
Paolotto sogna di vedere la Fiorentina tornare a vincere lo Scudetto nell’anno del Centenario
Dopo tanti discorsi seri e meditabondi vorrei proporre una parentesi di leggerezza. Distraiamoci un po’, e subito dopo un volenteroso ripartirà col nuovo editoriale. Sembra uno scherzo, questa storia dello Scudetto del Centenario nel 2026. Lo scudetto? Ma siamo pazzi? Sì, lo siamo. I tifosi devono essere pazzi o non sono tifosi. Scelgano.
Nel 2026 ci sarà da festeggiare la Fiorentina che compirà cento anni e non sarà una vecchia signora – ci mancherebbe anche questa – ma una ragazza soda e formosa, dalle movenze ammalianti, dagli sguardi maliziosi. Noi, suoi vecchi spasimanti, avvertiamo – al solo pensiero di lei – quel fremito che ci fa sentire giovani. Giovani e innamorati. Quanti tradimenti le abbiamo perdonato, alla Viola del nostro cuore! E dopo ogni delusione ci siamo sempre trovati più devoti di prima, sempre soggiogati dall’invincibile passione. Lei lo sa e ne approfitta. Noi lo sappiamo, e vogliamo che approfitti di noi. È la nostra gioia e la nostra perdizione.
Organizzarle una festa per il Centenario è il minimo che possiamo fare. Se potessi, lo Scudetto – vero, non di marzapane sulla torta – glielo regalerei io. Ma non si può. Noi che l’amiamo possiamo però creare un movimento ideale che spinga lo scudetto del 2026 nelle braccia della Fiorentina, la Fiorentina nelle braccia dello scudetto del 2026, e noi finalmente nelle sue. Inevitabilmente, sbaragliando ogni contraria e ben più ragionevole previsione. La forza del pensiero a volte è potentissima. Ma bisogna partire per tempo. E il tempo è ora, con due stagioni agonistiche d’anticipo rispetto al fatidico 2025-2026.
Nel 2026 cadrà anche il settantennale del primo scudetto, quello del ’56, che fu colto dopo appena trent’anni dalla fondazione. E pensare che, ad oggi, ne sono già passati inutilmente ben cinquantaquattro dal secondo del 1969. Se vi sembran pochi. No, no. Non possiamo più aspettare. Il Centenario è l’occasione che cade a puntino. Tre scudetti in un secolo sono una pretesa modica. Siamo degli innamorati discreti e poco esigenti quanto a prove d’amore. Novantasette anni su cento ci basta il profumo. E non siamo neppure gelosi l’uno dell’altro, perché lei ci illude sempre uno ad uno, come se ciascuno di noi fosse l’unico destinatario delle sue grazie.
Come possiamo fare a dirci innamorati, e però baloccarci stancamente con questi ottavi posti da incorniciare? In questo modo l’amore langue, si insterilisce, diventa una grigia e noiosa abitudine. Gli ottavisti – quelli che sono contenti degli ottavi posti pur di non disturbare proprietario e allenatore – non sono più innamorati, anche se non lo sanno. Vanno scossi, e così ci ringrazieranno. Cos’è tutto questo timore di osare, di pretendere di più? L’amore vuole audacia, anche sfrontatezza. Non arretra di fronte alle resistenze della famiglia dell’amata, ma le vince, anzi le convince. Se il padre padrone guarda al bilancio, noi dobbiamo fargli balenare un futuro che accenderà di passione lui stesso che deve scucire i soldi per la festa, e nel 2026 sarà felice anche lui.
Kayode, Parisi, Infantino, Gonzalez, Beltran, Martinelli, Vannucchi, Comuzzo, Pierozzi… I valletti per la festa ci sono già, guidati dal cerimoniere anziano Jack Bonaventura, che farà uno sforzo fino al 2026 prima di andare in pensione. C’è solo da completare il cast, ma ci sono anche due anni per fare le cose bene e con calma. E se poi non ce la faremo, pazienza. Almeno non avremo rimorsi perché sapremo che – noi – ce l’abbiamo messa tutta, e comunque avremo passato due anni di attesa gioiosa e non ci saremo annoiati a fare esercizi di computisteria e analisi di bilancio, e a incorniciare gli ottavi posti.
Soffiamo tutti nelle vele dello Scudetto del Centenario nel 2026. Però mi raccomando: non soffiamo tanto forte da farlo arrivare prima. Ogni cosa a suo tempo.
di Paolotto
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Di
Redazione LaViola.it