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Editoriali

Problema di testa che preoccupa. Slovan, medicina o boomerang

sousa empoli

“Sì, bisogna tirare fuori gli attributi. È un problema di testa”. Così Sousa si era espresso a caldo, domenica, dopo lo scialbo 0-0 con l’Atalanta. Che aveva portato ai fischi sonori del Franchi. Una squadra che non riesce a ritrovarsi, che per larghi tratti non ha un filo logico. Se non nel possesso palla prolungato in monomarcia, senza mai trovare accelerazioni e raramente provando e trovando giocate decisive. Problema di testa. Ed è un aspetto che ritorna con costanza, da una decina di mesi a questa parte. “Dobbiamo giocare con più cattiveria, con più forza, sennò ci mangiano”, disse Borja Valero dopo la sconfitta di Torino. In due settimane di sosta, poco è cambiato.

Così come, per atteggiamento, poco è cambiato dal febbraio-marzo scorso. Una reazione, questa squadra, questo gruppo, l’ha data solo a sprazzi, solo in minima parte. Problema di testa, al di là delle gambe. Perché anche contro l’Atalanta la Fiorentina ha corso più dell’avversario (101 km contro 98 km nerazzurri). E al di là del modulo, perché le due punte schierate domenica sono apparse sole, e mal servite, da una squadra nel complesso lenta, monotona, senza spunti centrali e senza sbocchi sulle fasce. Senza cross interessanti. Con Milic che mai ha vinto il confronto con Conti, e Bernardeschi che mai ha servito traversoni per le due punte.

Approccio alle partite spesso sbagliato (anche con l’Atalanta), con Sousa che solo a tratti riesce a trasmettere cattiveria e giusta carica alla squadra. E gli stessi giocatori che mano a mano si dimostrano non sempre in grado di recepire e trasportare in campo le idee del tecnico. Il problema, insomma, non è certo solo nell’allenatore, ma anche nei giocatori e nella società. Lontanissime prestazioni e risultati di un anno fa di questi tempi, probabilmente irripetibili. A livello di squadra ma anche di singoli. E forse non del tutto giusta è stata la valutazione estiva, di voler confermare a tutti i costi un gruppo intero, giocatori e allenatore, dopo sei mesi in picchiata, nella speranza (e anche convinzione) di poter ripetere le gesta del periodo agosto-gennaio scorso.

E questa è una settimana forse decisiva. Perché in fondo nessuno si aspettava una prova così opaca contro l’Atalanta, dopo le due settimane di sosta. Fiducia a tempo, per tutti. Serve una reazione immediata, a problemi che vengono da lontano. Solo 4 vittorie nelle ultime 19 gare di campionato. Ora, arrivati forse non a raschiare il fondo ma quasi, c’è bisogno di una scossa. Quanto meno d’orgoglio. Per non cadere nella mediocrità. Perché in fin dei conti siamo a metà ottobre, niente è buttato via. Ma il 14° posto qualche allarme lo fa suonare, eccome. Condito poi dalle prestazioni abuliche sul campo. “I risultati portano fiducia e convinzione su quello che si sta lavorando”, ripete Sousa. Pensando anche agli episodi che potevano far girare diversamente qualche partita. Ma finora il tutto stona con i proclami e le ambizioni europee della società.

Difficile uscire dall’inghippo, probabilmente solo il campo può davvero far cambiare marcia alla squadra. E solo conquistare qualche risultato positivo in fila può far ritrovare delle certezze. In questo, lo Slovan Liberec in Europa League può essere la giusta medicina. Squadra tecnicamente modesta, terz’ultima nel campionato ceco, lontana dai tatticismi italiani. Ma, dall’altra parte, una gara che può anche rivelarsi un pericolosissimo boomerang. Perché in caso di risultato negativo o prestazione non convincente, sarebbe difficile uscirne. Con una piazza che ora comincia (anzi, continua) a rumoreggiare.

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