
Il doppio ex della sfida di domani sera al Rigamonti ha parlato del momento delle due squadre e dei suoi ricordi
Vincenzo Guerini, doppio ex di Brescia e Fiorentina ha parlato in vista della partita di domani a Bresciaoggi:
BRESCIA-FIORENTINA. “Seguirò, certo anche se… Non so se riuscirò a vedere l’incontro in diretta. Soffro troppo. Ma io spero il bene di entrambe, sono i miei amori nel calcio, insieme all’Ancona i colori ai quali resto più legato. Sarà una partita giocata tutta all’attacco, da squadre che vogliono vincere e si renderanno la vita difficile. Cuore diviso? No, il motivo è un altro: da tre anni sono fuori dal calcio e a veder partite sto male. Non voglio rientrare: per carità, largo ai giovani. Ma in Italia c’è questo concetto, sugli ex giocatori di lungo corso”.
BANDIERE. “Chi ha fatto calcio importante per anni potrebbe far crescere i club, i giovani, ma questa cultura in Italia non c’è. Grazie a Dio io non sono rancoroso. E grazie al Brescia ho realizzato il mio sogno”.
ORGOGLIO BRESCIANO. “Io ci sono nato, in Valtrompia, e pur girando l’Italia ho voluto mantenere la residenza a Sarezzo. Tuttora ce l’ho, e a volte ancora mi prendono in giro. Ma io ogni tanto ho bisogno di respirare aria di fabbrica. Voglio morire a Sarezzo. Nella mia terra, Brescia, nella mia città. Qui sono stato un bambino che sognava di giocare a calcio. Sono andato oltre: nel Brescia ho fatto il vivaio, esordito in prima squadra, sono anche tornato da allenatore ma non lo ricordo volentieri perché è stato un anno duro, anche se alla fine ci siamo salvati”.
FIORENTINA. “Credo di essere fra i pochi ad aver fatto davvero tutto: giocatore, tecnico dei giovani e della prima squadra, osservatore, club manager. A Firenze è nata mia figlia. Una città emozionante, da ragazzo e da adulto”.
INFORTUNIO. “Mi ha aiutato la gente. La società, i tifosi, le persone perbene. Così è più facile reagire. Sono un uomo fortunato, ho ricevuto più di quello che ho dato. Debuttai in A senza aver visto una partita. Mi ritrovai con De Sisti e in azzurro con Zoff, Facchetti, Boninsegna… Meraviglia”.
TONALI. “Lo capisco, quell’entusiasmo. So cosa prova. Gioca nel ruolo più decisivo che ci sia, regista davanti alla difesa. Fondamentale. Così era Pirlo, e tutti volevano giocare con lui. Così può diventare Tonali. Si prende responsabilità: il carattere o c’è o non c’è, a 19 anni o a 30″.
CORINI. “Che oggi allena Tonali. Era facile dargli fiducia, si vedeva che sarebbe diventato allenatore. L’anno scorso Eugenio ha fatto un capolavoro e adesso in A gioca a viso aperto con tutti. Con personalità”.

Di
Redazione LaViola.it