
Il massimo campionato è destinato a ripartire, ma sono tantissime le difficoltà logistiche per i club. Fiorentina in attesa, prima di tutto test medici approfonditi
Ripartire. Sì, ma come? La domanda che circola in questi giorni è proprio questa. Ormai si è capito chiaramente: al netto di un peggioramento non preventivabile di contagi e diffusione del Covid-19 (che nessuno si augura) la Serie A riprenderà e si concluderà, con buona pace di quel gruppetto di presidenti che vorrebbe far terminare così il campionato. Discorso diverso per la Serie B e soprattutto la C. La terza lega probabilmente non ricomincerà, la B è a forte rischio.
Il motivo è semplice: pochissimi club in Italia hanno la possibilità di disporre di un centro sportivo che gli permetta di vivere in reclusione dal famoso 4 maggio all’ipotetica fine del campionato. Persino in Serie A molti faranno fatica ad organizzarsi, figuriamoci nelle leghe inferiori. Pochissimi, come dicevamo, i club che hanno un centro sportivo all’altezza della situazione, con camere singole, spazi ampi e la possibilità di ospitare rose e staff senza incorrere in rischi.
La Fiorentina, ad esempio, non ce l’ha. Ce l’avrà, perché il centro sportivo che nascerà a Bagno a Ripoli sarà enorme ed all’avanguardia, ma per adesso il club viola utilizza il centro sportivo di fronte allo stadio. Sufficiente per allenarsi, ma non per viverci. Non ci sono le camere per i giocatori, che dunque non potrebbero rimanere a dormire lì. La Fiorentina avrebbe potuto provare a trasferirsi a Coverciano, ma al momento il Centro Tecnico è adibito ad una sorta di ospedale aggiunto.
Difficile ipotizzare che tipo di soluzione scelga la Fiorentina. Ipotesi più logica è che la squadra si trasferisca in un albergo che possa ospitare tutta la comitiva per poi organizzare dei trasferimenti a piccoli gruppi al centro sportivo, perché tutti i calciatori contemporaneamente sul pullman non potranno salirci.
Difficoltà ancora maggiori avranno le squadre del Nord. Per giocare, ragionevolmente, dovranno trasferirsi al Centro-Sud e fare base in qualche località non colpita in maniera pesante dal virus. Ormai le indicazioni degli scienziati sono chiare: no a partite in Lombardia e Veneto, giusto per citare un paio di regioni.
Le partite saranno rigorosamente a porte chiuse. L’impressione è che all’impianto potranno accedere solo le squadre, gli arbitri, i delegati della Lega, qualche addetto al campo e gli operatori dei broadcast titolari dei diritti televisivi. Stop.
La ripartenza è prevista così: surreale. L’idea è quella di riprendere dal 4 maggio, dapprima con controlli medici approfonditi (sarà richiesta di fatto una nuova idoneità sportiva), poi con allenamenti a gruppi di tre. Infine gli allenamenti col gruppo compatto. In campo, al massimo, dal primo weekend di giugno. Poi ritmo serrato fino a metà luglio, quando nell’idea della Lega dovrebbe concludersi questa stagione così travagliata.
In casa Fiorentina regna l’attesa per comprendere in modo definitivo le decisioni che saranno prese. Occhio particolare a Pezzella, Cutrone e Vlahovic, colpiti dal virus nelle scorse settimane, che dovranno fare accertamenti più approfonditi. Iachini è stato chiaro: difficile pensare che questi giocatori possano spingere fin da subito al massimo. Anzi, è impensabile. Per questo qualche problema, quando e se si ripartirà, Iachini ce l’avrà in attacco, con due punte che non potranno scendere in campo domenica-mercoledì-domenica ai ritmi che richiede la Serie A.
Sicuramente il tecnico marchigiano ritroverà Ribery (rientrerà a breve, entro il 20, dalla Germania, perché dovrà effettuare 14 giorni di quarantena prima di essere libero di uscire) e probabilmente anche Kouame, che sta sempre meglio, anche se pure il suo percorso di riabilitazione ha subito qualche intoppo a causa dell’impossibilità di allenarsi al meglio sul campo.

Di
Alessandro Latini