritmogena non diagnosticata. La vicenda continua a sollevare interrogativi sul ruolo delle visite mediche sportive e sull’applicazione dei protocolli di sicurezza.
Secondo le sentenze di primo grado e d’appello, Galanti avrebbe agito in contrasto con le linee guida della medicina sportiva. Durante le visite di idoneità agonistica effettuate su Astori nel 2016 e nel 2017, alcuni segnali di extrasistoli emersi dalle prove da sforzo avrebbero dovuto imporre ulteriori accertamenti, come un holter o una risonanza magnetica cardiaca, previsti dai protocolli Cocis.
I giudici hanno ritenuto che il mancato approfondimento costituisse una grave negligenza, in contrasto con le buone pratiche cliniche. La sentenza d’appello ha sottolineato come tali mancanze abbiano rappresentato una “colpa grave”, considerando il bene supremo della vita in gioco.
LA DIFESA DI GALANTI. La linea difensiva di Galanti ha sempre contestato il nesso causale tra la morte di Astori e l’eventuale negligenza durante le visite mediche. Secondo i suoi legali, Sigfrido Fenyes e Tullio Padovani, non ci sarebbero prove sufficienti per stabilire che un’azione diversa avrebbe salvato la vita del calciatore. Galanti, che gode di prestigio nel campo della medicina sportiva, ha anche ribadito di aver sempre agito in buona fede, degradando però le linee guida a semplici raccomandazioni, come evidenziato dai giudici.
LE IMPLICAZIONI. Secondo consulenti e periti, se la malattia di Astori fosse stata scoperta, un impianto di defibrillatore sottocutaneo avrebbe potuto salvarlo. La mancata esecuzione di accertamenti di secondo livello è ritenuta dagli esperti una delle cause che hanno portato alla tragedia.
DOLORE ANCORA VIVO. Parlando al telefono con La Nazione, Galanti si è limitato a elogiare l’operato dei soccorritori nel recente caso di Edoardo Bove, sottolineando la differenza tra i due episodi: “Uno era in campo, l’altro a letto“. Ma sulla vicenda di Astori ha ribadito di non essere ancora pronto a parlarne.

Di
Redazione LaViola.it