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Ritrovare se stessi, concentrazione e organizzazione. La corsa all’Europa non è finita. La Fiorentina ha il dovere di provarci

Ritrovare se stessi. La corsa all’Europa non è finita. La Fiorentina ha il dovere di provarci, ma tornando ad evidenziare concentrazione e organizzazione che le hanno permesso di arrivare dov’è

In una pazza Serie A in cui squadre che lottano per lo Scudetto perdono contro chi non ha obiettivi, per quanto il calendario non sorrida per niente, la Fiorentina ha il dovere di provarci sino all’ultimo minuto dell’ultimo turno di campionato. L’Europa è ancora lì, vicina. Dimenticare Salernitana e Udinese è l’imperativo assoluto in casa viola, fare quadrato attorno a se stessi e ritrovarsi, ripartire, provandoci finché ci sarà la possibilità di farlo.

FENOMENI. D’altronde, non c’erano fenomeni tra le fila della Fiorentina prima della gara con la Juventus, non possono esserci solo brocchi adesso. Allenatore compreso. La storia di questa stagione racconta che questa squadra ha espresso il meglio di sé quando ha tenuto le antenne dritte al massimo a livello di applicazione, concentrazione, determinazione e organizzazione. Basta ripensare alla gara d’andata proprio col Milan, prossimo avversario dei viola, o alle recenti grandi prestazioni con Napoli e Inter. Coi suoi soliti limiti e difetti ha fatto comunque benissimo anche con Empoli, Venezia, Bologna e così via, sprecando a volte troppo, ma concedendo poco, giocando in maniera organizzata e con la consapevolezza di avere identità e valori per fare quello che stava facendo. A suo modo, anche nel doppio confronto con la Juventus è stata all’altezza, ma le prestazioni con Salernitana e Udinese non hanno nulla di apprezzabile. Ci può stare di perdere una partita, anche due? Sì. Ci sta di perdere così? No. Al netto di alibi, come le tante e contemporanee assenze o l’aver dovuto affrontare un tour de force con gare tutte ravvicinate, la Fiorentina vista in Campania e coi friulani non era neanche paragonabile a quella vista in precedenza.

CONCENTRAZIONE. Igor, ad esempio, ha avuto una crescita esponenziale quando ha saputo tenere al massimo il livello di attenzione, prendendo via via fiducia, mentre a Salerno è apparso svagato e deconcentrato dal primo all’ultimo minuto di partita. Milenkovic idem come sopra. Come fa un giocatore di Serie A a non accorgersi che c’è un avversario solo, solissimo, e non rimanere sulla palla su una punizione che, invece, fa calciare liberamente all’Udinese (sul gol dello 0-2)? Per non parlare della grande confusione tattica evidenziata già nel primo tempo contro i bianconeri di Cioffi, tra Biraghi che si era spostato a fare la mezz’ala al posto di Duncan, Bonaventura che anziché andare sull’uomo torna indietro sul gol dello 0-1 e una fase difensiva in cui ha regnato la confusione.

TESTA. Appare evidente, insomma, che questa Fiorentina abbia avuto un calo mentale collettivo. Non è stato, infatti, un singolo o qualche calciatore a sbagliare le ultime due gare, ma sono stati tutti ad apparire in affanno di idee e organizzazione.

VOLERE. “Vogliamo l’Europa” è ormai il mantra che vanno ripetendo Italiano, Barone e gli altri protagonisti viola. Dimostrare di volerla davvero è ancora possibile. Per entrare in Europa servirà ritrovare la testa, finita chissà dove tra l’Arechi e l’Udinese. Dover affrontare Milan prima e Roma poi, paradossalmente, potrebbe aiutare la causa viola. Contro le big, giocando da squadra e con attenzione massima ha già dimostrato di poter fare quei punti che le servono per raggiungere un traguardo che era inimmaginabile a inizio stagione, quasi una formalità qualche settimana fa, impossibile dopo i due ultimi ko. Se, invece, la Fiorentina dovesse scendere in campo come negli ultimi 180’, allora, addio sogni di gloria.

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