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Cairo: “La Superlega non serve. Rispettiamo il merito e il valore dei campionati”

Commisso jr, Cairo e Barone

Il presidente del Torino a MilanoFinanza: “Si lavori allo sviluppo dei diritti televisivi sui mercati internazionali”

La Superlega non serve. Le recenti riforme hanno già reso la Champions League un torneo di alto livello per visibilità e rilevanza economica“. Lo ha detto Urbano Cairo, presidente del Torino e di Rcs MediaGroup, in un’intervista a MilanoFinanza. “L’importante è rispettare il merito e salvaguardare il valore, anche sociale, dei campionati nazionali. Il blasone non deve bastare a garantire un posto nelle competizioni europee”.

AL GOVERNO. Cairo è intervenuto sulla mancata rateizzazione degli arretrati fiscali accumulati in pandemia decisa dal Governo: “La modifica della Legge Melandri e la riduzione delle pastoie burocratiche sarebbero interventi a costo zero. Sulla rateizzazione degli arretrati fiscali, invece, l’atteggiamento del governo e del ministro dello sport, Andrea Abodi, è stato deludente e poco coraggioso. Il calcio italiano ha sofferto in pandemia quanto tutti i settori, ma a differenza degli altri non ha ricevuto alcun sostegno. Il calcio, al contrario del cinema, non ha santi in paradiso. È solo una mucca da mungere: zero aiuti. Il timore delle critiche ha fatto però dimenticare al governo che il calcio ha 300mila addetti e sostiene tutto l’ecosistema dello sport italiano, che altrimenti non avrebbe risorse. Non è un balocco per ricchi imprenditori“.

FONDI E DIRITTI TV.  Nell’occasione Cairo è tornato sul tema dell’ingresso dei private equity: “Io ero favorevole all’ingresso di Cvc, Advent e Fsi nella media company della Serie A, un progetto poi tramontato per i soliti veti incrociati in Lega. Probabilmente l’accordo andava negoziato meglio, tenendo in maggior conto gli interessi economici e gestionali dei club. Che il piano fosse valido, comunque, lo dimostra il fatto che prima la Liga spagnola e poi la Ligue 1 francese l’abbiano imitato“. Spostando adesso il focus altrove per la crescita del movimento: “La Serie A deve lavorare soprattutto sullo sviluppo dei diritti televisivi sui mercati internazionali, come già hanno fatto altre Leghe prima di noi. Nella scorsa tornata eravamo arrivati a incassare circa 350 milioni dalla loro vendita, oggi abbiamo fatto un passo indietro. L’eliminazione del limite triennale alla vendita delle immagini all’estero potrà aiutare perché chi compra i diritti internazionali avrà modo di programmare sul lungo termine, delineando un piano in grado di generare margini“.

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