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Vlahovic fa rima con Ibrahimovic. E fuori campo è un gentleman

Su La Gazzetta si elogia il classe 2000 che ha salvato la Fiorentina in Coppa: il paragone con Zlatan confermato anche da Boateng. E fuori dal campo…

Bomber e gentiluomo. Perché quanto Vlahovic è prepotente in area di rigore e micidiale davanti alla porta, tanto è un ragazzo d’altri tempi fuori dal campo. Quando gioca è sfrontato e letale, non ha paura delle responsabilità e si carica nella sfida, soprattutto se accesa. Basta riguardare le immagini della finale di Coppa Italia Primavera contro il Toro qualche mese fa. Dopo la doppietta dell’andata, gol anche al ritorno con un cucchiaio su rigore, davanti ai tifosi avversari, in un clima elettrico. Quando non gioca, si trasforma. Educato ed impeccabile, dà del lei a tutti e non considera finito un pasto se prima non ha salutato tutto il personale. A Moena, con la squadra in partenza per la tournée americana, tornò indietro di un centinaio di metri perché si era scordato di salutare alcuni lavoratori dell’hotel. Dusan, l’attaccante gentiluomo, è il giocatore del momento a Firenze. Con la squadra ancora dentro in Coppa Italia grazie alla sua doppietta. Così scrive La Gazzetta dello Sport.

PERCORSO. Vlahovic è nato a Belgrado nel gennaio del 2000, è cresciuto nel Partizan, e dopo uno stage ha firmato il contratto con la Fiorentina, diventato in vigore il 1 luglio 2018, per un totale di 1 milione e 950 mila euro. «Mi piacciono Jovetic, un ragazzo dei Balcani come me, Toni e Batistuta», disse in quel primo assaggio di viola. Anche se il vero mito come ammesso poi, ha un altro nome, Zlatan.

PARAGONE. Il soprannome di «nuovo Ibra» lo ha accompagnato da subito. Il fisico statuario accompagnato dalla grande tecnica ha dato il là ad un paragone pericoloso ed ingombrante per chiunque. Anche se Dusan pare il primo a crederci. Boateng non è stato da meno il giorno della propria presentazione. «Vlahovic ha colpi fuori dalla media, è fortissimo e nelle movenze mi ricorda Ibrahimovic. Lo voglio tenere d’occhio aiutandolo a crescere». Lasciando perdere la leggenda svedese, Vlahovic ha già ottenuto qualcosa. Il rispetto e l’ammirazione di Montella, l’affetto della gente, i primi gol ufficiali nella Fiorentina e la permanenza in viola. Superando nelle gerarchie Giò Simeone. Fame e cattiveria in campo, buone maniere fuori. Enorme dose di autostima, grande etica del lavoro. E tanto talento.

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