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Il Blog dei Tifosi – Finisce un ciclo

Pradè Ferrari e Commisso Fiorentina

Paolotto spiega perché, secondo lui, la fine di questa stagione segnerà anche la fine di un ciclo per la Fiorentina

Provo a mettere in fila alcuni problemi che si stanno concentrando sul cammino della Fiorentina. La squadra sta finendo un ciclo. Può darsi che lo faccia cogliendo qualche successo: può essere una coppa, assieme a un buon piazzamento in campionato che dia accesso ad un’Europa calcisticamente più evoluta di quella che abbiamo visto in queste ultime due stagioni. Ma subito dopo si tratterà di ripartire.

Il ciclo si chiuderà perché alcuni giocatori base cominciano già adesso a mostrare segni di usura  e perché alcuni, più giovani, non mostrano alcuna forza propulsiva: si sono ormai seduti su se stessi. Cambiare aria farà bene anche a loro. 

Il ciclo si chiude anche perché l’allenatore, che ha saputo farsi apprezzare in queste tre stagioni, coglierà probabilmente l’occasione per fare il salto di qualità che si merita. Gli allenatori sono sempre, e tutti, di passaggio. Ma in fondo nel calcio è per tutti così, tranne che per i tifosi.

Ci sono poi le stesse sorti sportive della squadra. Risollevatasi dopo alcune stagioni da dimenticare, la Fiorentina sta raggiungendo una buona posizione in classifica e ha già colto due finali di coppe. E ora dove si va? Non si può restare dove siamo, tanto meno si può tornare indietro. È naturale puntare a un salto di qualità

La società, dal canto suo, non ha trovato una via di crescita, perché se questa doveva essere quella dell’aumento dei ricavi, grandi prospettive non ne sono state create e anche la via delle plusvalenze, come era inevitabile, si fa sempre più stretta.

Infine, è venuto fuori anche il problema dello stadio, che starà chiuso per due stagioni e mezzo. Ancora non si sa dove la squadra potrà scendere in campo contando sul sostegno dei suoi tifosi. A prescindere dalla soluzione che sarà trovata, è scontata la riduzione di capienza, ma c’è il rischio che a questo danno si aggiunga anche quello di una sede provvisoria lontana e disagevole, probabilmente anche costosa da raggiungere. Per un breve periodo si fa tutto, ma due anni e mezzo sono tanti. Più si andrà lontano, più vedremo nel tempo ridursi il seguito dei tifosi, con l’inevitabile conseguenze di un sostegno sul campo sempre più flebile. Ne risentiranno anche i risultati. Rischiamo di tornare nello stadio rinnovato con una squadra fortemente ridimensionata nel suo livello sportivo.

Di fronte a questa serie di problemi, ci vorrebbe una società forte, coraggiosa e motivata nel reggere il timone in un momento difficile per poi riprendere la navigazione con maggior successo. Ma la proprietà non pare molto entusiasta della situazione, dopo aver  visto andare deluse alcune delle aspettative che l’avevano mossa nel tentare l’avventura nel calcio italiano, a Firenze. Questa è una posizione di stallo che vediamo emergere su vari versanti, dagli atteggiamenti di mercato a quelli sul problema dello stadio, ai rapporti generali con la comunità viola e cittadina.

Però non c’è altra strada: solo la società può guidare questo momento di passaggio nel quale si sono concentrati tanti problemi. Non può neppure fare un passo indietro, perché la situazione attuale non è certo tale da invogliare altri investitori a ripercorrere l’avventura iniziata da Commisso cinque anni fa.

L’unica strada, per tutti, è resistere, andare avanti. Di fronte c’è una grande meta da onorare, e quindi anche un grande responsabilità: il Centenario del 2026.    

di Paolotto

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