
Intervista al difensore argentino che si racconta tra ricordi viola e presente in Messico
Undici stagioni con la stessa maglia, quella del Monterrey, intervallate dall’esperienza a Firenze con 37 presenze e 4 gol all’attivo, la prima ed unica in Europa. José Maria Basanta è arrivato alla Fiorentina dopo la finale persa contro la Germania nel Mondiale 2014 e si è dimostrato in breve tempo l’elemento ideale per completare il terzetto difensivo al fianco di Gonzalo e Savic. L’argentino sta vivendo l’emergenza sanitaria in Messico ed è stato raggiunto telefonicamente da LaViola.it:
Com’è la situazione in Messico?
“Abbiamo interrotto gli allenamenti da circa tre settimane, quando hanno fermato anche il campionato, e adesso dobbiamo stare in quarantena. Inizialmente lo Stato aveva un po’ sottovalutato il problema. Sono aperte solo le attività fondamentali come farmacie e supermercati. Credo che la situazione sia molto simile all’Italia. Ovviamente non mi piace stare in casa e non ci sono abituato, però dobbiamo prendere coscienza di quello che stiamo vivendo”.
Come sta passando questi giorni?
“Trascorrere le giornate con i figli in casa va a tratti bene e a tratti male, perché si annoiano. La mattina mi sveglio, faccio colazione con mia moglie e i bambini guardano i cartoni animati, poi loro seguono le lezioni con videochiamate, dopo di che pranziamo e io dopo faccio una siesta per poi allenarmi. Dal club hanno provveduto a darci dei kit per seguire tutto il programma di allenamento”.
È l’occasione per rivedere anche qualche partita?
“In questi giorni ho riguardato per la prima volta il Mondiale 2014. La finale non la volevo vedere, però è passato molto tempo: sono bei ricordi, anche se l’ultimo non è stato così bello. Ho rivisto anche i gol che ho segnato quando ero alla Fiorentina: momenti indimenticabili per me”.
Che ricordi ha del suo arrivo alla Fiorentina?
“È stata un’esperienza nuova per me, un nuovo cammino. È stato un anno importante dove avevamo una grande rosa e siamo riusciti ad arrivare in semifinale di Europa League e di Coppa Italia, oltre ad andare ad un passo dalla qualificazione in Champions League. Un anno eccellente. Avevo dei compagni molto bravi come professionisti ma anche eccellenti persone: ognuno poi ha proseguito la propria carriera in club importanti”.
Com’era quello spogliatoio?
“Era uno spogliatoio con tanti giocatori stranieri, ma ci rispettavamo tutti. Quando sono arrivato ho parlato con gli altri argentini o spagnoli e non ero obbligato a imparare la lingua: il mio ambientamento da quel punto di vista è stato più semplice. C’erano Joaquin, Alonso, Gonzalo, Pizarro, Borja, Mati, Vargas e Cuadrado i primi sei mesi”.
C’erano tanti giovani che adesso giocano nei migliori club del mondo…
“Alonso è andato al Chelsea ha fatto un passo importante per la sua carriera andando al Chelsea. Savic nell’Atlético è un elemento fondamentale e ha giocato una finale di Champions. In quanto a qualità però Borja era impressionante e adesso gioca all’Inter. A Firenze ho trovato Pizarro che era alla fine della sua carriera, però mi ha sorpreso davvero tanto. Non lo conoscevo bene, ne avevo sentito parlare, ma era un giocatore unico: quando c’era lui in campo la squadra giocava in maniera diversa. Era il giocatore perfetto per l’idea di Montella di costruire dal basso e di palleggio. Ovviamente poi c’era anche Salah, che a Firenze è esploso e adesso è uno dei migliori al mondo”.
Tra l’altro ha avuto modo di incontrarlo nuovamente al Mondiale per Club dello scorso dicembre…
“Sì, ci siamo salutati e abbiamo parlato. Gli ho fatto i complimenti per come è cresciuto in questi anni e per tutto quello che ha conquistato come giocatore. A Firenze era timido, ma è normale quando arrivi in un nuovo club. Poi ha iniziato a parlare e a trovare il suo spazio nella squadra e da lì sono arrivate anche le prestazioni. Ha fatto sei mesi molto buoni e si è adattato bene al club”.
