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ADDIO RISCATTI. I primi problemi arriveranno dal mercato, in particolare dai riscatti: tanti club di A hanno mandato in Italia, ma soprattutto all’estero tesserati ancora di loro proprietà (dunque in prestito) con diritto di riscatto da esercitare generalmente entro il 31 maggio. E quasi tutti hanno chiaro che i soldi che speravano di incassare non li incasseranno perché, vista la situazione internazionale, è pressoché impossibile immaginare che un club tiri fuori decine di milioni per avere un giocatore. L’Inter ha buone sensazioni per il riscatto da parte del Psg di Icardi, ma quella legata all’argentino rischia di essere un’operazione che rimarrà isolata. Assai più in bilico sono le situazioni di Perisic (Bayern), Joao Mario (Lokomotiv) e Lazaro (Newcastle), il Milan è in ansia per Suso (obbligo di riscatto solo in caso di qualificazione alla Champions con il Siviglia), il Napoli per Ounas (con Nizza), la Juventus per Pjaca (Anderlecht) e Matheus Pereira (Dijon), la Roma per Schick (Lipsia), Nzonzi (Rennes), Gonalons (Granada) e Coric (Almeria), la Lazio per Badelj (Fiorentina) e Berisha (Fortuna Düsseldorf).
ABBONAMENTI E BIGLIETTI. Il punto interrogativo è sugli abbonamenti del 2019-20, che magari saranno in parte rimborsati. Di certo anche se si tornerà a giocare sarà solo a porte chiuse e dunque senza biglietti venduti. Questi soldi avrebbero garantito liquidità e il danno è importante: nel 2018-19, tanto per fare qualche esempio, la Juventus dal botteghino ha ricavato 66 milioni, l’Inter 51, il Milan 34 e la Roma 52. Immaginate che calo ci sarà nel 2019-20 e pure nel 2020-21 visto che fino a Natale difficilmente le porte degli stadi si riapriranno (almeno del tutto). Nella prossima stagione il danno sarà anche relativo alla campagna abbonamenti: chi avrà il coraggio di lanciarla? E soprattutto chi acquisterà le tessere?
SPONSOR ADDIO. Sono diversi anche gli sponsor che hanno rimandato i discorsi sui rinnovi dei contratti in scadenza con i club. Magari il vento cambierà quando si tornerà a giocare, ma di certo c’è la volontà di ridiscutere gli accordi al ribasso e non certo a cifre più alte. Difficile che dai partner commerciali arrivino aiuti importanti. Le difficoltà saranno ancora maggiori per chi ha in scadenza il marchio sulla maglia e chiederà cifre più alte. Per questo l’ok agli sponsor del betting da parte dello Stato aiuterebbe. E pure il merchandising è in ginocchio: soldi da spendere per “beni superflui” come le maglie e gli altri gadget ce ne sono pochi. In Italia e all’estero.
 
												
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																							 
																							 
																							 
																							 
									 
																	 
									 
																	 
									 
																	 
									 
																	 
														 
														 
														
Di
Redazione LaViola.it