
La stella della Fiorentina Femminile: “Allenarsi al Viola Park è fantastico. In futuro voglio diventare allenatrice”
Veronica Boquete, centrocampista della Fiorentina Femminile, ha rilasciato un’intervista alla rivista online l’Ultimo Uomo. Questo un estratto delle sue dichiarazioni: “Allenarsi al Viola Park è veramente fantastico, non mi ero mai allenata in un centro del genere, né in Italia né all’estero. Mentre di solito in altri posti le squadre maschili femminili e giovanili sono divise, qui è tutto unito in un unico luogo, penso che un progetto simile aiuti la società stessa a diventare più forte. Abbiamo tutto ciò che ci serve sia per giocare a calcio sia per fare altro. Ad esempio, abbiamo un’area medica con macchinari e personale all’avanguardia dove facciamo anche controlli per la prevenzione. Tra poco, infatti, avrò il mio turno per fare l’ecografia al seno”.
SUL 2023. “Nel 2023, ho sperimentato una crescita significativa come giocatrice, nonostante sia già un’atleta esperta e probabilmente verso la fine della mia carriera. Quest’anno è stato positivo non solo per me, ma anche per la squadra e per la Fiorentina come società. Rispetto al 2022, che non è stato un anno eccezionale, siamo riuscite a diventare una delle squadre più forti d’Italia. È fondamentale essere resilienti, specialmente dopo esperienze difficili come quella che abbiamo avuto noi: abbiamo sofferto insieme [la Fiorentina nella stagione 21-22 ha vissuto una stagione difficile chiusa al settimo posto, ndr] rimanendo unite, perché abbiamo sempre creduto nel progetto e in un futuro migliore. Durante il 2023 siamo migliorate grazie a diversi fattori: venire qui al Viola Park, l’arrivo di nuove giocatrici e l’ambizione della società hanno giocato un ruolo importante”.
SE QUESTA È LA MIGLIOR STAGIONE IN CARRIERA. “È difficile comparare questa stagione con altre avute in carriera perché per anni ho giocato tante partite tra Champions, campionato e Nazionale. Adesso a Firenze sono più concentrata sul campionato, ho più tempo per prepararmi solo per una partita e questo evidentemente è un vantaggio. Mi fa piacere vivere una buona stagione, un buon momento, perché è più facile quando hai 25 anni di quando ne hai 30. Con l’età riesci a capire meglio le cose tatticamente e questo ti dà qualcosa in più ogni volta che hai la palla”.
SE QUESTA È L’ULTIMA STAGIONE. “Potrebbe, ma non significa che lo sia al 100%. So di essere alla fine della mia carriera e quando arrivi a questo punto è difficile pensare a un futuro a medio-lungo termine. Io penso solo a godermi questa stagione, dare il massimo e vedere come starò alla fine. Se il bilancio sarà positivo, se starò bene e avrò ancora una forte motivazione per continuare, allora perché no. Se dovessi decidere oggi visto come sta andando la stagione, per come mi sento, direi che non sarà l’ultima, ma ora mi concentro per fare bene gli ultimi mesi e poi deciderò. Futuro? Io voglio diventare allenatrice proprio per tutti gli allenatori terribili che ho avuto. Devo dire che ho imparato molto sia dai più bravi sia dai meno bravi, però per me la cosa più importante per allenare è avere una conoscenza approfondita del calcio. Il livello umano è altrettanto importante perché bisogna saper gestire un gruppo fatto da persone con esperienza e background diversi”.
VINCERE UN TROFEO. “Dopo aver vinto la Champions l’obiettivo è sempre stato vincere tutto il possibile in ogni campionato in cui ho giocato, non è sempre stato facile ma ci sono riuscita in quasi tutti. Ne mancherebbe uno qui, in Italia, e sarebbe il massimo vincere una coppa con la Fiorentina”.
SE L’ANNO SCORSO AVREMMO VINTO UNA PARTITA COME QUELLA COL SASSUOLO. “Sinceramente non credo. Prima avevamo la tendenza a mollare e nel calcio non puoi permettertelo. A volte bisogna soffrire, altre volte la squadra è stanca, ma l’importante è rimanere unite e stare in partita. Siamo cresciute tanto sotto questo aspetto, al di là del fatto che la squadra sia più forte. Vincere tante partite ti dà fiducia e genera un circolo virtuoso che permette di svoltare le situazioni difficili. Quando non giochi bene, o quando la squadra avversaria sta spingendo, avere fiducia significa riuscire a mantenere la calma e gestire la situazione, cosa che puoi fare solo se hai mentalità”.
SU DE LA FUENTE. “È difficile confrontare gli allenatori. Sia Patrizia [Panico, ndr] sia Sebastian [De La Fuente, ndr] sono allenatori forti che amano il gioco offensivo. Credo comunque che De La Fuente abbia portato un po’ di tranquillità e un nuovo entusiasmo. Sul piano del gioco cerchiamo di stare più unite in difesa e tentiamo più spesso la verticalità, pur mantenendo il possesso del pallone. Da metà campo in poi De La Fuente lascia libertà e creatività alle singole giocatrici, è il tipo di gioco che piace fare a un allenatore argentino”.
SE MI SONO SENTITA SOLA QUANDO MI SONO ESPOSTA SU TEMI DIFFICILI. “Sì, mi sono sentita sola in certe battaglie perché il prezzo che ho dovuto sostenere per fare la cosa giusta è stato alto, soprattutto con la Nazionale. Per molto tempo le calciatrici non hanno avuto la forza di unirsi e fare pressione per una giusta causa. In passato era più un impegno individuale, ora però sono felice e orgogliosa perché sembra che qualcosa stia cambiando e che si sia capito che, così come in campo, la forza del gruppo è importante anche al di fuori. Quando un gruppo di calciatrici condivide la stessa mentalità e gli stessi obiettivi, supera l’individualismo ed entra veramente in una mentalità collettiva. Quando ciò accade, di solito si verificano cambiamenti positivi. Nel passato, so di aver dato molto e di aver perso molto, mi conforta sapere che quel tanto che ho dato è stato positivo per il futuro del movimento”.

Di
Redazione LaViola.it