Si aspettava che Ilicic potesse fare così bene a Bergamo e che ricordo ha di lui?
“Adesso gioca in una grande squadra come l’Atalanta e sta avendo un rendimento incredibile. Sono molto contento per lui. Me lo ricordo molto tranquillo e pacato, a volte sembrava che non avesse voglia di allenarsi o di giocare, ma anche oggi se lo vedi dà la stessa impressione. A Bergamo ha trovato un allenatore che lo ha capito nel suo modo d’essere e che è riuscito a tirargli fuori il meglio”.
Chi era quello più simpatico in quello spogliatoio?
“Joaquin era sempre a fare scherzi e battute, ma anche Vargas…Erano quelli che ci tenevano di buon umore”.
Come si è trovato con Montella?
“Il rapporto con lui è sempre stato buono. È una persona molto riservata. Con lui ho giocato molto e sono rimasto sorpreso quando ha deciso di lasciare Firenze perché sono cambiati anche i miei piani per il futuro. Lo scorso anno quando ho visto che era tornato a Firenze ero molto contento perché tornava in un club dove si era trovato bene. Purtroppo però non è riuscito a fare risultati e a ripetere quello che aveva fatto quando c’ero anche io. Sono sicuro che riuscirà a riscattarsi”.
A Firenze è tornato anche Pradé, il ds che l’ha portata in Italia…
“Ho un bel ricordo di lui, sia umanamente che da dirigente. Mi capì quando presi la decisione di tornare in Messico. I primi contatti con il mio agente ci furono durante il Mondiale 2014 e la trattativa si concluse proprio durante la competizione. Quando smetterò di giocare voglio assolutamente tornare a Firenze perché ci sono tante persone che devo salutare, con le quali ero rimasto in buoni rapporti, come i custodi o i dottori che stanno continuando a lavorare alla Fiorentina”.
Segue ancora la Fiorentina?
“Ho visto che c’è una nuova proprietà e alcune volte guardo le partite. Ho visto che è rimasto Badelj dei miei compagni. Ci sono tanti giocatori giovani, come Chiesa”.
Se ci fosse l’opportunità di tornare a giocare una partita, quale sceglierebbe?
“La finale del Mondiale ovviamente. Con la Fiorentina sceglierei la semifinale di Europa League contro il Siviglia, ma anche la semifinale di ritorno contro la Juventus dopo che avevamo giocato una grande partita all’andata. Credo che avremmo potuto fare qualcosa in più”.
Lo scorso dicembre ha ricevuto un premio dalla Fifa per la sua quarta partecipazione al Mondiale per Club: che significato ha?
“Sono contento di aver partecipato al quarto Mondiale per Club della mia carriera. Non è facile per nessun giocatore, però lavoro sempre per raggiungere obiettivi individuali e di gruppo. Non è semplice perché per arrivarci devi vincere il campionato e la Concacaf Champions League. Sono contento di ciò perché sono esperienze che ti rimangono per tutta la vita”.
Dodici stagioni con la stessa maglia sono tanti
“Sono il giocatore che ha vinto più titoli nella storia del club. Sono arrivato nel 2008 e la società è cresciuta tanto sotto ogni aspetto. Sono molto felice perché è un club con tanti valori e cerca sempre di far star bene ogni giocatore: i tanti trofei vinti in questa epoca ne sono la conseguenza”.
Com’è il suo presente nel club e quale sarà il suo futuro?
“Prima che si fermasse tutto eravamo in finale di Copa, mentre in campionato non stavamo andando bene. A giugno scadrà il mio contratto e si chiuderà anche la mia avventura qui a Monterrey, con molta nostalgia perché ho trascorso tanti anni qui. È una decisione presa da tutta la famiglia quella di tornare in Argentina. Lascio il Messico consapevole di aver dato tutto quello che avevo da dare e contento per quello che ho conquistato. Sarò sempre legato a questa città e a questo club. Non so ancora se continuerò a giocare o se chiuderò la carriera, ma sicuramente farò ritorno in Argentina”.

Di
Mattia Zupo