
Rocco voleva riqualificare il Franchi, poi l’ipotesi Mercafir. Tra i vincoli della soprintendenza e il no al bando, gli altri fanno passi avanti
Tre volte in trappola, da un anno a questa parte, scrive La Nazione. Era il 6 giugno quando Commisso ha acquistato la Fiorentina, e fino ad ora ha scoperto due cose: la grandissima passione dei tifosi (ricambiata da un amore altrettanto acceso) e le pastoie della burocrazia. Commisso, Barone ed il loro staff avevano in mente un nuovo stadio (per gli incrementi dei ricavi dovuti all’indotto). Con l’architetto Casamonti avevano trovato il progetto di restyling che poteva soddisfarli: costo sui 200 milioni. Tutti d’accordo, anche il Comune. Ma la soprintendenza no.
MERCAFIR. Seconda trappola: la zona Mercafir. Qui la parte del leone la fa il mondo della politica che spinge forte in questa direzione. Ma la Fiorentina si accorge presto che non avrebbe potuto avere la certezza dei tempi di costruzione ed il controllo totale dell’opera, e non partecipa al bando. In mezzo a queste delusioni, la nota lieta di Bagno a Ripoli. Qui non ci sono inghippi, e l’emergenza Covid ha solo rallentato di poco la posa della prima pietra. Investimento cash da 70 milioni.
PUNTO DI PARTENZA. Terza trappola, o vicolo cieco: prima si riparla di Campi Bisenzio, poi si torna al «Franchi» per un restyling parziale, il sindaco Nardella si espone in tal senso. C’è l’ipotesi di lasciare solo la torre di Maratona e di rinnovare quasi tutto. Come suggestione, tre giorni fa da Milano arriva la notizia che San Siro, la Scala del calcio (inaugurata nel 1926) per la Soprintendenza ai beni culturali potrebbe anche essere abbattuta: lo stadio non presenta alcun «interesse culturale». Un assist a Inter e Milan mica da poco. A Firenze invece si tentenna, anzi pare che il «Franchi» negli ultimi tempi sia stato sottoposto ad ulteriori vincoli. Fiorentina, Comune e soprintendenza: come nel gioco dell’Oca si torna al punto di partenza.

Di
Redazione LaViola.it