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La quarta Crociata dei viola: quando una strategia porta inaspettati trionfi lontano dalla meta iniziale

A volte si parte per andare in un luogo e si finisce per andare in un altro. Prendiamo la quarta Crociata, all’inizio del Duecento. Era partita con l’idea di conquistare Gerusalemme. Ma strada facendo, per sdebitarsi coi veneziani, i Crociati si erano fermati un attimo per assediare e saccheggiare la città di Zara. Ripartiti alla volta della Terra Santa, avevano voluto cogliere l’occasione, visto che passavano da quelle parti, per sbrigare una faccenduola locale a Costantinopoli. La cosa era andata un po’ per le lunghe, con alterne vicende, ma alla fine anche Costantinopoli era stata saccheggiata. Però a quel punto, con tutto quel bottino da dividersi, alla conquista di Gerusalemme non ci aveva più pensato nessuno.

Come in quella avventura antica, anche oggi – strada facendo – possono prospettarsi così tante opportunità, seguendo le quali a volte si finisce per dimenticare la destinazione che si voleva raggiungere al momento della partenza. E capita di scoprire che ci si è guadagnato. Il nuovo condottiero viola era partito per la santa impresa con l’idea di pugnare con uno schieramento a tre dietro le truppe d’assalto. I Signori del tempo, grazie ad un direttore particolarmente esperto nel reclutamento di crociati rotti a ogni esperienza, lo aveva appoggiato affidandogli ben sei cavalieri centrali, anche se uno di essi, che si sperava esser valente, si sarebbe aggregato più tardi poiché veniva da oltre mare.

Dopo le prime magre, dovute anche alle guarnigioni messe su all’ultimo momento e mandate in campo senza che avessero aver avuto il tempo di essere addestrate, il condottiero aveva pensato che, in fondo, per combattere a tre – come per conquistare Gerusalemme – c’era sempre tempo. Si sarebbe semmai visto in seguito, senza nessuna fretta. E così era stato deciso, strada facendo. Contrordine: in campo a quattro all’ombra di quella che oggi è la Sublime Porta sorvegliata da De Gea.

E così noi viola, che eravamo partiti per avere una squadra, ora ci accorgiamo di averne un’altra. Il bello è che ci stiamo guadagnando. Infatti abbiamo sconfitto le masnade ambrosiane, abbiamo saccheggiato Lecce dopo aver disperso con gravi perdite i mamelucchi del gran califfo Pantaleo, e abbiamo debellato la fiera e bellicosa resistenza che, in un primo tempo, aveva cercato di opporre la fortezza di San Gallo.

Intanto alcuni crociati dispersi, lasciati a piedi dal nuovo corso – per la verità, qualcuno anche dal vecchio – sono sempre in cammino, ignari, per la Terra Santa. Ed è bene tenerli all’oscuro dell’accaduto, così che possano proseguire fino a destinazione senza ripensamenti né deviazioni. Si spera, infatti, che al loro arrivo qualche Maccabi del posto se ne innamori e li rapisca, però senza obbligo di riscatto per noi.

Altrimenti, se così non sarà, a dorso di cammello potranno proseguire attraverso il deserto verso gli Emirati, dove potranno ricongiungersi col loro compagno d’armi, il cavalier Bonaventura che li ha preceduti.

di Paolotto

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