
Paolotto ripercorre un’immaginaria trasferta viola di Conference League alle Isole Fær Øer con gli altri usual del Blog
Il sogno si era avverato. Il primo impegno della Fiorentina in Conference League era stato col Vikingur delle Isole Fær Øer.
Il Blog dei Tifosi, con la sua consueta intraprendenza, aveva subito organizzato la trasferta, pochi giorni dopo Ferragosto. Volo fino a Oslo, e poi un collegamento speciale col postale Hurtigruten, prenotato per l’occasione. Era stato molto ritemprante il soggiorno sulle isole. Un po’ discutibile il cibo, mentre la qualità della birra aveva suscitato le più vive recriminazioni di uno dei partecipanti. Ma non si può avere tutto dalla vita. Se riesci a stare a zero gradi per ferragosto, devi scendere a compromessi accettando anche qualche disagio.
Lo stadio dell’isoletta di Eysturoy era gremito da tutti i quattordici abitanti, che all’inizio della partita avevano improvvisato una haka di incitamento alla propria squadra, ma anche di amichevole saluto alla Fiorentina e ai suoi sostenitori presenti.
Ora non ricordo bene come era finita la partita. Eravamo stati un po’ avvantaggiati, perché per una buona mezzora avevamo potuto giocare in superiorità numerica. Infatti il centrocampista faroese Vatnhamar si era dovuto assentare improvvisamente essendogli stato urgentemente richiesto, tramite altoparlante, un intervento di emergenza per la riparazione della caldaia dell’asilo infantile, la cui manutenzione era affidata alla sua ditta. Era dovuto andare con lui anche il suo giovane apprendista, che era in panchina.
Come dicevo, non ricordo il risultato finale, ma sono abbastanza sicuro nel riferire di una doppietta di Kokorin, entrato in campo al 93′. Una trasferta veramente felice per tutti.
In attesa dell’Hurtigruten che sarebbe ripassato a prenderci in settimana, ghiacci permettendo, ci eravamo piacevolmente trattenuti su quelle isolette per approfittare del loro clima ristoratore.
Quella breve permanenza, inoltre, ci aveva riservato tre sorprese. La mattina dopo la partita eravamo a passeggio su alcune rocce in alto sul mare, quando avevamo scorto là in fondo, immerso fino alle ginocchia nell’acqua gelida, un pescatore che aveva colpito la nostra attenzione per la sistematicità con la quale alzava la canna col pesce attaccato all’amo, poi la ributtava, subito la ritirava e così via, senza fallire un colpo. Aveva lì a fianco una bilancia, forse per pesare il pescato. Era uno del mestiere, evidentemente. Così uno di noi, fra i più anziani, aveva deciso di andare a vedere da vicino, nonostante lo avessimo sconsigliato data l’asperità del percorso, con tutte quelle rocce rese scivolose dal ghiaccio. Lo avevamo visto raggiungere il pescatore e quasi subito alzare esultante le braccia al cielo, prima di stringere in un abbraccio quell’uomo alto e dinoccolato, con un berretto di lana in testa, la sigaretta in bocca, che continuava non di meno a tirar su pesci pur restando stretto nell’abbraccio.
Il nostro amico era tornato velocemente da noi nonostante un paio di ruzzoloni sulle rocce ghiacciate. Arrivato sù, gli avevo chiesto: “Pizzu, ma chi è quel fenomeno, capace di prendere tutti quei pesci?”.
“È uno che se ne intende. Si era ritirato qui, ecco perché non ne avevamo avuto più notizia. Ma l’ho convinto a tornare a casa assieme a noi. Smonta la canna, ributta i pesci in mare e sale”. E questa è una, o Uno che dir si voglia.
La seconda buona notizia era stata che il Tvøroyrar Bóltfelag, altra squadra faroese, impressionato dalla doppietta, aveva presentato immediata richiesta di acquisto per Kokorin, offrendo in cambio due balene. Di fronte a una proposta del genere, Barone aveva accettato seduta stante e Kokorin era rimasto alle Fær Øer senza nemmeno fare rientro in sede. Anche i due cetacei erano stati lasciati sul posto. L’affare era stato comunque vantaggioso.
Ma – questa è la terza notizia, non so se bella o brutta – un altro posto, oltre a quello di Kokorin, era rimasto vuoto a bordo del Kon-Tiki, noleggiato dalla Fiorentina nella tratta “Canottieri Firenze-Fær Øer e ritorno” per cercare di risparmiare sulle spese di viaggio. Al momento della partenza, infatti, nessuno era riuscito a trovare capitan Biraghi. Era stato cercato dappertutto, isola per isola. Alla fine uno dei collaboratori di Italiano era stato insospettito da un traliccio per l’essiccazione dei merluzzi. Ebbene sì, in perfetta buona fede i faroesi lo avevano scambiato per uno stoccafisso, e ormai non c’era più niente da fare. Poi si era saputo che aveva rischiato la stessa sorte anche Milenkovic.
di Paolotto
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Di
Redazione LaViola.it