La vittoria con il Verona ha dato ossigeno alla Fiorentina, ora qualche giorno di riposo poi sarà necessario rimettere benzina nelle gambe. E recuperare alcuni degli acciaccati
Un mese in apnea, con nuvoloni neri che iniziavano ad aleggiare su Firenze. Poi la vittoria, se davvero scaccia-crisi si vedrà, al termine del primo, interminabile, ciclo di ferro di partite. Il playoff di Conference passato nonostante un ritardo evidente di condizione rispetto al Twente, un inizio stentato in campionato e nel girone europeo. Poi però il guizzo con il Verona che quanto meno farà vivere una sosta più serena, in cui lavorare per approfondire nuove idee e, soprattutto, recuperare qualche pezzo pesante finito in infermeria.
REAZIONE. Del resto, quella contro l’Hellas non è stata una vittoria banale. Ma quasi da dentro o fuori. Non tanto per i tre punti, quanto per il clima che da qualche settimana stava caratterizzando l’ambiente. I risultati che non arrivavano, un gioco piatto e prevedibile, tanti limiti venuti a galla e qualche dichiarazione che aveva scosso i tifosi. Pensate a cosa sarebbe successo in caso di ulteriore passo falso al Franchi, con i primi fischi tra il Riga e Bologna e quello striscione ‘Vergognatevi’ (riferito alla figuraccia di Istanbul) che aveva aperto il match con il Verona. Poi gli applausi, perché la reazione c’è stata nonostante le difficoltà. Da qui però bisogna ripartire.
ITALIANO E IL CORAGGIO DI CAMBIARE. Perché la sfida di domenica ha raccontato una Fiorentina ben diversa da quella ammirata l’anno scorso così come da quella ‘patita’ (passate il termine) più volte in questa stagione. Una Fiorentina meno orizzontale e più verticale. Per le scelte di Barak ad alzarsi sotto punta e di Kouame centravanti, sì, ma anche come atteggiamento e preparazione della partita. Possesso palla per una volta inferiore all’avversario (44%) ma con 15 tiri totali di cui 9 nello specchio. Un rigore sbagliato, almeno 3-4 parate quasi miracolose di Montipò e due gol. Niente di particolarmente eccezionale, forse, però un cambiamento non da poco. Specie per un allenatore considerato integralista dai più. E invece Italiano, nel momento più delicato, ha saputo cambiare. Arrivando anche a rinnegare qualche proprio concetto.
SECONDO TOUR DE FORCE. Ci sarà un futuro in tutto questo? Vedremo, ma già avere un’alternativa dà qualche speranza nella gestione del prossimo ciclo di ferro. La Fiorentina ha chiuso alla prima sosta con tre vittorie, cinque pareggi e tre sconfitte in undici partite (è la squadra che ha giocato di più in Italia). Un bilancio magro, al di là di qualche attenuante. Anche se poi l’obiettivo principale, quello di qualificarsi ai gironi di Conference, era stato centrato. Dalla ripresa, il 2 ottobre a Bergamo, ci saranno poi altre 12 partite da giocarsi in 42 giorni. Un tour de force probabilmente anche più intenso di quello appena concluso. Subito con quattro sfide da urlo: l’Atalanta capolista fuori, la doppia sfida con gli Hearts (già decisiva per il girone di Conference) con nel mezzo la Lazio al Franchi. Poi il viaggio a Lecce, l’Inter in casa, il Basaksehir al Franchi, la trasferta a La Spezia e il viaggio in Lettonia contro il Riga per chiudere il girone di Conference. Quindi le ultime tre sfide del 2022 di Serie A, con Samp (a Genova), Salernitana (al Franchi) e Milan (a San Siro). Otto partite di campionato e quattro europee, per i primi verdetti della stagione.
RECUPERARE FORZE E GIOCATORI. Poi sarà tempo di Mondiale. Da gestire nel fisico e nella testa, questo periodo, soprattutto per i giocatori che andranno in Qatar. Chiaramente nessuno vorrà rischiare niente, ma ci sarà bisogno di restare concentrati al 100% sulla Fiorentina per la doppia rimonta a cui sono chiamati i viola, sia in campionato che in Conference. Per questo la sosta sarà importante soprattutto per chi resterà a Firenze, da Milenkovic a Quarta, da Igor a Sottil, fino a Dodò e Duncan. Tutti quei giocatori reduci da problemi e problemini fisici che potranno tornare senz’altro con una condizione rinforzata tra due settimane. Mentre Gonzalez, tornato (anche al gol) proprio con il Verona, va negli Usa con l’Argentina, sperando che possa rientrare però in condizione e non affaticato come in molte occasioni. Si è visto, eccome, quanto sia mancato a questa Fiorentina il talento di Nico. Una sosta in cui Italiano dovrà fare a meno, oltre all’argentino, anche di Kouame (tra i più in forma, decisamente), Barak, Zurkowski, Amrabat (anche lui da valutare fisicamente) e i due serbi Jovic e Terzic. Giocatori importanti che senz’altro avrebbe fatto comodo avere a Firenze in queste due settimane. Ma saranno giorni in cui mettere benzina nelle gambe, ricaricare un motore andato troppe volte in affanno nel primo mese abbondante di stagione. Poi non ci sarà più tempo per sedute complete e allenamenti veri e propri: torneranno ad essere rifiniture, sedute di scarico e giornate di recupero da acciacchi vari. Con la speranza, però, di aver quanto meno imparato qualcosa dal primo ciclo di ferro di una stagione del tutto anomala.

Di
Marco Pecorini