Il ko contro il Milan ha fatto riemergere le solite ruggini, ma con i suoi limiti questa squadra ha ancora una promessa da provare a mantenere
Non può essere una sconfitta contro la seconda in classifica, che da dicembre sta tenendo il ritmo dell’Inter in campionato, a mettere in discussione tutto. Il ko per 2-1 contro il Milan ha fatto riemergere vecchie crepe e vecchie ruggini, ha ritirato fuori errori e lacune croniche di questa squadra e del tipo di calcio di Italiano. La difesa altissima, le infilate, le occasioni sprecate. Ma una partita persa di misura contro la seconda miglior squadra del campionato, in cui Maignan ha fatto almeno due/tre parate da grande portiere, non può dissolvere il clima di buone intenzioni creato in due settimane di lutto e dolore.
UNITA’. Commisso, la società, la squadra e gli stessi ultras avevano invocato l’unità dell’ambiente, un ultimo rush finale di ‘tutti stretti insieme alla squadra’ nel nome di Joe e di una sofferenza emotiva da canalizzare in energia sportiva. Senza anticipare il futuro, bilanci o quel che sarà. Eppure il 2-1 contro Pioli ha fatto tornar fuori critiche più o meno violente, polemiche sparse, insulti qua e là. Con diversi che invocano pure una separazione anticipata con l’allenatore: anche meno, francamente. È il momento di restare (davvero) uniti, provare a prendere quel che c’è di buono, rialzarsi. Del resto, gli appuntamenti sono tutti importanti e per certi versi decisivi, un mese e mezzo e poi si tireranno le fila. Ci sono gli errori, dal tipo di calcio che porta a prendere spesso reti in una certa maniera (incredibile la marcatura ‘al contrario’ di Milenkovic su Leao, ma anche le tante ‘imbarcate’ prese in campo aperto sabato) alle difficoltà di rifinitura dell’azione offensiva. Storie dette e ridette, tra mille motivi. Ma ora, forse, è il momento di usare più la carota del bastone con chi deve andare in campo a giocarsi qualcosa di importante dopo aver perso un punto di riferimento nella vita quotidiana. Buoni propositi che fino a sabato pomeriggio tutti erano determinati a seguire, salvo poi tornare alle ‘vecchie abitudini’ post sconfitta.
GIOCARSELA. È il calcio, si sa, ma il momento è delicato per molti motivi. Ora l’Atalanta. La Coppa Italia. Resettare e ripartire. La squadra, in questi quasi tre anni, del resto l’ha spesso saputo fare, anche dopo tonfi clamorosi. Lo farà anche stavolta dopo una prova comunque non disastrosa contro Leao e compagni. La squadra di Gasperini (andrà in tribuna al Franchi) vista contro il Napoli pare un ostacolo quasi insormontabile. Forte in difesa, qualitativa a centrocampo, letale davanti. Con ampissima scelta in tutti i reparti, al netto di un paio di defezioni non da poco. Ma la Fiorentina non partirà battuta. Anzi. Così come non era partita battuta contro la Roma prima della sosta, quando i giallorossi di De Rossi erano destinati, secondo molti, a fare ‘man bassa’ al Franchi. Eppure anche in quel caso la Fiorentina è riuscita a tener botta, metter sotto gli avversari, fare un’ottima prestazione. Prima sì, di buttar via tutto (ancora una volta) con quei folli secondi finali. E dopo aver sbagliato un rigore.
ITALIANO E GASP. Sono passati 20 giorni da quella gara. Sarà tutta un’altra storia, è evidente. Ma anche contro avversarie sulla carta fortissime la Fiorentina ha sempre detto la sua. Sarà una sfida fatta di episodi, da giocare sui 180 minuti, in cui l’Atalanta partirà probabilmente favorita. Ma guai a dare i viola per spacciati prima di partire. Perché comunque anche contro il Milan si è vista una squadra sul pezzo, determinata, pronta a rispondere colpo su colpo. È chiaro che non è una squadra perfetta (tutt’altro), quella di Italiano, ma ha le armi per far male a chiunque. Anche ad un’Atalanta che, in questo triennio, è praticamente sempre partita con i favori del pronostico, ma ha finito per perdere 4 volte su 6 incroci. Italiano, insomma, sa come mettere in difficoltà Gasperini: lo dicono i risultati.
TRIPLO. Una partita che per la Fiorentina vale triplo. Per prima cosa c’è la voglia di provare a tornare a Roma, in finale, per prendersi quel trofeo visto sfumare lo scorso anno contro l’Inter. Poi la Coppa Italia rappresenta un’altra strada per l’Europa. Europa League, nello specifico: vorrebbe dire fare un altro scalino in avanti. Mancano tre partite, a livello teorico è il percorso più breve per raggiungere il traguardo. Infine la Supercoppa Italiana. Perché approdare quanto meno in finale, come un anno fa, permetterebbe di qualificarsi per la seconda volta di fila alle Final Four di gennaio 2025 in Arabia Saudita. Certo, quest’ultimo punto forse per i protagonisti è quello che stuzzica meno la fantasia, visto che in tanti (da Italiano a diversi giocatori) potrebbero non essere a Firenze nel prossimo inverno, ma tant’è.
FORZE FRESCHE. Una spinta la darà invece quella promessa fatta da Biraghi e dallo spogliatoio a Barone e Commisso: provare a coronare la stagione con un trofeo. Sarà dura, durissima. E se ancora forse non è tempo di scegliere tra campionato e coppe (in Serie A la corsa almeno per 7° e 8° posto – che possono valere Europa e Conference League – è ancora aperta con Lazio, Napoli, Torino e Monza), è vero che Italiano contro l’Atalanta potrà schierare tanti giocatori piuttosto ‘freschi’. Bonaventura, Arthur, Gonzalez, ma anche Ranieri, forse Kayode, Sottil. Un aspetto da provare a sfruttare, con la speranza di vedere sul campo la miglior versione di Fiorentina.

Di
Marco Pecorini