Il presidente della Figc: “Dobbiamo fugare sospetti e illazioni che fanno male allo sport. I procuratori? Diventano ricchi perché qualcuno li paga”
Gabriele Gravina, presidente della Figc, parla al Corriere dello Sport anche di Fiorentina e di Commisso: “Se ha ragione Commisso a dire che Juve e Inter hanno vinto facendo leva sui debiti? No, perché per fare mercato bisogna rientrare in precisi indici di liquidità. Un conto è allarmarsi per il debito, un altro è dire che uno vince perché ha barato. E stendo un velo pietoso sui giudizi morali che Commisso dà della classe dirigente. Dopodiché dobbiamo mettere il sistema in sicurezza. Le norme da noi già varate riducono il margine di investimento a debito, vincolandolo sui ricavi. Le renderemo ancora più stringenti. Anche per fugare sospetti e illazioni che fanno male allo sport”.
DIRIGENTI. Ma la classe dirigente del calcio è all’altezza? “Direi che la formazione dirigenziale è eterogenea. C’è di tutto. Dobbiamo crescere se vogliamo valorizzare il nostro prodotto. Qualche anno fa eravamo secondi tra le Leghe top come valore di produzione, oggi siamo quarti. Altri sono andati avanti, noi siamo rimasti fermi. Dobbiamo capire che ogni scelta, ma anche ogni parola, ogni gesto hanno un impatto economico sul sistema. Continuo per esempio a pensare che il nostro calcio sia migliore di come noi stessi lo raccontiamo”. Gli stranieri ci stanno colonizzando? “Ma perché mai? La globalizzazione non è restare chiusi nell’orticello. Ben venga chi può portare liquidità e cultura sportiva”.
PROCURATORI. Come ci si difende dai procuratori monstre? “Bisognerebbe chiederlo a quei presidenti che sono accondiscendenti con loro. Diventano così ricchi e potenti perché qualcuno li paga. La Figc è stata la prima federazione a proporre un principio di controllo su provvigioni e intermediazioni. Ma serve una decisione internazionale della Fifa. Altrimenti se io pongo un tetto, non faccio che favorire il mercato straniero”. Infantino punta al 3 per cento. “È la nostra proposta, ma deve valere per tutti”.
CASO VLAHOVIC. Ma è possibile rappresentare due o tre parti allo stesso tavolo? “No, serve una disciplina rigida. Il caso Vlahovic è emblematico. Non si definisce la cessione perché non si accontenta il procuratore. Credo che, al punto in cui siamo arrivati, dovremmo rimettere mano alla legge Bosman e prevedere un parametro legato alla valorizzazione del calciatore da parte di un club. Qui ha ragione Commisso, quando dice che il suo centravanti deve essere grato alla Viola. Altrimenti nessuno investe più nella formazione di un campione”.
PLAYOFF. “È il momento di provare. Negli anni Novanta nessuno credeva ai tre punti per la vittoria, e invece ha funzionato. I playoff in Lega Pro e in Serie B sono una garanzia di visibilità e un successo. Sarebbe un errore non testarli anche in Serie A, salvaguardando comunque il valore del merito sportivo raggiunto in classifica. Ma ci vuole una riforma, che riduca le squadre e modifichi il format. Ne guadagnerebbero qualità e competizione”.
NUOVO PROTOCOLLO. “Il protocollo sanitario è una vittoria. La soglia del 35 per cento di contagiati ci pone al riparo da divieti difformi delle singole Asl. Non accadrà più che si giochi con undici positivi e si resti bloccati per tre. È una garanzia che il virus non intaccherà d’ora in poi la regolarità della competizione”.
RIAPERTURA DEGLI STADI. “La garanzia è il dialogo istituzionale. Il limite dei cinquemila spettatori è stato un atto di responsabilità. L’auspicio è che, usciti tutti vaccinati dal picco, si torni a una capienza del cento per cento. Il calcio si confermerebbe apripista della sicurezza e della normalità”.
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Redazione LaViola.it