L’ultimo ballo di Italiano sulla panchina viola e in ballo c’è la Conference League: la famosa ciliegina sulla torta
«Questa coppa sarebbe la ciliegina sulla torta». Vincenzo Italiano guarda dritto davanti a sé. I muscoli della faccia immobili, nessuna piega sul viso. Nella sala gremita di giornalisti cerca qualche faccia amica e quando incrocia lo sguardo accenna un mezzo sorriso. Non c’è tempo per le emozioni, la testa è già dentro questa finale. Scrive la Repubblica.
L’ultimo giro di giostra del tecnico prima dei titoli di coda. Due i concetti che oggi ripeterà anche ai suoi giocatori: identità e furore. «Non possiamo snaturarci, questa è una finale. Dobbiamo mostrare l’organizzazione e il credo calcistico c he ci hanno portati fino a qui. E poi il furore agonistico, quello non deve mai mancare. È una partita troppo importante e noi questa volta vogliamo alzare la coppa».
Italiano ha capito che a Firenze ha fatto il massimo, soprattutto se stasera vince la coppa, e andare oltre, più su, è difficile. Storia finita, insomma, anche se il presidente Commisso prima di tornare negli Stati Uniti farà un altro tentativo. D’altra parte al momento Italiano non ha tutte queste richieste (altra cosa che lo stupisce molto…). Bologna è un’ipotesi, all’estero non ci vuole andare. Tutto qui, più o meno.
Il suo contratto prevede anche l’opzione per il 2025, ma la società non ha nessuna intenzione di farla valere. Non avrebbe senso. « Il mio futuro? Ho spesso il telefono spento e in questi mesi mi sono concentrato su altro – dice Italiano – Ora giochiamo la finale e poi si vedrà. Tutto può accadere, il calcio è strano».
La finale, appunto. La chiusura del cerchio di questi tre anni vissuti a tutta velocità. Non è banale quello che ha fatto Italiano. Senza un centravanti vero (il dopo Vlahovic non c’è mai stato) è riuscito a portare la Fiorentina a due finali europee consecutive. Prima di lui c’erano riusciti solo Sacchi, Scala, Capello e Lippi.
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Redazione LaViola.it