
Nell’anniversario dei 700 anni dalla morte di Dante, Rocco54 immagina una conversazione (in versi) col Sommo Poeta. Il tema è scontato: la Fiorentina
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io, tifoso viola prenatale, nel senso non natalizio ma perché nato e cresciuto nell’humus viola del contado fiorentino, ma purtroppo incapace di scrivere un editoriale decente, ho cercato di contattare spudoratamente il Sommo Poeta scimmiottando “addirittura” il suo poetare. Non solo mi ha risposto ma…
O’ Padre Dante, un ti corrucciare
se i versi un mi vengano a terzine,
oggi l’Ottava l’è più popolare
mentre le rime tue le son Divine.
De la Viola, n’hai sentìo parlare
ni’ tu’ peregrinare senza fine?
La unnè più Guelfa e neanche Ghibellina,
ora la tu’ Fiorenza è … Fiorentina!
Un dorman se la pugna l’è vicina,
mangiano a vòrte miele a vòrte sale,
giungano da la piana e la collina
i tant’amanti che ha ne lo Stivale.
Pe’ Lei lasciano i monti e la marina,
s’ammalano e non basta lo speziale.
Se te tu fossi qui, caro Dantino,
tu canteresti i’ carcio fiorentino.
Te, fiero feditore a Campaldino,
meglio di noi conosci la paura
d’i’ ferro e d’i’ furor de l’aretino,
mortal minacce de la tu’ avventura.
Nostro nemico unnè più i’ ghibellino,
a strisce bianche e nere ha la montura,
e i’ nome di Juventus, da noi inviso,
anche l’Inferno l’ha sull’uscio inciso.
Ma te, che ha’ bazzicato i’ Paradiso,
dimmi se t’ha’ trovato tra ‘Calcianti
messer Giuligno, parco di sorriso,
giocare con Miguel in mezz’ a’ santi.
Immagina tu possa, all’improvviso,
tornare qui a Fiorenza tra ‘passanti
i’ giorno che si gioca la partita,
tra la tu’ gente carica e patita.
La nostra schiera l’è da un po’ smarrita,
patisce de’ trofei mai conquistati,
le Signorie la borsa l’han cucita
e ‘nostri armati han mal equipaggiati.
Son mercenari e un rischiano la vita,
quelli più forti vengano strappati
da l’Arno e vanno verso attri destini,
verso venali sacchi di fiorini.
Lascian Fiorenza e passan gli Appennini
i più, pagati con trenta denari,
considera che, pria, quest’ omìni
avean baciato i’ Giglio ed i labàri.
Ma te cognoschi bene i fiorentini,
rissosi e di parole poco avari,
poco portati pe’ le lamentele:
si segna chi ci piglia pe’ le mele.
La storia che ho qui detta sa di fiele
però mi preme, e voglio raccontare
a te, che leggi a i lumi di candele,
di glorie che noi qui un si po’ scordare.
Come una nave rizza le su’ vele
c’è chi s’è arzato ‘n cielo pe’ parare
la porta da gli attacchi a la Viola:
tra ‘grandi i’ primo nome è Costagliola.
Veggo Albertosi issare la ragnola,
Sarti che spicca pe’ la su’ saggezza,
Superchi, e infine Toldo mentre vola
per agguantar la palla con destrezza.
Tra ‘difensori c’è chi ha fatto scola,
scegliere i bravi mi ci vòl la rezza:
Robotti, Passarella e va citato
Magnini che fa coppia con Cervato.
Maestro, tu mi pari conquistato
da i’ viola che tu vedi pe’ ogni dove,
però mi chiedi: “ma chi ha militato
è omo in campo e omo nell’alcove?”
Ricordo! Te tu ciai bòno i’ palato,
madonne tu n’ha’ avute qui e altrove
ma d’òmini continuerò a parlatti
che a i’ centro della pugna han fatto gli atti.
De Sisti, testa e piedi mai distratti,
pe’ sempre capitano dentro e fòri,
insiem’ a i’ bon Chiappella, questi i fatti,
i’ capo come te cingan d’allori.
Dante un tu sai quanto vorre’ parlatti
de’ tant’ eroi ’ncollati a’ nostri cuori,
ti fò de’ nomi eppure già mi pento
di quei che nella testa non rammento.
Pe’ Kurt gli ho avuto l’innamoramento,
ma miha come pe’ te la Beatrice,
ero un infante, e i’ carcio l’argomento
che allora a i’ mondo mi facea felice.
Tra ‘grandi viola pieni di talento
certo Antognoni è quasi una Fenice:
n’i’ campo stava quasi pe’ morire,
i’ core gli ha ripreso poi l’aìre.
Compagno de l’amore gliè i’ patire,
e noi sènno provate le du’ cose.
S’è amato un genio e poi s’è visto ire
attratto da sirene mostruose.
Di Baggio, Dante senti, ti sto a dire,
capace di giocate favolose.
L’affetto, qui pe’ lui, gli era filiale:
la su’ partenza a noi ci fece male.
Pria che tu salga su pe’ attre scale,
i nomi un te gli ho miha fatti tutti,
dicerolti d’un omo che unnà eguale,
tra gli avversari ha porto tanti lutti.
Gabriel gliè stao i’ più forte, e anche leale,
ditti di lui un mi lascia gli occhi asciutti,
dotato di potenza devastante
mettea paura ne l’avverso fante.
Invece di lasciassi, Padre Dante,
m’accorgo, pe’ la Viola già t’esalti,
ti struggi pe’ gli attacchi d’un calciante
o pe’ chi ci difende da gli assalti.
Che gioia avetti, novo illustre amante,
accanto mentre boci da gli spalti,
la Fiorentina tra mille favelle
con te ritorna … a riveder le stelle.
di Rocco54
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Di
Redazione LaViola.it