
Alla scoperta del giovane centrocampista della Fiorentina Primavera convocato da Palladino per la sfida di Conference contro il LASK
Da bambino aveva iniziato all’età di 5 anni in porta nel Galluzzo e poi a 9 è entrato nel settore giovanile della Fiorentina, ma fino al quindicesimo compleanno il campo lo vedeva poco a causa di un fisico molto diverso dai 178 cm attuali. Da gennaio 2023, Jonas Harder si è preso la maglia da titolare della Primavera viola e non l’ha più lasciata. Complici gli infortuni di Falconi e Vitolo, Aquilani gli ha dato fiducia e lo ha messo accanto ad Amatucci davanti alla difesa. Un play più fisico, ma con buone geometrie, senso della posizione e un buon tiro dalla distanza. Una crescita costante, iniziata dalla panchina e terminata con la finale scudetto giocata da titolare.
Italiano ma con passaporto tedesco, grazie alle origini di Amburgo del padre ingegnere che si è trasferito a Firenze per lavoro, il classe 2005 è cresciuto in una famiglia numerosa composta da 2 sorelle e un fratello. Jonni viene raccontato come un ragazzo riservato, studia agli Scolopi e tra i suoi hobby c’è il basket, lo sport del suo idolo: Westbrook. Nel calcio invece il suo modello è Frankie De Jong.
Dopo un’annata da protagonista con l’U17 di Galloppa, Harder ha iniziato la stagione 22-23 con l’U18 prima di essere promosso in pianta stabile agli ordini di Aquilani, con cui ha messo insieme 2 gol in 25 presenze tra Primavera e Torneo di Viareggio. Numeri e prestazioni che hanno attirato l’attenzione anche di Alberto Bollini, il ct dell’Italia U19 che lo ha convocato per uno stage in vista dell’Europeo. Una chiamata in azzurro che è servita ad addolcire la delusione per la sconfitta nella finale scudetto ai supplementari contro il Lecce. Lo scorso gennaio ha firmato il primo contratto da professionista con la Fiorentina con cui si è legato fino al 2027, la Coppa Italia Primavera vinta agli ordini di Galloppa e l’Europeo U19 giocato con gli azzurrini hanno impreziosito il suo 2024. E chissà che Palladino non lo faccia esordire in Conference. Harder ci spera, e intanto continua a lavorare duramente, come ha sempre fatto. Work hard, play hard.

Di
Mattia Zupo