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Editoriali

Innalzare il livello di competitività, migliorare e crescere. Col Viola Park risultati a lungo termine, e nel breve?

Per la Fiorentina è tempo di archiviare definitivamente quanto fatto nel 2022-23 e ripartire con l’obiettivo di migliorarsi e crescere

Col passaggio dal mese di giugno a quello di luglio, come da tradizione, si chiude la vecchia stagione e si apre la nuova. Per la Fiorentina è tempo di archiviare definitivamente quanto fatto nel 2022-23, buttarsi alle spalle le due finali raggiunte, ma perse, dimenticare cosa non ha funzionato a Roma e Praga, ma allo stesso tempo ricordarlo, con l’obiettivo di migliorarsi e crescere.

CRESCERE. Il segreto dei vincenti, d’altronde, è proprio quello di riconoscere ciò in cui si è sbagliato e correggersi, ciò che si poteva far meglio, se si poteva far meglio, e provare a farlo. C’è chi lo fa con investimenti multimilionari e chi persegue altre vie. La strada della Fiorentina non prevede campagne acquisti faraoniche, o folli. Il Commisso pensiero è più o meno sempre lo stesso da quando è arrivato a Firenze. Senza innalzare i ricavi non si alzeranno le spese. Sia perché ci sono regole e parametri finanziari, sia perché la filosofia di investimento del patron viola si muove secondo altre logiche. Lo ha ribadito anche nell’ultima conferenza stampa di qualche giorno fa: Obiettivi? “Sempre quello di migliorare. Rispettando i parametri finanziari. Sento chi dice che dovremmo spendere 100-200 milioni sul mercato. Questo non si può fare, non si farà. Non avrei messo 3-400 milioni per prendere dei giocatori finendo 13° come ha fatto il Chelsea. Così non si fanno gli investimenti secondo me. Sono felice di come abbia investito. Coi soldi non si vince sempre. Lo abbiamo visto quest’anno. Potevamo aver vinto con Inter e West Ham. Ma se loro fanno 4-500 milioni di ricavi e noi 100 è più difficile competere”. E dunque, al netto di quanto detto in seguito da Barone “abbiamo già una squadra di livello e competitiva”, la domanda rimane più o meno sempre la stessa: come si innalza il livello di competitività di questa Fiorentina?

PROGRAMMAZIONE. Una delle parole chiave, a volte apparsa come un tabù in casa Fiorentina, è sicuramente la programmazione. Col Viola Park e l’investimento da oltre 100 milioni di euro fatto su di esso da Commisso, la società viola ha tracciato la sua linea: puntare molto, anzi moltissimo, sui propri giovani. L’obiettivo è quello di coltivarsi in casa i campioni del domani, creando un’identità che parta dai primi anni di attività e sfoci in un sistema che si autoalimenti. I benefici di tutto ciò si vedranno a lungo termine. Nel giro di qualche anno, ad esempio, la Fiorentina si attende di avere in prima squadra una buona parte dei tanti ragazzi che a livello di Primavera hanno ottenuto e sfiorato titoli con Aquilani, che adesso saranno chiamati ad intraprendere il percorso tra i professionisti per poi fare ritorno alla base. Quasi tutte le selezioni giovanili viola, dall’Under 15 all’Under 16 fino all’Under 17, sono arrivate in finale o semifinale Scudetto, lasciando intendere che ci siano altre buone basi su cui puntare. Nel breve e medio periodo, tuttavia, serve un cambio di passo da parte della Fiorentina. Nonostante il percorso di crescita sia stato importante dall’arrivo di Italiano in poi, al netto del fatto che quest’anno la squadra viola abbia perso una posizione in classifica bilanciata dall’arrivo in due finali (con 60 partite disputate), per fare il salto di qualità è fondamentale limitare le scommesse e far sì che le certezze si confermino tali.

SCOMMESSE/CERTEZZE. La casella di numero nove, da che esiste il calcio, deve essere occupata da una sicurezza. Per quanto sia vero che Cabral e Jovic abbiano portato in dote 30 reti, nessuno dei due ha avuto costanza di rendimento. Entrambi, in Serie A, in classifica cannonieri sono arrivati esimi. Il serbo veniva da due anni di quasi inattività, il brasiliano dal campionato svizzero. Il cambio di passo dovrà essere soprattutto lì. Negli anni di Prandelli-Corvino-Della Valle, ad esempio, la Fiorentina svoltò con Toni prima e Gilardino poi. Certo c’era anche Mutu, poi ci fu Jovetic, così come in porta c’era Frey che, al pari degli attaccanti per anni ha portato punti. Anche sulla casella di numero uno, da tempo, sembra necessario un salto di qualità. Questa Fiorentina sembra piena zeppa di buoni giocatori, ‘da 6’, ma con poche eccellenze. Gonzalez e Dodo, non per caso, quando sono stati in forma hanno trascinato la Fiorentina, assieme a Bonaventura e Amrabat (quest’ultimo con grande discontinuità), ovvero i giocatori più costosi, preziosi e importanti di questa rosa. Ikoné, Sottil, Mandragora, Igor, Terracciano, Biraghi, Kouame, chi più chi meno, si sono dimostrati essere tutti buoni elementi, ma difficilmente hanno fatto e faranno fare la differenza. E se in questo momento storico sembra difficile che i campioni possano arrivare a Firenze, è fondamentale sbagliare meno investimenti possibili. C’è chi con circa le stesse singole cifre sborsate dalla Fiorentina per Cabral e Ikoné ha preso Hojlund, Lookman, Dia, Maignan, Kvaratskhelia etc. Si può far meglio, insomma. Si deve far meglio. Non importa svenarsi economicamente, ma è anche importante non fare operazioni solo perché vantaggiose a livello economico, come Jovic. A volte i sacrifici ri-pagano. Può essere una filosofia imprenditoriale spendere 30 milioni per prendere due Ikoné, cioè giovani, di livello intermedio e che potrebbero diventare future plusvalenze, ma l’apporto tecnico/sportivo che ti dà un Berardi, che costa da solo 30 milioni pur avendo un’età avanzata (29 anni tra un mese) e che non si rivaluterà in termini di prezzo, è tutt’altra cosa. Sia chiaro, trattasi solamente di un esempio. Non esiste solo Berardi nel mondo, così come non è certo solamente ‘colpa’ di Ikoné se la Fiorentina ha fatto quello che ha fatto. Col senno del poi, aver tirato fuori i soldi che l’Empoli chiedeva per Vicario piuttosto che andare al risparmio e prendere Gollini sarebbe stata la mossa giusta, così come il riscatto di Torreira, piuttosto che puntare su Amrabat per rivalutarlo economicamente e spendere, comunque, 10 milioni per Mandragora (al netto di cosa sia realmente successo con l’uruguaiano). Ma è anche da questi aspetti che passa la crescita nel medio/breve periodo della società viola. Che il futuro abbia già le linee ben tracciate, come spiegato in precedenza, sembra già assodato.

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