Dusan si è presentato sul dischetto e non ha sbagliato. Può essere la scintilla per lui e per la Fiorentina. Bello l’abbraccio con Prandelli
Ci sono voluti 75 giorni, sette partite, e 540’. Un digiuno infinito, per una punta. Un’astinenza che ha pesato come un macigno. Su di lui, e sulla Fiorentina. Alla fine però, Dusan Vlahovic s’è sbloccato. Un gol prezioso, quello di ieri. E per niente banale. Pesava un quintale, quel pallone. E in certi momenti si sa. Un calcio di rigore (un sogno, per qualsiasi attaccante) può trasformarsi in incubo. Ci vogliono spalle larghe, e personalità forte, scrive il Corriere Fiorentino.
FINE DELL’ASTINENZA. Qualità che, nonostante tutto, nessuno ha mai messo in dubbio in questo ragazzo che, in mezzo a mille difficoltà, sta provando a diventare grande. Ha voluto calciare, Dusan, e ha avuto ragione. E solo lui sa quanto avesse bisogno di ritrovare quella rete che mancava addirittura dal 2 ottobre scorso (contro la Samp). Nonostante la fiducia che Iachini prima e (soprattutto) Prandelli poi, gli hanno sempre dimostrato. Dopo il gol Vlahovic è corso ad abbracciare Cesare. Aveva bisogno di continuità, di poter sbagliare. «Spero che questo gol possa essere un nuovo inizio, anche se non voglio parlare di me. Conta la squadra».
‘NO GRAZIE’. Parole da ragazzo maturo. Parole, soprattutto, di chi sa che non può bastare un calcio di rigore per dimostrare di essere quel talento per il quale in estate la Roma, tanto per citare una delle squadre che lo avevano messo nel mirino, aveva messo sul piatto quasi 30 milioni di euro. «No grazie», la risposta. Sua, e della Fiorentina. Convinti, allo stesso modo, di poter crescere insieme.

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Redazione LaViola.it