Rocco stavolta fa meno ‘fast’: riflessioni dopo Inter e Roma. Lunga scia negativa: i ‘fantasmi’ del recente passato e il rischio di scivolare ancora più in basso.
L’annata di transizione si sta trasformando in un’annata di timori. Paure che ritornano dopo il tracollo della parte finale della scorsa stagione. Con Pioli la Fiorentina scese fino al 10° posto nella mediocrità generale, con l’arrivo di Montella la squadra non seppe mai trovare un senso scivolando fino al 16° posto. Con il rischio retrocessione fino all’ultima giornata. Ora, quasi sulla scia di quell’esperienza negativa, in città si tornano a vivere i recenti fantasmi. Pur con una nuova proprietà, con prospettive diverse, con basi gettate in fretta per un futuro che sarà fatto di grandi investimenti e grandi aspettative. Ma che per il momento raccontano di una squadra in crisi profonda. I risultati del campo sono impietosi: quattro sconfitte di fila con Cagliari, Verona, Lecce e Torino, quattro punti nelle ultime otto se si considerano anche Brescia, Lazio, Sassuolo e Parma.
RISCHIO. Tredicesimo posto con 16 punti in 15 gare, la peggior partenza dal ritorno in Serie A. La classifica preoccupa, anche perché alle porte ci sono Inter e Roma, nel giro di sei giorni. Due delle squadre più forti e in forma del momento. Nelle prossime due settimane, oltre al recupero Brescia-Sassuolo, saranno tante le sfide tra le squadre di bassa classifica: c’è il rischio concreto, insomma, di scivolare ancora più in basso. Sassuolo, Udinese e Lecce sono ad un punto dai viola, la Samp a -4, il Genoa terz’ultimo a -5, il Brescia a -6 e la Spal a -7. Chiaro che per valori la Fiorentina, sulla carta, è superiore a queste squadre, ma il campo sta raccontando una crisi dalla quale pare difficile uscire. A meno di scossoni fin qui non pervenuti.
CONTINUITA’ NEGATIVA. Non sono gare isolate, ormai è una continuità di partite sbagliate che preoccupa sempre più. Approcci disastrosi (anche a Torino), reazioni mancate, identità di squadra volatilizzata e senso del gioco che lascia spesso spazio al caos disorganizzato. Il tutto con una condizione fisica generale che non appare proprio ai massimi livelli. Responsabilità del tecnico? Ce ne sono. Ma non solo lui. Chiaro che quando le cose vanno così male per tanto tempo, nel calcio, il primo a pagare è spesso l’allenatore. Le 4 vittorie in 15 gare di campionato quest’anno, e le solite 4 vittorie in 22 partite considerando il finale della passata stagione, parlano da sole. Non potendo cambiare a breve tanti giocatori, spesso la scossa viene data con il cambio di guida tecnica. Che a volte paga, altre no. Commisso in questo senso sta andando controcorrente.
FINO A NATALE. Decisioni rimandate a Natale, il messaggio che filtra da casa Fiorentina. La consapevolezza di una squadra costruita in fretta e furia da luglio, con dei limiti, tecnici e non solo. Con sostituti non all’altezza specie in alcuni reparti. E senza un centravanti ‘vero’. E in più le tante e diffuse assenze che hanno minato l’andamento di squadra. Ma è chiaro che, al di là di tutte le attenuanti, un rendimento così non è più accettabile. Perché essere giovani (in tutti i sensi) va bene, ma da metà ottobre la Fiorentina è entrata in un vortice negativo dal quale non sa come uscire. A livello tattico e non solo. In questo contesto si rischia di buttare subito via (e siamo già sulla buona strada) tutto l’entusiasmo portato dal ciclone Commisso, i giovani limitano la loro crescita (anzi, si rischia di bruciarli, come sta succedendo in parte con Vlahovic, preso già da qualcuno come capro espiatorio per i problemi offensivi) e, andando avanti così, c’è anche il rischio di ritrovarsi in zone complicate di classifica.
CONFERMA (A TEMPO). Eppure Commisso ha confermato ancora una volta l’allenatore. Ha parlato alla squadra, ha manifestato la propria delusione, ma ha rimandato ogni decisione a Natale. Quando sarà il tempo di primi bilanci, a più livelli. Tempistica dettata anche dal calendario, con le sfide a Inter e Roma a breve giro di posta. Stavolta Rocco è stato meno ‘fast’, e ha concesso tempo e fiducia. Sperando in un’ultima reazione. Perché poi nascerebbe un bel quesito: chi, tra gli allenatori liberi, potrebbe accettare il ruolo di ‘traghettatore’ di una Fiorentina in caduta libera? O altrimenti, corretto andare a prendere ora un allenatore con cui costruire la Fiorentina del futuro, rischiando di ‘bruciarsi’ con un presente molto complicato? E di trascinarsi le scorie anche all’inizio della prossima stagione?
I FLOP SUL MERCATO. Domande che si sono posti Commisso e il suo staff. Si è fatto il nome di Gattuso (ora vicino al Napoli, tra l’altro), ma non solo. Piace molto Spalletti, ma anche in virtù del contratto in essere con l’Inter aveva rifiutato il Milan un paio di mesi fa. Rocco partirà adesso per gli Stati Uniti, ma monitorerà la situazione. A Natale, poi, sarà fatta un’analisi a 360°. Di quello che c’è da salvare e di quello che non va. Comprendendo anche il rendimento (fin qui negativo) dei giocatori arrivati nel mercato estivo. Tolti Ribery e Caceres, nessuno ha pienamente convinto. Pedro è stato l’investimento maggiore e fin qui è risultato un oggetto misterioso: va aspettato, ok, ma intanto la Fiorentina gioca senza centravanti, con un volenteroso 2000 come Vlahovic e un ‘falso nove’ come Boateng (un bel flop) che come da aspettative non hanno garantito i gol necessari. Lirola, altra spesa pesante, è stato quasi sempre sotto il 6 in pagella, Badelj è stato spesso tra i peggiori, Ghezzal è stato impalpabile, Dalbert è partito bene ma ha dimostrato anche i limiti tecnici, Pulgar ha dato il suo contributo ma nelle ultime gare è stato avvolto nel periodo complicato. È vero che la Fiorentina ha chiuso in parità il bilancio entrate-uscite, ma c’è da considerare che il monte ingaggi è salito a 50 milioni lordi (8° del campionato). Insomma, era lecito aspettarsi qualcosa di meglio.
FRECCIATINA. “Al Torino mancava Belotti ed è sceso in campo Zaza che ha giocato 20 partite in Nazionale“, ha commentato Montella domenica cercando una mezza giustificazione sull’allestimento della sua rosa. Non un bel messaggio né per i giocatori stessi né per il ds che lo ha sempre difeso, in effetti, ma resta il fatto di una squadra costruita per il 4-3-3 (pur con limiti anche in quel senso, priva di centravanti ‘vero’ – e alla fine nel calcio vince proprio chi segna) e poi rimodulata sul 3-5-2 fatto di equilibri precari. Fin quando tutti stavano bene, le cose hanno funzionato; appena è mancata una pedina, la Fiorentina è crollata. Con i rapporti anche all’interno del gruppo (tra gerarchie, mal di pancia ed esclusioni mal digerite) che iniziano a scricchiolare. E la Fiorentina che scivola sempre più in basso. Senza intravedere una via d’uscita.
Di
Marco Pecorini