
La brutta Fiorentina di Venezia dimostra che c’è ancora strada da fare, ed è giusto così. Ma non è che il caso Vlahovic c’entra qualcosa?
Ci aveva abituato troppo bene la Fiorentina di Italiano fin qui. Una squadra che fino alla sconfitta del Penzo aveva sempre vinto contro chi doveva vincere, uscendo sconfitta solo contro chi sulla carta era più forte ma sempre ben figurando, e togliendosi anche lo sfizio di battere l’Atalanta.
Ciò che si è visto a Venezia è chiaramente un netto passo indietro, soprattutto perché oltre al brutto risultato è arrivata una brutta prestazione. Stavolta si fa infatti fatica a dar ragione a Italiano nel post partita, quando ha affermato di avere avuto la partita in mano per 97 minuti. Il possesso palla superiore all’avversario (62% viola contro 38% arancioneroverde) non certifica il dominio di una partita: gli uomini di Zanetti sono stati più pericolosi dei viola pur toccando meno il pallone e alla fine ai punti il Venezia ha meritato di vincere.
E allora, come di consueto dopo una sconfitta, saltano gli equilibri e i pregi dell’allenatore della Fiorentina diventano gravi difetti. Come l’alternanza di uomini tipica di Italiano, che da valore in più stavolta diventa un limite. Il tecnico ha scelto legittimamente di lasciar fuori dalla formazione iniziale tutti i giocatori sudamericani, che erano rientrati ancora una volta tardivamente dalla sosta per le nazionali. Il che ha creato un bel problema, perché se in difesa i viola hanno alternative non troppo distanti da Quarta, nel resto del campo si fa più fatica.
In cabina di regia non si può prescindere da uno tra Torreira e Pulgar, almeno dall’inizio. Amrabat in quella posizione non ha giocato una pessima partita (c’è decisamente chi ha fatto peggio), ma ha mostrato quei limiti che aveva già evidenziato l’anno scorso sia con Iachini che con Prandelli. Ancor più pesante si è rivelata l’assenza di Gonzalez in attacco, giocatore che risulta essere imprescindibile soprattutto quando la manovra dei viola non fila a meraviglia. A dir la verità, Sottil fino all’ingenua espulsione era stato il migliore dei suoi, ma il Callejon visto a Venezia è stato ai limiti dell’impresentabile. Ci si domanda se non fosse stato possibile rischiare quantomeno Gonzalez dal 1′, visto che era tornato a Firenze da sabato. Anche Benassi terzino destro non convince a pieno: una soluzione che da emergenza sta diventando routine, visto che stavolta l’alternativa Venuti c’era eccome.
Dunque Italiano da mago infallibile è diventato un brocco? Ovviamente, non è vera nessuna delle due affermazioni. Potrà far discutere la sua lettura nel post partita, ma non va dimenticato che è gran parte merito suo se i tifosi della Fiorentina sono tornati a divertirsi guardando giocare la propria squadra.
Ed ecco qui la verità lapalissiana: la Fiorentina deve ancora crescere. E non c’è nulla di strano. Era semmai incredibile pensare che in poche settimane si potesse trasformare una squadra che arriva da due salvezze acciuffate all’ultimo in una concorrente seria per l’Europa. In classifica i viola sono dove ci si augurava fossero prima dell’inizio del campionato: a ridosso delle prime sette, con la speranza di poter entrare nei discorsi per l’Europa.
Una vittoria a Venezia poteva essere simbolica, poteva stare a rappresentare l’ingresso di prepotenza della Fiorentina nel regno delle ‘sette sorelle’, anche se solo all’ottava giornata. La sconfitta è però altrettanto emblematica: rappresenta una squadra che ha mostrato tanti progressi rispetto alle precedenti annate, ma deve ancora fare ancora uno step per sedersi al tavolo delle più forti d’Italia. Il percorso di crescita resa quindi evidente, nonostante forse non sia così esponenziale come poteva sembrare nelle prime settimane del ciclo Italiano.
C’è un però in questa narrazione. Bisogna capire se ciò che è successo intorno a Vlahovic abbia influito o meno sulla prestazione del Penzo. Non ci si riferisce solo alla partita del ragazzo, che è stata indubbiamente insufficiente soprattutto a causa dell’isolamento a cui è stato sottoposto – non dimentichiamoci che una sua giocata estemporanea nei minuti di recupero poteva regalare il pareggio ai viola –. Ci si riferisce alla risposta di tutto il gruppo alla confusione mediatica che si è generata.
È presto per trarre conclusioni, ma già la prossima sfida col Cagliari ci dirà di più. Soprattutto perché si gioca al Franchi, dunque Vlahovic e tutta la Fiorentina si ritroveranno davanti ai propri tifosi. Tifosi che in gran numero sono andati a Venezia e non sono mancati gli insulti a fine partita per il serbo (e il brutto lancio di un’asta verso i giocatori viola), nonostante Venuti e Biraghi cercassero di calmare la situazione.
La questione non è semplice, perché il ragazzo è ovviamente dalla parte del torto. Tuttavia, iniziare a ottobre a insultare e fischiare quello che, volenti o nolenti, è il miglior giocatore della Fiorentina, può rivelarsi un clamoroso autogol. Questa però è l’inevitabile conseguenza di dichiarazioni pubbliche dai toni e soprattutto dal tempismo a dir poco discutibili.
Ripetiamo: c’è da augurarsi che la vicenda non inquini l’ambiente e non si ripercuota sulle prestazioni della squadra. Occorre sempre ricordarsi che la priorità assoluta ce l’ha il bene della Fiorentina. Poi viene tutto il resto.

Di
Marco Zanini