
Segnale forte da parte della Roma con Mourinho. La Fiorentina, per il rilancio, ha bisogno di un colpo in panchina. L’oggi, intanto, fa ancora un po’ di paura
OGGI. L’oggi non sorride per la Fiorentina. I punti deboli di questa squadra restano sempre gli stessi ormai da mesi, senza che Iachini riesca a porvi un duraturo e definitivo rimedio. Dalla fase difensiva, che fa acqua da tutte le parti, agli alti e bassi di Ribery, passando per l’involuzione di Biraghi, fino all’assenza di un’alternativa a Vlahovic che la butti dentro, oltre ad una mediana che va a corrente alternata. All’orizzonte, inoltre, c’è l’ennesimo weekend di tensioni e paure per chi ha il viola nel cuore, con la squadra di Iachini chiamata a fare punti contro una Lazio lanciatissima e gli occhi rivolti a quello che accadrà domenica tra Benevento e Cagliari. Del domani, oltretutto, non v’è certezza.
DOMANI. Speranze, sogni e illusioni cozzano col crescente scetticismo legato al piano di (eventuale) rilancio, sul quale i vertici della Fiorentina continuano a tacere. D’altronde, e forse è anche giusto così, è troppo importante il presente per parlare di futuro. In ballo c’è ancora una salvezza da ottenere, non scontata e da sudarsi fino alla fine della terza stagione di sofferenza per la Fiorentina. Lontani i proclami di inizio gestione Commisso, quando dall’appiattimento verso la mediocrità dell’ultima era Della Valle si era passati, dal giorno alla notte, ai sogni di gloria.
UN COLPO ALLA MOU. L’ondata di esaltazione che generò l’arrivo a Firenze di Ribery, dopo anni di Norgaard e altri illustri sconosciuti spesso presi per generare plusvalenze, è la stessa che sta vivendo la piazza romana con l’arrivo di Mourinho. La Roma, con l’ingaggio del portoghese, ha dato un segnale chiaro: vuol tornare ad altissimi livelli. Se lo farà, o meno, è tutto da vedere. La Fiorentina, invece, continua a vedere il gap con le zone che le competono, o meglio che le competerebbero per storia e potenzialità (anche economiche della proprietà), aumentare ancora. Se gli entusiasmi calano, la voglia e il bisogno di aria nuova, invece, crescono. Sia sul parco giocatori che per quanto riguarda il toto-allenatore. L’eventuale arrivo di Juric, ad esempio, un anno fa sarebbe stato visto in tutt’altra maniera. Oggi, invece, avrebbe tutto il sapore del ripiego. De Zerbi, Gattuso e Sarri, in ordine non casuale, darebbero tutt’altro impulso ad una piazza che ha bisogno di ‘un colpo alla Mou’. Non tanto per il mero bisogno di aria nuova, quanto, piuttosto, per un’elevata necessità di ritrovare ambizioni.
APPEAL E VALORE DELLA ROSA. L’arrivo di un tecnico più di grido rispetto a Juric, oltre ad essere una garanzia della volontà di rilancio da parte della società, darebbe tutt’altra prospettiva in termini di appeal sul mercato alla Fiorentina. Elemento non da trascurare quando si tenta di confermare giocatori come Vlahovic che hanno richieste da capogiro altrove. Anche perché, nonostante quanto emerga da voci e rumors, il valore e il rendimento di questa rosa non può far pensare che siano necessari solamente pochi ritocchi per scalare qualche posizione in classifica. Se questa, invece, dovesse essere la politica societaria viola, l’augurio è che chi l’ha pensata abbia effettivamente ragione. Prima di tutto ciò, però, c’è da staccare il pass per la permanenza in Serie A. La priorità, per adesso, è questa. Dalla scelta del nuovo tecnico, tuttavia, si capirà dove potrà andare a parare la ‘nuova’ Fiorentina.

Di
Gianluca Bigiotti