
Lunga intervista del portiere della Fiorentina al Corriere Fiorentino. Dopo aver riportato la prima parte (LEGGI QUI), ecco la seconda
Ecco altre parole di Dragowski, che parla anche del momento della squadra e di alcuni suoi compagni.
Torniamo al campo. Cos’è successo a Cagliari?
«È stato un incidente che non deve più ripetersi. Quella non è la Fiorentina. Abbiamo parlato dopo la partita, e alla ripesa degli allenamento abbiamo analizzato gli errori».
Che rapporto ha con Montella?
«Buono. A Cagliari siamo stati noi a giocare in quel modo. Non lui».
E la società? Si è fatta sentire?
«Come ho detto prima, ci siamo confrontati a fine partita. Eravamo tutti incazzati, ma nessuno ha alzato la voce».
Si diceva che la partita col Cagliari fosse un esame di maturità. Bocciati?
«No, abbiamo dimostrato di avere ben altri valori».
Per arrivare dove?
«Non ci sono obiettivi particolari. Lavoriamo per vincere ogni partita poi, alla fine, faremo i conti».
Ma all’Europa ci pensate?
«Sarebbe bello, ma è inutile pensarci. L’obiettivo è vincere ogni domenica. Tagliare tanti, piccoli traguardi, significa centrare quello grosso».
Il fatto di essere molto giovani a volte può essere un limite?
«Non ci sono bambini qua. No. Non esistono alibi. Anzi. La gioventù deve rappresentare il nostro valore aggiunto perché dobbiamo avere più fame degli altri, più voglia di arrivare, di dimostrare. La gioventù deve essere la nostra forza, non una debolezza».
A proposito di giovani. Quest’anno hai un compagno polacco come te, Zurkowski. Prima domanda. Garantisce lei sul suo valore?
«È forte. Può giocare una partita, correre 13 km, e subito dopo giocarne un’altra».
Però sta in panchina…
«Deve ancora abituarsi al calcio italiano. Tra la Serie A polacca e quella italiana la differenza è enorme. E poi deve ancora capire bene la lingua».
Ci parla, lo consiglia?
«Cerco di fargli capire che deve avere pazienza. Deve lavorare al massimo, senza lasciarsi andare. Lui, però, si allena ogni giorno come fosse l’ultimo e andando avanti così avrà le sue opportunità».
Oltre ai giovani, ci sono anche alcuni giocatori di grande esperienza. Partiamo da Caceres. Quanto è importante averlo «davanti»?
«Fa la differenza perché ha una personalità straordinaria e una grande esperienza».
Parlando di difesa. Come mai ultimamente tanti gol subiti?
«Cagliari, ripeto, è stata una partita a sé. Credo comunque che il nostro sia stato un problema di testa».
Cioè?
«Venivamo da tante partite giocate con la stessa formazione, poi abbiamo perso Lirola e Caceres. Sapevamo che chi li avrebbe sostituiti ha grandi qualità, ma inconsciamente abbiamo perso sicurezze, e siamo scesi in campo con un po’ di paura».
Altro «senatore». Ribery.
«Quando lo abbiamo preso non ci credevo. Fin da subito si è dimostrato un grandissimo. Si sapeva che fosse un fuoriclasse, ma il contributo che da anche fuori dal campo è super. Puoi chiedergli qualunque cosa, e lui c’è sempre».
Dopo la partita con la Lazio cosa vi ha detto?
«Ha chiesto scusa a tutti, e noi abbiamo capito che essendo un campione, vuol sempre vincere».
Di Commisso cosa dice?
«Ha un entusiasmo trascinante. Parla con tutti come fosse un amico e non il capo. Ti fa capire che ti vuole bene».
Tu hai vissuto anche l’era Della Valle. Differenze tra le proprietà?
«Che ora gioco! (ride, ndr ). Battute a parte. Dopo tanti anni c’era bisogno di novità, soprattutto per i tifosi, e noi abbiamo sentito l’aria nuova».
Dove può portare la Fiorentina?
«In alto. Non subito, magari, ma nel giro di 3-4 anni potremo lottare per vincere. Abbiamo già una squadra forte, con grandi giocatori, una proprietà che ci aiuta. Non ci manca niente».
E lei vuoi crescere con la Fiorentina?
«Si. Sono felice, e voglio vincere qua».

Di
Redazione LaViola.it