
Autocritica, questa sconosciuta nelle stanze della famiglia Della Valle. E i milioni di euro investiti…potrebbero rientrare quasi tutti con il passaggio di proprietà
Un antico proverbio dice: sai ciò che lasci, non sai ciò che trovi. Ed è proprio questo che forse spaventa maggiormente gli scettici nel passaggio sempre più probabile di proprietà dalla famiglia Della Valle a Rocco Commisso. Un salto non proprio nel buio. Perché le referenze sono ottime. Il patrimonio dell’italoamericano è ingente, la sua azienda è forte, e nutre di grande credibilità negli ambienti dell’economia americana. Non proprio l’ultima del mondo. Ma ripensare agli ultimi mesi e anni della gestione Della Valle non riporta alla mente certo grandi ricordi. E’ l’ora di cambiare, ormai ricucire il rapporto è praticamente impossibile.
E nei giorni del sempre più probabile avvicendamento, il veleno continua comunque a piovere sulla piazza viola. Come se le colpe di tutto fossero riconducibili solo a chi ha contestato la società, di chi ha appeso striscioni, o cantato slogan davanti ai negozi Tod’s. Come se dall’altra parte, invece, nessuno avesse sbagliato niente. E come se il peso di un errore commesso da un tifoso, o dieci, o cento, o mille, o diecimila che siano, possa avere lo stesso peso di chi prende decisioni. Per non parlare delle parole. Perché sì, striscioni e cori hanno un peso, soprattutto quando sono offensivi o di scherno, ma una lettera come quella di Diego Della Valle, imprenditore di fama mondiale, ha valore simbolico molto più grande di un lenzuolo apposto da chissà chi. Ma questo, ormai, è il passato. O meglio pare davvero che possa esserlo. Adesso è tempo di futuro.
Già perché mentre sia Diego Della Valle attraverso quella famosa lettera a La Nazione, sia alcuni membri del CdA andato in scena sabato mattina nella pancia del Franchi non perdono occasione di ricordare come la famiglia DV abbia negli anni investito oltre 200 milioni di euro. Che siano 220 o 300, poco importa. E’ il concetto che parte da un presupposto opinabile. E’ vero, innegabile, che i Della Valle abbiano investito tale somma, che secondo i più accreditati organi del settore giornalistico-economico si aggira attorno ai 220 milioni, cifra di poco superiore a quella che rientrerà nelle casse dei fratelli Tod’s all’atto ufficiale della cessione delle quote societarie.
Il tutto al termine di 17 anni di gestione di una delle società più importanti del calcio italiano. Con una perdita, dunque, di poco più di 20 milioni di euro, che diluiti in quasi 20 anni farebbero circa 1 milione all’anno. Qualcosa, in termini di notorietà, sarà pure tornata a favore dei Della Valle, oppure no? In pubblicità per la Tod’s, nello stesso periodo, è immaginabile che sarebbe stato investito di meno. Con una platea di clienti raggiunta e raggiungibile sicuramente differente. Certo, negli ultimi mesi, non è stata proprio una campagna redditizia, in termini di immagine. Ma negli anni, così come è vero che i Della Valle hanno fatto anche tante cose buone per la Fiorentina, è altrettanto innegabile che in quei momenti la reputazione dei fratelli Tod’s abbia ricevuto una importante spinta verso l’alto.
Le premesse erano altre, certo. Ormai è cosa nota. Lo stadio, lo scudetto e tanto altro. Così come è vero che in tantissime idee erano arrivati prima di tutti, salvo poi non riuscire praticamente mai a trasformarle in fatti. Ma come detto, questo è il passato. Adesso c’è da pensare al futuro. Nei giorni dell’ormai probabile definitivo addio, sperando che si possa spargere meno (altro) veleno possibile, una cosa è certa: avevano detto che non avrebbero venduto al primo ‘scemo del villaggio’ quando si sarebbero stufati, ed effettivamente lo stanno facendo.

Di
Gianluca Bigiotti