
Gianniki racconta come è nato il suo amore per la Fiorentina. E per questo non vuole che la società venga trattata con poco rispetto
Tutti abbiamo un primo ricordo della nostra vita. Il mio è di tanto tempo fa: avrò avuto tre o quattro anni ma è come se il tempo non fosse mai passato per quanto esso sia ancora vivo e presente dentro di me.
Avevo una sorella affetta da un grave handicap, ed io amavo mia sorella in maniera smisurata, anche se forse non capivo pienamente la sua diversità, la intuivo, certamente, ma non riuscivo a darle un significato. Sapevo che però mia sorella Stefania, da me ribattezzata Titti perché non riuscivo a pronunciare il suo nome, era un amore senza confini.
Una mattina presto, i miei genitori, mia sorella ed io, siamo saliti in macchina destinazione Roma. Là c’era una clinica, o meglio una struttura specializzata nell’accogliere i bambini affetti da queste patologie. Ero piccolo, molto piccolo, ma ricordo che sapevo che quel viaggio aveva un significato preciso che era quello di trovare una sistemazione adeguata per mia sorella, ma lontano da me e da noi. Sì, amavo mia sorella in maniera profondissima, e profondo era il dolore che provavo, ricordo il viaggio nel silenzio più assoluto, mio padre non accendeva mai la radio, preferiva cantare lui, in quella occasione il suo cuore era talmente appesantito che non usci una nota dalla sua bocca.
Mia madre testa bassa, occhi lucidi segnali di un violento dolore, che riuscivo a percepire dal sedile posteriore dove ero seduto accanto a mia sorella, ed anche io stranamente silenzioso come forma di rispetto o solo perché avevo capito quello che poteva succedere. Siamo arrivati a Roma presso la struttura, il Professore ci aspettava seduto dietro un grande scrivania, i miei genitori seduti su due poltrone davanti a lui, mia sorella ed io su un divano in pelle marrone alle loro spalle. Hanno parlato per circa un’ora, credo, poi ricordo che mio padre ha guardato mia madre, che non aveva aperto bocca, ripiegata nella sua sofferenza, non le disse niente, lui decideva, ma ricordo le parole esatte che disse: “Professore la ringrazio del tempo che ci ha dedicato, ma Dio ce l’ha data così e così ce la teniamo”. Mio padre che non era alto, a me sembrò un gigante, mia madre lo guardò con gratitudine riconoscenza ed amore, e io mi sentii il cuore leggero. Ritornavamo tutti a casa. Il viaggio di ritorno fu decisamente meno pesante, i miei genitori non si posero mai la domanda se era stata la scelta giusta o no. Così era e così doveva essere. Gli amori non si abbandonano.
Mio padre comprò una casa nel Chianti, dove poter far stare mia sorella in compagnia dei nostri familiari zii cugini e amici. Del resto, tutti adoravano la Titti. Dopo un paio di anni, una domenica mentre eravamo in questa casa la radio della macchina stranamente accesa, trasmetteva la telecronaca dell’ultima partita del campionato 1968/69. Quando mio padre, notoriamente di poche parole, capì che la Fiorentina aveva vinto lo scudetto, esultò come non lo avevo mai visto fare, rideva di gusto e di orgoglio, assieme ai suoi fratelli, ed era una felicità vera, sana che proveniva dal cuore.
In quel momento la maglia Viola – scelta dal Marchesi Ridolfi dopo una partita con una squadra di Budapest, ma per me, attratto dalla leggenda e dalla tradizione, nata da un lavaggio sbagliato delle maglie originarie, con la complicità dell’Arno o del Mugnone – divenne la mia squadra, ed un altro “amore” era sbocciato.
Gli amori non si scelgono, a volte, semplicemente, arrivano e ti colpiscono come una grandinata estiva ,e si prendono un pezzo di te, ma ti ricambiano accompagnandoti e consolandoti per tutta la vita.
Questa è, almeno per me, la Fiorentina: una sintesi di amore, senso di appartenenza, di orgoglio e di consapevolezza di dover sempre soffrire. Ed ecco il motivo per il quale, quando la vedo trattare con poco rispetto, o solo come un “affare”, mi sento offeso nei miei sentimenti e la voglia di una pur inutile ribellione, inevitabilmente affiora, perché un amore ha il diritto anche di essere difeso e protetto.
di Gianniki
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Di
Redazione LaViola.it