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“Non eravamo sereni”, “i ragazzi erano tesi”: paure e vittoria scaccia-fantasmi. Tanti gol, ma attacco non coinvolto: ‘colpa’ delle punte o del gioco?

Squadra tesa, la Fiorentina gioca ancora con timore. E vecchie fragilità. Due gol a partita, ma attaccanti spesso impalpabili: come se ne esce?

Sul 2-1 e sul 3-2, più di qualcuno, domenica sera, ha rivissuto i ‘fantasmi’ di Cesena contro lo Spezia. Fiorentina che parte forte, domina, segna due gol. Poi non riesce a gestire in possesso palla, fa rientrare in partita gli avversari e viene sopraffatta nel gioco chiudendosi dietro. Eppure, i tre punti contro l’Udinese possono dare un grosso sospiro di sollievo ad una squadra che era incappata in un tunnel con poca luce.

TENSIONE. “Ci serviva questa vittoria, è uno scarico di tensione grande, dopo una settimana difficile. Non eravamo sereni, ma abbiamo approcciato bene la gara. Sul 2-1 vengono le paure, ripensi a Milano e a Cesena”, ha detto a caldo il ds Pradè. Parole ribadite anche da Iachini: Pensato di poter non vincere alla fine? Io no, ma i ragazzi inconsciamente sì. I ragazzi ci tenevano a far bene e vincere la partita, a volte nella stagione per venir fuori da qualche situazione ci vuole un po’ di pathos in più. Avevo visto i ragazzi in tensione, li ho spronati come avevo fatto la scorsa partita per fare il 3° gol. Lo hanno fatto, peccato per il gol finale”. Insomma, un gruppo che aveva accusato le difficoltà e le critiche piovute dopo il solo punto ottenuto contro Sampdoria e Spezia. La reazione di Castrovilli nell’esultanza sul primo gol, la sofferenza finale sui palloni buttati dentro dall’Udinese: tutto il gruppo sentiva particolarmente l’importanza di questa partita. E di tornare a vincere per non sprofondare.

TRE PUNTI SCACCIA-FANTASMI. I tre punti sono arrivati, e forse valgono anche qualcosa in più. Anche a livello di testa. Quella che impediva alla Fiorentina di continuare a giocare dopo i minuti iniziale in sprint. Come a Cesena, come contro la Samp. Il gruppo viola deve ancora trovare il suo equilibrio, tra infortuni, arrivi in ritardo e Nazionali. E da questi risultati può passare uno snodo importante. Specie se davvero, come raccontato dai diretti interessati, la tensione era palpabile nello spogliatoio alla vigilia.

‘COLPA’ DELLE PUNTE O DEL GIOCO? Certo, contro l’Udinese sono venute fuori ancora le fragilità di questa squadra. Nella tenuta mentale, forse anche fisica, nell’equilibrio di una fase difensiva scricchiolante, nell’incapacità di giocare in modo corale e di coinvolgere gli attaccanti. Già, le punte. L’argomento più discusso degli ultimi mesi. Anche domenica, nonostante i tre gol fatti, i quattro attaccanti scesi in campo non hanno prodotto neanche un tiro in porta. Ma solo la conclusione altissima di Callejon nel primo tempo. Vlahovic, Cutrone, Kouame (così come lo spagnolo): tutti hanno avuto minutaggio a sufficienza per poter incidere, ma nessuno – per un motivo o per un altro – è riuscito a combinare qualcosa davanti. La domanda, un po’ marzulliana, viene spontanea: è ‘colpa’ della pochezza delle tre giovani punte viola (e ieri anche di un Callejon ancora non vicino al top della forma, e parso non proprio adatto – almeno per ora – al ruolo di seconda punta), che non garantiscono supporto alla squadra ed efficacia in zona offensiva, o del gioco della Fiorentina, che non porta palloni adeguati in area di rigore, e non favorisce le caratteristiche dei suoi attaccanti?

AIUTARSI. Senz’altro sulla protezione della palla dei vari Vlahovic, Cutrone e Kouame ci si può e ci si deve lavorare, così come sui tagli offensivi, sui movimenti d’attacco. Ma l’impressione è anche che lo sviluppo della manovra sia ancora affidato ai guizzi dei singoli. E non aiuti i tre giovani viola. Si è spesso parlato di un attaccante dal rendimento certo, di un Milik. Ma eventualmente un centravanti così andrebbe anche supportato: difficile fare 20 gol con uno o due palloni a partita. O neanche, come contro l’Udinese.

TANTI GOL, MA… Eppure la Fiorentina ha segnato tanto nelle prime cinque gare stagionali. O comunque abbastanza. Dieci gol in cinque partite, media di 2 gol a partita. In tre gare ha segnato 2 o più reti. Non male. Dati molto più alti dell’anno scorso: dall’arrivo di Iachini furono segnati 30 gol in 21 gare di campionato (media di 1,43 gol a gara), e solo in sette partite i viola segnarono 2 o più reti. Ha ragione quindi Iachini quando parla di una Fiorentina che ha cambiato atteggiamento, che gioca in maniera comunque più offensiva rispetto al passato campionato. E lo si vede anche da un equilibrio difensivo che è andato a compromettersi (la famosa coperta corta: se la tiri da un lato, ti scopre l’altro). Ma se Castrovilli ha sin qui segnato ben 4 gol, e hanno trovato una rete a testa Biraghi, Milenkovic, Pezzella più Chiesa (da esterno), solo Vlahovic e Kouame hanno siglato un gol a testa tra le punte. Un po’ poco. Per di più spesso non avendo occasioni nitide in area (a parte l’ivoriano con il Torino e con l’Inter). E solo Ribery si è presentato alla voce assist (2, a San Siro).

ORA LA COPPA. Insomma, c’è da lavorare. Ancora. Sia a livello di singoli che di squadra. Perché là davanti sono giovani sì, con non molta esperienza, qualcuno con limiti tecnici, spesso autori di prove impalpabili (come domenica). Ma vanno anche messi nelle condizioni di far bene. “Conosco solo una medicina, il lavoro”, va ripetendo Iachini. La continuità degli allenamenti prima della prossima sosta. Anche se mercoledì si va già in campo. C’è la Coppa Italia, c’è un Padova che non può essere sottovalutato da questa Fiorentina. Magari, può essere l’occasione per far valere le categorie e togliersi qualche soddisfazione. E scrollarsi di dosso un altro po’ di tensione accumulata in settimane complicate.

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