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Friedkin vs Commisso, la sfida è americana. Tra paragoni e rilanci, da Mourinho a Gattuso-Italiano

Commisso

La ‘punzecchiatura’ di Rocco alla nuova proprietà giallorossa, le difficoltà comuni sullo stadio ma anche una svolta estiva parecchio diversa

Roma-Fiorentina sarà la sfida a distanza (ravvicinata) anche tra Dan Friedkin e Rocco Commisso. Storie e percorsi diversi, con il primo, nato nel 1965 a San Diego, che oggi deve molte delle sue fortune nella gestione della Gulf States Toyota Distributors, mentre il secondo, presidente viola, nato nel 1949 a Marina di Gioiosa Ionica e trasferitosi da ragazzo a New York, che si è costruito il suo impero attorno alla Mediacom. Patrimonio di 4,1 miliardi di dollari per il primo, di 7,2 per il secondo, rispettivamente 705esimo e 352esimo uomo più ricco al mondo secondo gli ultimi dati Forbes.

L’IMPATTO DI ROCCO. Entrambi sono sbarcati in Italia per provare a rilanciare due squadre storiche del nostro calcio. Ma il loro impatto è stato parecchio diverso, pur con punti in comune. Commisso è stato accolto con enorme entusiasmo nell’estate 2019, con il bagno di folla allo stadio, il colpo Ribery e l’illusione di poter tornare subito ai massimi livelli del calcio italiano. Poi le difficoltà su più fronti, dal campo alla vicenda stadio, fino alla pandemia Covid che ha compromesso molti piani di crescita. Nel mezzo qualche scelta sbagliata, il mercato affidato a Barone e Pradè (e ora anche a Burdisso) ma anche circa 350 milioni spesi in due anni tra acquisizione, centro sportivo (la prima infrastruttura di proprietà della Fiorentina) e soldi immessi dentro le casse societarie (dati citati dal presidente viola nella conferenza di maggio). Un personaggio che si è subito fatto conoscere sul piano mediatico anche a livello nazionale, con diverse uscite colorite e ‘sparate’ contro il sistema, contro la Juve, contro la stampa, contro i procuratori e contro la burocrazia.

LA RIVOLUZIONE DI FRIEDKIN. Ben più pacato Dan Friedkin, che ha decisamente centellinato le sue uscite pubbliche nel suo anno a Roma (anche rispetto a Pallotta). Ma nel frattempo ha rivoluzionato in poco tempo la società. Ha affidato il mercato a Tiago Pinto, ha messo l’ex viola Vergine a capo del settore giovanile, ha cambiato vari ruoli tra marketing, segreteria, sicurezza e personale, ha cambiato sponsor tecnico e sulla maglia, si è affidato ad un esperto di rapporti istituzionali per la questione stadio. E tra le altre cose ha inserito anche un personaggio come Maurizio Costanzo nella comunicazione. Ha speso fin qui circa 400 milioni, come riportato da Calcio & Finanza, anche per ripianare i diversi debiti della società. La scelta che ha cambiato l’impronta del club è stata però in panchina. Con l’arrivo di Mourinho la Roma è entrata potenzialmente in un’altra dimensione. Lo Special One ha attirato l’attenzione di tutti, ovviamente, e ora i giallorossi sono all’inizio di un percorso che può riportare ad altissimi livelli. Pur con il tempo, chiesto da tutte le componenti nella Capitale.

LE GRANE IN PANCHINA. In panchina invece i principali ‘dolori’ della gestione Commisso. Dalla conferma di Montella, che aveva ancora un contratto biennale all’arrivo di Rocco, alla scelta di tenere Iachini dopo la prima stagione, fino alla staffetta tra Beppe e Prandelli nella scorsa annata. Quindi l’estate, con la scelta di Gattuso come sinonimo di ambizione e rilancio, ma anche il burrascoso divorzio con Rino e l’arrivo poi di Italiano. Un tecnico preparato e determinato: si tratta in fin dei conti di un piano B rispetto agli iniziali programmi estivi, è vero, ma fin qui ha conquistato tutti per le sue idee di calcio. Certo è che rispetto a Mourinho non ci possono essere paragoni a livello di curriculum.

