
Termina l’isolamento obbligatorio per i viola, ma di fatto non cambia niente. Tutti a casa in attesa delle decisioni del Governo
La quarantena obbligatoria della Fiorentina è terminata ieri, con l’ultimo giorno di isolamento totale al quale erano tenuti i calciatori. Da oggi non cambierà poi molto. I giocatori di Iachini potranno uscire per fare la spesa o poco altro, ma l’invito è quello di rimanere chiusi nelle proprie abitazioni, per non far incorrere in tentazione nessuno, qualora ci fosse qualcuno disposto a rischiare per selfie ed autografi. Da oggi, dunque, non cambierà niente. Almeno fino al 3 aprile la Fiorentina resterà a casa. Niente allenamenti, centro sportivo sbarrato, sedute a casa in solitaria.
E l’impressione è che si andrà oltre la data indicata dal Governo. L’idea che il Premier Conte comunichi a breve il protrarsi della serrata è ormai forte e la Fiorentina non potrà fare altro che adeguarsi alle normative nazionali. Chi sperava di ricominciare il campionato nella prima settimana di maggio potrebbe rimanere deluso. Quando le restrizioni si allenteranno le squadre avranno bisogno di almeno una ventina di giorni per riprendere la preparazione sul campo. Tanti, per pensare che i primi di maggio si possa tornare tutti a giocare.
Parallelamente si sta cercando di capire se esiste la possibilità di allungare i contratti, di protrarli oltre la fatidica data del 30 giugno, per poter giocare il campionato anche nel mese di luglio. Tantissimi i contrari, perché così facendo si manderebbero all’aria ritiri estivi, tournée (molto remunerative per i club, al netto chiaramente dell’evolversi del covid-19) e soprattutto si intaccherebbe la stagione prossima, che dovrà concludersi molto presto (fine maggio) per consentire lo svolgimento del già slittato campionato Europeo. Però, come dicevamo, c’è chi sta lavorando per capire se sia possibile allungare i contratti. Pare che esista un comunicato/invito della Fifa a procedere in tal senso, ma i rischi sono tantissimi. Basti guardare in casa Fiorentina: se Amrabat (ovviamente è solo un esempio) dovesse infortunarsi a luglio con la maglia del Verona, cosa succederebbe?
Sono tantissimi i nodi da sciogliere, ad oggi sono più i dirigenti che ritengono già concluso il campionato di quest’anno piuttosto che quelli possibilisti. Niente Scudetto, posizioni congelate per le coppe europee e soluzioni da trovare per capire come gestire lo scottante problema di retrocessioni e promozioni. Impensabile che una squadra come il Benevento, con 20 punti di vantaggio sul Crotone (secondo) resti in B. Così come sembra impossibile, a cascata, che Monza e Reggina restino in C, avendo rispettivamente 16 e 9 punti di vantaggio sulle inseguitrici. Il calcio italiano si trova di fronte ad un qualcosa di mai vissuto, alle prese anche il possibile taglio degli stipendi dei giocatori. La cosa più importante è tamponare l’emergenza sanitaria, poi il calcio avrà un ruolo importante per far ripartire la macchina Italia. Una responsabilità di non poco conto.

Di
Alessandro Latini