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Quant’è difficile confermarsi: negli ultimi 15 anni quasi tutti hanno ‘pagato’ le stagioni da sorprese

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La Fiorentina sta facendo (tanta) fatica a ritrovare il ritmo dell’anno scorso, ma in Serie A quasi tutte le outsiders hanno poi pagato dazio la stagione successiva

Pressioni, aspettative che si alzano, la difficoltà di giocare ogni tre giorni. E ripetersi diventa complicato. Parecchio complicato. La Fiorentina ha tre punti in meno rispetto alla scorso campionato dopo 8 giornate (9 contro 12), ma che diventano addirittura 7 in meno se il confronto viene fatto a parità di avversarie affrontate. Ma non sono solo i risultati (che comunque parlano chiaro), è la squadra stessa che si esprime in modo parecchio diverso. Un gioco bello, divertente, entusiasmante lo scorso anno, un calcio prevedibile in questo avvio. Meno intensità, meno ritmo, da casa Fiorentina hanno parlato anche di mancanza di anima e di umiltà in certe fasi. Come se la qualificazione alla Conference, e lo sforzo per qualificarsi al playoff, avesse fatto perdere parecchio a livello mentale.

DIFFICILE CONFERMARSI. Non c’è solo questo, perché le difficoltà fisiche e i tanti infortuni, uniti alla lunga serie di partite ravvicinate, stanno pesando parecchio. Ma tant’è, per ora confermarsi sta diventando difficilissimo. Figuriamoci poi ‘migliorarsi’, che sarebbe l’obiettivo dichiarato da tutti. Guardando indietro negli ultimi 15 anni di Serie A (dal dopo Calciopoli in poi), si vede però che un po’ per tutti (o quasi) è stato parecchio complicato restare a certi livelli. Specie per chi si è qualificato alle coppe europee come outsider. Come sorpresa. Insomma, non essendo forse strutturato fino in fondo per puntare dichiaratamente per certi obiettivi. Del resto, che nessuno si aspettasse l’anno scorso, in partenza, una stagione del genere, lo hanno ribadito tutti anche all’interno della Fiorentina.

DAL TORINO AL CASO ISOLATO ATALANTA. E se negli ultimi anni le arcinote ‘sette sorelle’ si erano spartite le posizioni europee, l’ultima volta di un’outsider è stata nel 2018/2019, quando il Torino si qualificò ai playoff di Europa League arrivando : anche se i granata mancarono l’accesso ai gironi uscendo contro i Wolves, quella seguente fu un’annata complicatissima, addirittura a rischio retrocessione. Il Toro passò infatti dai 63 punti che valsero l’Europa ai 40 punti dell’anno successivo: un -23 eloquente. Anche l’Atalanta stessa, che nel 2016/2017 inaugurò il proprio ciclo europeo, pagò dazio: 72 punti quel campionato, 60 l’anno seguente. Un -12 che per poco non pregiudicò la qualificazione ai playoff di Europa League (a scapito della Fiorentina di Pioli): ma resta un caso quasi isolato, trattandosi poi di una formazione in grado di aprire un ciclo, non una ‘meteora’ insomma.

SORPRESE DI UN ANNO. Ancora indietro, anno 2015/2016: sta al Sassuolo sorprendere tutti con 61 punti e il 6° posto. Qualificazione ai playoff di Europa League, ma l’anno successivo il gap è di 15 punti in negativo: 46 i punti in totale in classifica per il 12° posto. Nel 2014/2015, invece, fu la Samp ad arrivare e a qualificarsi ai playoff di Europa League (a causa della mancata licenza Uefa del Genoa): i blucerchiati l’anno dopo non mantennero le aspettative e rischiarono la Serie B, chiudendo a 40 punti (-16). Stagione 2013/2014, l’outsider fu ancora il Torino: 7° con 57 punti, andò in Europa per i problemi Uefa stavolta del Parma. L’anno dopo arrivò 9° con 54 punti (-3), non confermandosi nelle piazze europee.

SAMP IN B. E se l’Udinese tra il 2011 e il 2013 riuscì invece a confermarsi per tre stagioni nelle coppe europee (ma l’ultimo anno pagò un -22 in classifica), nel 2009/2010 la qualificazione Champions costò poi cara alla Sampdoria: dal grande exploit con il 4° posto a 67 punti, alla retrocessione in Serie B l’anno successivo con 36 punti (-31 il gap). Lo stesso anno il Palermo andò in Europa League (5° posto con 65 punti), ma la stagione successiva si fermò a 56 punti (-9). E nella stessa stagione (2009/2010) finiva il ciclo Prandelli, con un -21 in classifica nell’anno di Ovrebo e degli Ottavi di Champions.

DAL GENOA ALL’EMPOLI. Quindi il 2008/2009, quando il Genoa arrivò 5° con 68 punti (pari merito con i viola, che però si qualificarono in Champions): l’anno dopo i rossoblù chiusero addirittura con 20 punti in meno, a quota 48, non riuscendosi a confermare. Nel 2007/2008, invece, fu la Samp ad andare in Europa con 60 punti e il 6° posto, ma l’anno dopo chiuse a soli 46 punti con -14 di gap. Infine il 2006/2007, quello post-Calciopoli: l’Empoli, che si ritrovò e in Europa dopo le varie penalizzazioni, passò dai 54 punti ai 36 (con retrocessione) dell’anno successivo, mentre il Palermo, 5° con 58 punti, la stagione seguente fece solo 47 punti (-11).

COME DICEVA RANIERI… Insomma, un po’ per tutte quelle squadre non costruite inizialmente per aprire un ciclo europeo è stato complicato confermarsi. Non a caso lo diceva anche Ranieri ai tempi della Premier vinta con il Leicester: “Bisogna fare come la Fiorentina, stare stabilmente nelle posizioni europee per più anni“. E il riferimento era alla Viola di Montella e poi del primo Sousa. Perché vincere o ottenere risultati inaspettati per un anno può essere anche un caso, o può avvenire per una serie di scommesse vinte o di episodi favorevoli. Quando nessuno ti conosce, giochi sulle ali dell’entusiasmo, sorprendi tutti. Ma il difficile è confermarsi, aprire un ciclo, stare stabilmente lassù. Mantenere i nervi saldi con le pressioni, gestire le aspettative che si alzano. Quello che vorrebbe fare questa Fiorentina. Ma che, ad ora, sta risultando tremendamente complicato.

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