
Come di consueto, nella sua rubrica Foco analizza tatticamente il pareggio della Fiorentina contro il Monza al Franchi
Dopo il lungo break dovuto al Mondiale, ritorna la Serie A e ritorna anche la Fiorentina. Al Franchi arriva un Monza che ha trovato in Palladino una guida capace di trasformare i lombardi in un avversario ostico per qualsiasi squadra. Il tecnico brianzolo è l’ultimo (in ordine di apparizione) seguace di quella scia di proseliti di Gasperini che ha nel 3-4-2-1 il proprio feticcio tattico ed è proprio con questo modulo che presenta in campo il suo Monza. I tre dietro sono Marlon, Caldirola e Izzo, Ciurria a destra e Carlos Augusto a sinistra si intestano le fasce mentre la coppia centrale è formata da Ranocchia e Pessina. Caprari e Colpani sono a supporto di Dany Mota.
Italiano, con i noti problemi tra infermeria e recuperi dalle fatiche in Qatar, sceglie di schierare il suo 4-2-3-1 liquido con Dodo, Quarta, Igor e Biraghi in difesa, Duncan e Bianco formano la super inedita coppia in mezzo, subito dietro a Saponara, Barak e Ikoné. Davanti tocca a Cabral.
Lo scorso anno la Fiorentina ha sofferto molto le squadre che giocavano con il 3-4-2-1. Soprattutto la presenza dei due trequarti creava il cortocircuito perfetto per una Viola che voleva iniziare ogni azione dal palleggio della difesa perché la loro posizione in prima pressione chiudeva perfettamente le vie di passaggio tra difesa e centrocampo del 4-3-3 di Italiano.
Ma la Fiorentina ha cambiato tatticamente pelle e la sua nuova disposizione le permette di imporre subito il suo gioco. La prima costruzione è ridotta all’osso e privilegia lo scarico immediato sugli esterni bassi. In alternativa si cerca di isolare un esterno alto in uno contro uno per lanciarlo con un cambio di gioco direttamente dal centrale difensivo. In mezzo Duncan e Bianco fanno da cerniera con la doppia opzione di passaggio sull’ala o sul trequartista. In fase di non possesso la pressione sulla difesa è portata subito dalle ali e dal centravanti, con Barak che va a uomo sul mediano che scende a prendere palla mentre Bianco e Duncan mettono in mezzo l’altro. Dodo e Biraghi salgono in pressione sugli esterni a seconda del lato scelto dall’avversario per costruire.
Il Monza va subito in difficoltà, non riuscendo a trovare vie di passaggio libere mentre la Fiorentina prende campo e produce iniziative che non trovano la pericolosità che meritano solo per poca pulizia tecnica. Cabral sembra quello destinato a soffrire più di tutti questa mancanza di precisione nel passaggio finale ma quando Quarta lo invita a prendersi un corridoio sulla destra, brucia Caldirola di potenza e segna l’uno a zero con una folgore di destro che si fa fatica a vedere anche al rallentatore. Un gol che sa di liberazione per il brasiliano ma un gol che dovrebbe anche spiegare di cosa ha bisogno questo ragazzo per essere determinante. Cabral va cercato senza palla, sul movimento, fuori e dentro l’area.
Il Monza riesce a rispondere con un paio di fughe sulla destra che portano Colpani e Mota davanti a Terracciano. Fughe che nascono da due cattivi posizionamenti del centrocampo viola. Nel secondo tempo Palladino corre ai ripari e con le sostituzioni passa ad un 3-5-2 che contribuisce a dilatare le distanze nel centrocampo viola. Inserendo Petagna in avanti vuole togliere ai centrali della Fiorentina la superiorità numerica che avevano sul solo Mota. Superiorità che permetteva un recupero più alto anche sulle intenzioni di passaggio per la punta. In mezzo ai due mediani viene a mancare la copertura preventiva del centrale libero e si crea una situazione di inferiorità numerica di tre contro due a favore dei monzesi. Questa mossa permette un’aggressione più intensa e fa sì che la squadra di Palladino possa guadagnare campo.
In teoria la Fiorentina potrebbe ristabilire l’equilibrio passando ad un centrocampo a tre, ma stavolta lo switch tra il 4-2-3-1 e il 4-3-3 non avviene come nelle ultime partite prima della sosta. Bianco, autore di un ottimo primo tempo, è quello che soffre di più la crisi delle distanze e non riesce a trovare la posizione. Questa libertà in mezzo permette ad Augusto di infilarsi indisturbato nel cuore dell’area e andare a pareggiare. Il Monza arriva anche a sfiorare la vittoria mentre la Fiorentina non riesce a ritrovare equilibrio neanche dopo i cambi, in verità un po’ tardivi.
È stata una partita in cui ha influito l’attuale situazione del centrocampo viola. Duncan e Bianco non hanno un background da centrali, e il nuovo sistema tattico chiede al ruolo una capacità di lettura importante. Nel primo tempo la squadra ha risposto bene, complice anche l’impostazione tattica dell’avversario che ha permesso lunghi periodi di aggressione in cui i mediani hanno saputo sfruttare bene le loro caratteristiche. Ma quando il Monza ha modificato il suo modo di stare in campo la Fiorentina ha perso sicurezze e capacità di connessione. Italiano ha ritardato i cambi, è vero, ma è giusto ricordare che le alternative a disposizione erano forzare Amrabat, come successo, o andare a incidere in zone di campo che non rappresentavano in realtà la causa delle difficoltà.
Il problema è stata più che altro di lettura tattica. Lettura che avrebbe dovuto suggerire una situazione di sopraggiunta inferiorità in mezzo e un passaggio pronto ad una diversa disposizione in campo. Passando a tre in mezzo si sarebbe potuto anche far rientrare in partita un Barak in difficoltà o sfruttare Bonaventura per bypassare la prima pressione in mezzo. Non è successo, pazienza.

Di
Foco