
Quando la Fiorentina potrebbe gestire e gestirsi va in crisi. Col Lech come col Braga, giovedì ci sarà la Cremonese. Guai ad abbassare la guardia
La paura di vanificare in una serata i sacrifici di una stagione intera è ormai alle spalle. La Fiorentina elimina il Lech Poznan, approda in semifinale di Conference League, si proietta alla gara col Monza di domenica e si avvia ad affrontare la Cremonese per strappare il pass per la finale di Coppa Italia.
GESTIONE. La sensazione che lascia la gara coi polacchi è più o meno sempre la stessa, cioè che la Fiorentina non riesca a gestirsi, ma che per ottenere qualsivoglia risultato debba andare sempre al massimo. Non solo a livello atletico ma anche e soprattutto a livello mentale. D’altronde, anche lo stesso italiano alla vigilia aveva catechizzato i suoi per evitare ciò che era accaduto già col Braga, che però puntualmente si è ripetuto anche contro il Lech. L’antifona sarà più o meno la stessa anche giovedì prossimo, quando la fiorentina affronterà la Cremonese in casa ripartendo da una partita d’andata che indurrebbe alla agevole gestione in quella di ritorno.
ARBITRO E ALTERNATIVE. Certo, molto ce lo ha messo anche l’arbitro, con una Fiorentina che sarebbe potuta e dovuta andare in superiorità numerica già nel primo tempo, forse anche doppia, oltre che sul dischetto del rigore per quella gomitata su Gonzalez, così come alcune rotazioni effettuate da Italiano non si sono rivelate azzeccate. Jovic, Venuti e altri non sono neanche lontanamente paragonabili al rendimento che stanno avendo Cabral e Dodo, così come Barak sta faticando ad avere continuità e la qualità di Bonaventura. Non avere Amrabat, inoltre, non sta aiutando, dato che tra i segreti della recente rinascita della Fiorentina c’era proprio il tandem in mediana composto dal marocchino e da Mandragora.
AL MASSIMO. Ma, come detto, più che un discorso di singoli, ciò che questa squadra patisce sembra proprio essere la rilassatezza mentale. Basta ripensare alle prestazioni che questa Fiorentina ha fornito contro le big, tutte apprezzabili, sempre, al netto del risultato finale. Gli scivoloni più gravi, invece, si sono visti in gare dallo scarso appeal, cosa che ultimamente è stata risolta, ma che rischia di venir fuori ogni volta che si abbassa la guardia. A tal proposito, come detto, tra pochi giorni la Fiorentina dovrà affrontare una situazione molto simile, con una finale di Coppa Italia che sembra essere già in tasca, ma che va ancora conquistata sul campo. Guai, dunque, a prendersi altri rischi. Se col Braga e col Lech è andata bene, non è detto che accada ancora. In fondo, la Fiorentina non ha una rosa composta da grandi campioni. I calciatori veramente forti si contano sulle dita di una mano. Ciò che sta facendo la differenza è il gruppo, la fame e la testa. Il cammino, comunque, continua. La speranza è che la serata col Lech sia stata solo un incidente di percorso. L’appuntamento con la storia è ancora vivo, sia in Europa che in Coppa Italia, così come l’imperativo di onorare fino alla fine la Serie A, provando a riaprire i discorsi di qualificazione all’Europa attraverso il campionato. Ma va conquistato, tutto. Nessuno ti regala niente.

Di
Gianluca Bigiotti