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Pasquale Iachini: “Da uomo cross facevo segnare Bertoni di testa”

I suoi cross erano pagine di geometria: archi o semirette che aspettavano solo di incrociare la testa o il piede di qualche compagno. Pasquale Iachini raggiungeva la linea di fondo e, puntuale, arrivava il suo assist: in corsa di sinistro oppure di destro, a rientrare, dopo aver scherzato il difensore con una finta improvvisa. «Giocavo a sinistra anche se il mio piede naturale era il destro.
Ma con il passare degli anni avevo imparato a calciare con entrambi senza alcuna differenza».
Pasquale Iachini arrivò nella stagione 1983-84 e fece parte di una Fiorentina fra le più divertenti e spettacolari di tutti i tempi. «De Sisti, il nostro allenatore, amava il bel calcio e noi in campo ci divertivamo, in quella squadra c’erano tecnica eccellente e grande intelligenza tattica. Picchio ebbe l’intuizione di far giocare me e Massaro sulla catena sinistra e di schierare solo tre difensori, fu una rivoluzione a quell’epoca».

Era stato proprio De Sisti a volere a tutti i costi Iachini, splendida ala sinistra nel Genoa di Gigi Simoni. «Una volta, a fine partita, Picchio mi si avvicinò e mi disse: ‘Ma tu quanto sei forte?’ E’ uno dei più bei ricordi dei miei due anni a Firenze». Iachini segnò solo due gol in 48 partite con la maglia viola, ma fu un fenomenale uomo-assist. «Godevo nel far segnare gli altri, spesso arrivavano più compagni ad abbracciare me invece che l’autore della rete.
Peccato che a Firenze, in quei due anni, non ci fossero grandi colpitori di testa: Daniel Bertoni e Monelli. Con lui scherzavo spesso: pensa, gli dicevo, riesco a far segnare anche te».

Purtroppo quella Fiorentina bella e vincente fu frenata, dopo diciannove giornate, dal secondo grave infortunio in carriera di Antognoni, che poche settimane prima aveva segnato di testa, in tuffo, un gran gol alla Juve su cross del suo amico Iachini. «Giocavamo contro la Samp, fui uno dei primi ad arrivare vicino a Giancarlo dopo lo scontro con Pellegrini. Vidi qualcosa di bianco che spuntava dal calzettone: era l’osso della sua gamba. Fu un vero dramma. Eravamo secondi dietro alla Juve, ma senza Antognoni non fu più la stessa cosa. Diventammo più insicuri, cercammo di arrangiarci in qualche modo: tutto inutile. Lui era per noi quello che è Messi per il Barcellona».

L’assenza del capitano viola si prolungò per tutto il campionato successivo. «Fu l’anno di Socrates, si respirava un’aria particolare. Già in ritiro dovevamo andare a riprenderlo nei boschi, voleva tornare in Brasile. Si è parlato spesso di una squadra divisa in clan, ma sono sciocchezze. Le diatribe fra Passarella e Pecci erano discussioni nello spogliatoio fra giocatori di grande personalità perché le cose non andavano bene. La verità è che fu devastante l’assenza di Antognoni». Dopo due stagioni e un brutto infortunio a una coscia, Mister Cross lasciò Firenze è andò alla Triestina in serie B.

«Avevo ancora due anni di contratto, ma non ero tornato al meglio dopo uno stop di 4 mesi e non sentivo più la fiducia dell’ambiente». A 61 anni Iachini insegna come si gioca a calcio ai ragazzi del Fia Riccione, società di Eccellenza. Si è mai rivisto in qualche giocatore? «Nel calcio italiano no. Quando arrivano sul fondo tirano delle botte per crossare… Nessuno che calci al giro, un po’ scavato. L’unico che mi assomiglia è Jordi Alba del Barcellona».

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