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Il Blog dei Tifosi – Programma Viola

Paolotto parla della programmazione, necessaria per la gestione di una società di calcio di successo

In questi giorni sul Blog si è parlato di programmazione. Alcuni ne lamentano l’assenza, altri segnalano le opportunità del “giorno per giorno”. Personalmente penso che una società di calcio, come qualsiasi altra struttura organizzata, in condizioni normali debba programmare i propri obiettivi e gli strumenti per raggiungerli.

Per una società di calcio come la Fiorentina, che per una lunga parte della propria vita  si è  distinta per essere riuscita a fare più di quello che i  mezzi potevano consentirle – avendo così onorato lo spirito dello sport – l’obiettivo, oggi, sarebbe quello di recuperare rapidamente i molti scalini discesi in questi ultimi tempi. Concretamente, secondo me, la meta da raggiungere nei prossimi due-tre anni sarebbe quella di tornare a collocarsi in modo stabile in una dimensione europea. Non credo che ci si possa attardare, perché è ormai troppo tempo che la Fiorentina è uscita da quella cerchia eletta. Aspettare ancora potrebbe voler dire rendere definitiva quella condizione di nobile decaduta alla quale penso che non ci si debba rassegnare. C’è ancora una fiammella, alla quale contribuisce in buona misura anche la nostra inesauribile passione di tifosi. Va tenuta in vita e alimentata, altrimenti presto si spegnerà.

Si tratta di mettere a punto un meccanismo in grado di assicurare la reciproca alimentazione continua dell’attività sportiva e delle fonti che la rendano possibile e la migliorino.  Occorrono  investimenti societari in strutture e competenze, con uno sforzo iniziale che sarà ripagato se giustamente indirizzato. È fondamentale anche l’attività di scouting e la collaborazione strutturata con le società minori del territorio, e ovviamente la coltivazione di un settore giovanile che, grazie anche al centro sportivo e alle relative strutture (che ovviamente hanno un costo), fornisca regolarmente buoni titolari per la prima squadra.

Questo apparente Eden è concretamente possibile su questa terra  se la proprietà metterà a disposizione le risorse iniziali che dovranno servire, in primo luogo, per assicurarsi collaboratori di competenza eccellente nei vari settori interessati. Un tempo questa dell’eccellenza  era la regola per la Fiorentina. I tempi sono cambiati, ma sono cambiati per tutti. Essere rimasti indietro non è quindi giustificabile. Però, non nascondo che c’è un punto debole in questo ragionamento.

Per programmare un’attività bisogna avere davanti una prospettiva almeno di medio periodo. Oggi invece viviamo momenti di crisi generalizzata in ogni settore, e quindi anche nel calcio. Ma nel nostro caso c’è  un altro elemento d’incertezza.

L’attuale proprietà giunse, a metà 2019, con alcune idee che andavano di pari passo: crescita sportiva e iniziative collaterali di natura immobiliare. Queste ultime prospettive si sono arenate con la soluzione che è stata decisa relativamente al problema dello stadio. Quindi, mentre auspico programmazione, non posso non comprendere i dubbi di chi dovrebbe investire per programmare. Posso cioè capire che, anziché programmare a medio-lungo termine lo sviluppo dell’attività secondo gli originari intendimenti, si voglia ora  guardare solo al “giorno per giorno”. Può darsi che, in attesa di conoscere i possibili sviluppi, si punti intanto a un mantenimento senza rischi – né sportivi, né di altro genere – dello status quo, pur procedendo con l’avanzamento dei lavori del centro sportivo. Forse si mira, in questo momento, a tenere la società su basi che possano rendere possibile ogni decisione, in un senso o nell’altro, non appena ne matureranno i presupposti.

Nell’attuale situazione di stallo, può andar bene anche procedere in questo modo. Ma a maggior ragione andranno limitati gli errori, anche perché potrebbe mancare il tempo per ammortizzarne gli effetti.

P.S. “Programma Viola” era un periodico settimanale  che usciva a metà degli anni sessanta. Era stampato su carta celestina ed era diretto da un  giornalista che si chiamava Paolo Giuliattini. Temo di essere rimasto uno dei pochi lettori ancora superstiti, visto che la testata  oggi è sconosciuta pressoché a tutti. Anche per questo mi fa piacere renderle testimonianza col titolo di questo intervento.

di Paolotto

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