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Silenzi e bugie, ora sul Franchi serve chiarezza: da Fiorentina e Comune

I viola cambiano idea ogni giorno, il Comune ha difficoltà a concretizzare qualsiasi progetto per mancanza di fondi

«Ieri ho suonato per due ore al Conservato-rio». «Bravo, e com’è andata?». «Mah, non mi ha aperto nessuno». Più o meno quello che è accaduto sabato al povero Joe Barone. Che sotto la pioggia ha millantato un possibile trasferimento della Fiorentina a Modena dopo aver intavolato una seria trattativa con un paio di magazzinieri che stavano ripiegando le divise della squadra locale. Scrive il Corriere Fiorentino.

La performance da barzelletta del direttore generale viola ha almeno un merito, quello di scoperchiare una situazione che troppe bugie e altrettanti silenzi rischiano di incancrenire, facendo il gioco di chi lo stadio Franchi proprio non lo vuole, per motivi elettorali piuttosto che per mera convenienza personale. Colpa dell’atteggiamento ondivago — per usare un eufemismo — della proprietà della Fiorentina, certamente, ma anche delle difficoltà di comunicazione di Palazzo Vecchio, che una volta per tutte dovrebbe spiegarci che cosa intende fare e come lo farà.

Intanto, si è finalmente capito che la società viola ha contato — e forse continua a contare — sino all’ultimo sul fatto che i lavori per il nuovo Franchi non sarebbero mai partiti. Non si spiega altrimenti come mai, a pochi mesi da un trasloco accettato nero su bianco dalla Fiorentina in un’email ufficiale indirizzata al Comune di Firenze, la ricerca di un terreno di gioco alternativo sia così superficiale da prevedere foto del dg viola in posa da turista davanti all’ingresso dello stadio Braglia.

Perché la tesi del «non ce l’hanno fatto fare» non sta più in piedi

Il Viola Park è lì a dimostrare il contrario: la volontà c’era, e oggi la Fiorentina ha un centro sportivo all’avanguardia. Barone non può un giorno dire che «il progetto Franchi è interessante» e il giorno dopo dire che non interessa, fare campagna elettorale e poi chiedere di rimanere a Firenze a lavori in corso. O meglio: può, ma se ne assuma anche le conseguenze, senza dare sempre la colpa ad altri.

Questo per quanto riguarda la Fiorentina. Ma ce n’è anche per il Comune. Ben venga l’uscita di ieri dell’assessore allo sport Cosimo Guccione, che sul Padovani — lo stadio che nella testa di Nardella dovrebbe diventare il residence provvisorio — ha detto chiaramente che i 5 milioni che mancano Palazzo Vecchio non ce li mette. E che la Fiorentina sa da tempo come stanno le cose, ma dopo anni di millantati «ottimi rapporti» (ma quando mai?) con la proprietà italoamericana l’alzata di testa sembra tardiva. In realtà i silenzi del Comune sono inspiegabili.

Quanti soldi mancano «davvero» per completare il progetto Franchi?

Sul Padovani, sul quale si dovrebbero investire altri (e non pochissimi) quattrini, quanto c’è di concreto? E la lettera ai ministri per chiedere una proroga: non si era detto che il Pnrr obbliga alla chiusura dei lavori nel 2026, anno del centenario viola?

Non sarebbe opportuno un tavolo permanente, a cui partecipino insieme Comune e Fiorentina, per raccontarci che cosa succede e soprattutto che cosa succederà? Un po’ di trasparenza sarebbe necessaria, altrimenti vale tutto: anche una foto davanti ai cancelli (chiusi) dello Yankee Stadium.

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