Le parole a Paulo Sousa escono facili. Veloci, con quell’inconfondibile accento da uomo di mondo che non si preoccupa se accanto a lui sta montando una tempesta sportiva. Anche se quel velo di tristezza lusitana traspare in fondo agli occhi.
Già, tristezza – parola rimbalzata un paio di volte durante la conferenza stampa di ieri – perché all’orgoglioso portoghese scoccia tremendamente perdere, per la sua squadra certo, ma anche e soprattutto per la gente di Firenze che sembra avergli un po’ voltato le spalle.
Ma se la malinconica tristezza sono il marchio di fabbrica dei portoghesi, la passione-critica lo è dei fiorentini che non hanno esistato a mettere sulla graticola Sousa. Lui però è concentrato sulla prossima difficilissima partita contro la Lazio. E anche alla parola ‘esonero’ non batte ciglio.
«Non ho bisogno di riconquistare la fiducia dell’ambiente, ma di essere me stesso, lavorando come so per aiutare la squadra a crescere e vincere, rendendo così orgogliosi i tifosi». Ecco qui il riassunto della giornata di ieri, di una vigilia così uguale all’interno, ma diversa all’esterno.
L’Olimpico è la priorità, il resto gli interessa il giusto. Anzi, probabilmente meno. Troppo concentrato per perdere energie proccupandosi del suo futuro. Quello che conta è la squadra e i suoi risultati che sono direttamente legati al suo futuro, come del resto Sousa ha detto in tempi non sospetti, anche quando le cose stavano andando per il verso giusto.
Di certo ritrovare i migliori interpreti lo rassicura: certamente Kalinic sarà in campo dall’inizio così come Ilicic. Borja Valero no, resta a casa. Sfumature, queste, che fanno parte della routine, essere nell’occhio del ciclone è una novità.
La Lazio è il peggior cliente che potesse capitare, anche se si presenta senza Parolo (squalificato) e Biglia acciaccato.Nonostate il miglior reparto di Inzaghi sia rabberciato i bianconcelesti fanno paura nel loro insieme. Se a questo aggiungiamo le titubanze viola ecco che uscire con qualcosa di contreto dalla serata romana assomiglia molto a un’impresa.
Guardando tutto con gli occhi del portoghese, però, il bicchiere continua a essere mezzo pieno e lo scivolone di Genova frutto di errori individauli che vanno presi per quelli che sono sono. Devono solo essere associati a un momento e possono capitare, almeno sentendo Sousa.
Ma se capitano da troppo tempo bisogna preoccuparsi perché ogni sbavatura viola viene punita da gli avversari e la Lazio è la squadra perfetta per far male a ogni indecisione. Qualunque formazione decida di schierare il pur ‘estroso’ Sousa. Colpa della qualità e non solo dell’allenatore.

Di
Redazione LaViola.it