
La peggior Fiorentina dell’anno, tra nervosismo e scarsa incisività. Tanto da migliorare, ma ora non sia tutto da buttare
Possesso palla finale del 62%, con punte del 70% nell’ultimo quarto d’ora, pur in inferiorità numerica. Ma alla fine zero gol fatti (prima volta a secco in stagione) e appena 2 tiri nello specchio: la conclusione deviata di Bonaventura nel primo tempo, e il colpo di testa centrale di Gonzalez nel finale. È la doppia faccia della Fiorentina a Venezia, la peggior Viola della stagione che ‘stecca’ per la prima volta contro una medio-piccola dopo aver fatto la voce grossa con Torino, Genoa e Udinese. Un passo falso pesante, inaspettato e condito da una prestazione decisamente negativa. Nonostante la versione ottimistica di Italiano: “Il risultato è pesante, è negativo ma non mi posso fermare a quello. La prestazione l’abbiamo fatta bene. Abbiamo avuto la partita in mano per 97 minuti e già è tantissimo, peccato perché in questo momento siamo poco incisivi là davanti nonostante le tante occasioni”, l’analisi del tecnico, che ha salvato la prova complessiva dei suoi al di là del risultato.
9/11 DELLO SCORSO ANNO. Stavolta però anche l’allenatore è finito sul banco degli imputati per i tifosi. Tra una formazione iniziale che non ha convinto in toto, con Amrabat regista e uno come Gonzalez in panchina (ma scelte condizionate fortemente dal rientro in ritardo dei sudamericani), e l’atteggiamento generale della squadra, apparsa per larghi tratti lenta, prevedibile, nervosa, sconclusionata. Eppure nei paragoni diffusi con la Fiorentina di un anno fa, bisogna oggettivamente prendere le distanze: a Venezia, nonostante per nove/undicesimi iniziali fosse la stessa formazione della passata stagione (volti nuovi solo Odriozola e Sottil), la squadra di Italiano ha comunque comandato il gioco, cosa che la formazione di Iachini e Prandelli non faceva. Semmai, è mancato lo spunto decisivo nell’ultimo quarto di campo, sia dei singoli che di squadra.
TANTO POSSESSO, POCHI TIRI (E GOL). Il vero limite per la Fiorentina a Venezia, ma non solo, se andiamo a vedere i numeri di tutto l’inizio di campionato. La Viola è ai vertici del campionato per possesso palla: 56,3% di media a partita (dati Fbref.com), dietro solo a Sassuolo, Lazio e Napoli. Nelle 8 partite di Serie A giocate la Fiorentina ha condotto la partita contro tutte le avversarie (anche con Roma, Inter e Napoli), a parte il match contro l’Atalanta a Bergamo, quando, dopo aver dominato sul piano del gioco il primo tempo, subì il ritorno dei nerazzurri nel finale (chiudendo comunque al 48%). In generale la squadra di Italiano è 3° per passaggi totali (media di 505 a partita, dati Whoscored.com), 1° per passaggi lunghi completati (con tanti cambi di gioco, media di 43,9 a gara) e 4° per passaggi corti a buon fine (392,3 a partita). Tutta questa mole di gioco non si concretizza però in azioni pericolose: solo 10 gol segnati in 8 partite, di cui solo 5 su azione (3 su rigore, 2 da corner). Male anche nei tiri totali: solo 82 conclusioni totali (dati Whoscored.com), meglio solo di Verona e Venezia (73), peggio anche di Salernitana (86), Cagliari (89) e Genoa (91). Di questi tiri, solo 32 sono finiti nello specchio.
RISPOSTE. Insomma, questa squadra crea, domina ma spesso si perde nel momento decisivo. Con una difesa che, essendo molto alta e a volte senza copertura, va in difficoltà. “Al mezzo errore siamo stati puniti”, ha detto Italiano. In realtà il Venezia aveva provato più volte la soluzione dell’imbucata verticale, creando pericoli. Insomma, c’è tanto da migliorare, perché al primo vero passo falso i numeri raccontano un’altra faccia della Fiorentina che fino alla sosta aveva stupito tutti. Presto per dire se l’inizio di stagione sorprendente si sia trattato di un fuoco di paglia o meno, di sicuro però ora non va buttato via tutto ciò che di buono è stato costruito in questi due mesi. Questo ciclo di partite prima della sosta di novembre darà delle risposte, soprattutto sulla tenuta psicologica della squadra alle prime critiche esterne e alle prime vere difficoltà, e con il caso Vlahovic da gestire. “Non c’è un problema Vlahovic”, parola di capitan Biraghi. Ma la squadra, in generale, è apparsa decisamente nervosa a Venezia. Già, l’aspetto mentale. Tasto sul quale ha battuto più volte Italiano, così come i suoi predecessori.
LA CHIAVE GIUSTA. Rialzarsi subito per non restare impantanati. Non rinnegando la vocazione ‘giochista’. Cercando però di essere più determinati (e determinanti) nell’ultimo quarto di campo. Certo, là davanti anche il tecnico ha scelte contate: Kokorin infortunato e non all’altezza per essere considerato un’alternativa, Callejon ancora sottotono nonostante sia impiegato nel suo ruolo ideale, Sottil che tenta qualche assolo ma si perde al momento decisivo (e sarà squalificato domenica), Saponara alla ricerca della miglior condizione dopo l’infortunio. Insomma, Italiano sta facendo “la frittata con le uova che ha”, come avrebbe detto Paulo Sousa. Non a caso già a gennaio si parla di un paio di innesti proprio davanti, per cercare di risolvere il rebus Vlahovic. Nel mezzo, però, due mesi e mezzo di campionato. Starà all’allenatore trovare la chiave giusta. Per far ripartire la sua Fiorentina.

Di
Marco Pecorini