
Un vice-Kean per far rifiatare Moise e continuare a stare in alto. Non è sempre facile trovare la punta giusta a gennaio, ma in passato qualche volta la missione è riuscita
Serve un vice-Kean. Le perplessità dell’estate hanno avuto la riprova del campo. Se da una parte c’è un centravanti, Kean, che sta viaggiando a ritmi incredibili (11 gol in 14 partite), rappresentando un valore aggiunto per tutto l’impianto di gioco di Palladino, dall’altra è parso sempre più evidente che le alternative là davanti non riescano, anche per caratteristiche, a garantire il lavoro in termini di gol e di movimenti (oltre che di qualità tecnica) dello stesso classe 2000. Kouame in primis, sempre volenteroso ma apparso in difficoltà a ricoprire quel ruolo in questo contesto di gioco. Così come Beltran, che ormai ha trovato al sua collocazione ideale da trequartista a tutto campo. La differenza tra una Fiorentina con o senza Kean è stata lampante quando il centravanti titolare ha dovuto riposare, e alla lunga rischia di rappresentare un limite per le ambizioni della squadra.
NON FACILE. E così si è tornati a parlare della priorità di prendere un attaccante di riserva a gennaio. Un centravanti pronto all’uso, che sappia accettare l’iniziale panchina ma sappia incidere quando chiamato in causa. Insomma, non facile trovare l’identikit giusto. Per ora si è parlato soprattutto di Djuric e Shpendi, di tempo ce n’è per allargare l’orizzonte. Con una certezza: prendere l’attaccante giusto a gennaio non è affatto facile. Lo dimostra la storia, anche negli ultimi 20 anni viola.
GLI ULTIMI ANNI. L’anno scorso, con la Fiorentina in corsa per la Champions, arrivò Belotti a rinforzare l’attacco. Si prese subito il posto da titolare (‘panchinando’ Nzola), ma a bilancio per il Gallo appena 4 gol totali (di cui 2 nell’ultima di campionato) in 24 partite. Tanta determinazione, ma davvero troppo poco davanti alla porta avversaria. A gennaio 2022 arrivò invece Piatek subito ad inizio mercato: partenza fulminante, 6 gol in 9 partite, per poi restare a secco nelle successive 9 gare fino a fine stagione. Risultato: niente riscatto. Dopo la dolorosa cessione di Vlahovic arrivò invece Arthur Cabral: appena 2 gol in 16 presenze da gennaio a giugno in quella stagione, iniziò a sbloccarsi solo ad inizio 2023.
DA CUTRONE A KOKORIN. Tornando indietro, gennaio 2021, si ricorderà l’intuizione Kokorin: 4,5 milioni di spesa, contratto da 1,7 milioni per tre anni e mezzo. Totale? 91′ in campo in quella metà di stagione, 219′ in totale nella sua avventura a Firenze. Per fortuna che con Prandelli e poi Iachini iniziò a segnare Vlahovic. L’anno prima, gennaio 2020, al primo inverno con Commisso, arrivò Cutrone (prestito oneroso a 3 milioni, riscatto mai esercitato) a risolvere il ‘mal di gol’ di quella Fiorentina: per Patrick impatto discreto, con 4 gol, 1 assist e 1 rigore procurato (contro il ‘suo’ Milan), salvo poi finire quasi sempre in panchina e salutare Firenze un anno dopo. Nello stesso inverno 2020 arrivò anche l’investimento per Kouame, allora infortunato, che tornò in campo a luglio quando riprese il campionato post-lockdown.
DA SALAH A MURIEL. Nel gennaio 2019, l’ultimo con i Della Valle, una delle intuizioni migliori dei mercati di gennaio viola, con l’arrivo di Muriel dal Siviglia. Per il colombiano 9 gol e 2 assist in 23 partite, un impatto fondamentale per la salvezza di quell’anno, con il rammarico per il mancato riscatto a causa del cambio di proprietà e di gestione tecnica. Tra le meteore si ricorderà Diego Falcinelli, gennaio 2018 (zero gol in 12 presenze), mentre a gennaio 2016, con la Fiorentina di Sousa in testa alla classifica, a rinforzare l’attacco arrivò comunque un discreto Mauro Zarate (3 gol e 2 assist in 15 gare in quei sei mesi). La sessione invernale 2015 fu invece quella del travolgente arrivo di Momo Salah, freccia imprendibile con 9 gol e 4 assist in 26 partite, con l’enorme rammarico per quella scrittura privata e mancato riscatto che mandò in causa la società con il Chelsea. Tornò nel solito periodo anche Gilardino, 4 gol e 2 assist in 14 gare da centravanti di riserva: non male.
DA AMAURI E MATRI. Nell’inverno 2014, invece, la Fiorentina di Montella aveva un gran bisogno di rinforzi davanti per cullare sogni di gloria, visti gli infortuni di Rossi e Gomez. Arrivò Matri: 5 gol totali in 21 partite, ma il ricordo va anche alle tante occasioni non sfruttate in area avversaria in una Fiorentina che creava tanto. Tra le punte di riserva da citare invece Larrondo nell’inverno 2013 (2 gol in 7 partite), mentre Amauri nel 2011 arrivò con grandi speranze ma con un solo gol all’attivo, seppur fondamentale in quel 2-1 a San Siro contro il Milan che ispirò la salvezza finale.
DAL PAZZO A KEIRRISON. Infine, per restare agli ultimi 20 anni, il ciclo Prandelli, con Keirrison arrivato a gennaio 2010 dal Barcellona (2 gol in 12 presenze) in un mercato che non accompagnò le ambizioni di una Fiorentina agli Ottavi di Champions, così come poca fortuna ebbero Bonazzoli (1 gol, arrivato a gennaio 2009) e Cacia (1 gol in Coppa Uefa, arrivato a gennaio 2008). A gennaio 2005, per concludere, nel primo inverno dal ritorno in A arrivarono i giovanissimi Pazzini (3 gol in quella metà stagione) e Bojinov (2 gol), che dettero un discreto contributo per la salvezza ed ebbero poi fortune alterne negli anni successivi.

Di
Marco Pecorini