STADIO. I punti in comune sono sul fronte nuovo stadio. Una priorità per entrambi i presidenti, ma con grandi difficoltà di realizzazione. Commisso si è scontrato più volte tra restyling Franchi, Mercafir, Campi e ancora Franchi, fino alla presa in carico del Comune di Firenze della ristrutturazione dello stadio. E anche sul centro sportivo c’è ancora lo spettro di un altro ricorso di Italia Nostra (ma c’è ottimismo per la realizzazione). Friedkin invece ha abbandonato il progetto Tor di Valle su cui Pallotta aveva virato da una decina d’anni, ora si valutano altre aree con progetti totalmente diversi. Ma anche in questo caso la strada non sembra priva di ostacoli.

PRESENZA E POLITICA DEL PALLONE. “Sono venuto a Firenze già 11-12 volte da quando ho comprato la Fiorentina, gli altri proprietari americani non vengono quasi mai”, ha ripetuto anche ieri Commisso. A distanza segue ogni sviluppo della sua Viola tramite Joe Barone e i dirigenti, mentre in città e al centro sportivo vive da due anni il figlio Joseph, presente agli incontri istituzionali e durante allenamenti e partite. A Firenze Giuseppe (nome subito cambiato in italiano, anche sui social) ha trovato anche l’amore con la fidanzata Erica. Mentre nella capitale il figlio di Dan Friedkin, Ryan, che ha un ruolo operativo ed è vicepresidente del club, salì alla ribalta per un flirt con Diletta Leotta. A livello di rapporti nella politica del calcio Commisso ha affidato a Barone la candidatura (non andata a buon fine) come consigliere di Lega, mentre Dan Friedkin in persona è stato nominato a luglio membro del CdA e componente del comitato esecutivo dell’ECA (Associazione dei Club Europei).

PARAGONI. Insomma, intrecci e percorsi di due proprietà americane in Italia. “Ho preso una squadra che da sedicesima è arrivata decima nel mio primo anno. La Roma con i nuovi proprietari ha fatto peggio dell’anno prima”, aveva detto Commisso nella ‘famosa’ conferenza di maggio. Un paragone che aveva attirato diverse reazioni nella Capitale, tra i tifosi e non solo. “Non riesco a smettere di ridere. È una delle migliori tre conferenze di sempre”, rispose l’ex presidente giallorosso Pallotta, che tempo prima disse che Rocco “voleva la Roma, ma non l’ho mai voluto come socio”. ‘Punzecchiature’ per chiedere in realtà tempo e pazienza ai fiorentini, dopo una stagione che la Fiorentina ha chiuso a 40 punti. Nell’estate del possibile rilancio di Commisso, con un nuovo allenatore e diverse scadenze contrattuali che hanno liberato da vecchi vincoli, il presidente viola ha fin qui sborsato 27 milioni per l’acquisto più caro della storia gigliata, Gonzalez, e ha offerto a Vlahovic il rinnovo per un contratto che sarebbe il più importante di sempre in casa Fiorentina (“guadagnerebbe 300 mila dollari a partita”, ha detto ieri il presidente, riferendosi alle cifre al lordo).

BOMBER. Già, spinoso il caso di Dusan, gioiello cresciuto in casa ma con il contratto in scadenza tra due anni. Venderlo l’anno dopo aver visto andar via Chiesa alla Juve potrebbe essere un duro colpo, anche per l’immagine di Commisso. Per questo, dopo aver detto che “per 100 milioni un pensierino dovrei farcelo”, Rocco ha virato sul “credo che resterà”, rilanciando con un rinnovo a cifre importantissime. In casa Roma, invece, il caso Dzeko è stato risolto nel giro di breve: l’ex capitano e bomber giallorosso è andato all’Inter, e Tiago Pinto è volato a Londra per prendere Abraham per più di 40 milioni (a sua volta l’acquisto più caro della storia della Roma, insieme a Schick). Dopo aver preso durante l’estate Rui Patricio, Vina, Shomurodov e Ibanez. Insomma, i giallorossi hanno coperto la ‘falla’ nel migliore dei modi.

PALLA AL CAMPO. Chiaro, il mercato è ancora aperto e può ancora succedere molto, Mourinho chiede almeno un centrocampista mentre in casa viola si lavora oltre che su Dusan anche su Zappacosta per sostituire Lirola, sull’ingresso di Nastasic dopo l’addio di Pezzella e magari su un esterno offensivo. L’impressione però è che verso Roma-Fiorentina non ci saranno altre sorprese. E così spazio (finalmente) al campo, con le due famiglie americane che potrebbero sedersi vicine all’Olimpico e due allenatori, Mourinho e Italiano, che testeranno in campionato il lavoro fatto in questo mese.

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