
Le uscite del tecnico non sono piaciute alla dirigenza e alla proprietà, così come la risposta della squadra a Cagliari. Ma il futuro resta pieno di interrogativi.
Una sosta per ricaricare energie mentali e fisiche, ma una sosta anche per riflettere in un momento decisamente complicato in casa Fiorentina. Gruppo decimato dalle Nazionali e partita decisiva della stagione lontana più di un mese, non facile per Pioli raccogliere i pezzi di un ambiente uscito acciaccato dal ciclo di gare da metà febbraio e ancor più claudicante dalla trasferta di Cagliari. Una partita che poco poteva forse dire in chiave classifica (anche se, visti i risultati delle altre, i viola potevano tornare in realtà un po’ più vicini a Torino e Atalanta), ma che pure ha detto abbastanza sulla reazione del gruppo dopo aver visto l’Europa allontanarsi irrimediabilmente. Soprattutto a livello mentale. Risultato: squadra (insolitamente) scarica e incapace di fronteggiare un Cagliari più determinato.
AVANTI INSIEME (PER ORA). Una sconfitta che non è piaciuta a Pioli, ma neanche alla società. Soprattutto per il modo in cui si è presentata la squadra in campo. Qualcuno ha parlato anche di idea esonero del tecnico, di riflessioni profonde e giro di contatti per capire se il tecnico avesse ancora in mano la squadra. Risposte tiepide ma anche volontà di non cambiare adesso, di non scuotere un gruppo che nonostante tutto ha mostrato finora grande unità. Maturata anche (e soprattutto) nella gestione della tragedia Astori. L’eredità del Capitano è sentita dentro ogni componente della Fiorentina, giocatori e staff tecnico in primis. Un legame difficile da scalfire, anche difficile da comprendere fino in fondo da chi non è dentro al gruppo.
BOTTA… Alla società non sono piaciute però né la gestione della partita di Cagliari, né la doppia uscita pubblica di Pioli sul tema del futuro. “Sono stato l’unico allenatore con Ballardini ad iniziare la stagione in scadenza di contratto. Ma non sarà l’opzione a decidere se rimarrò a Firenze, ma i miei stimoli e le mie motivazioni. Io ho già una mia idea precisa”, aveva detto il tecnico dopo la Lazio. “Voi avete interpretato “ho già deciso” come che ho già deciso di rimanere o andare via. Ma sto benissimo alla Fiorentina. Ho deciso cosa mettere sul piatto, perché dopo 2 anni finisce un ciclo, e ci sono cose positive e negative. Ho deciso solo cosa dire alla società, cosa mettere sul piatto, ma non ho mai detto di aver deciso di restare o andar via”, ha aggiunto dopo Cagliari cercando di smorzare la questione. Ma di fatto non chiudendo gli interrogativi per il futuro.
… E RISPOSTA. “Siamo d’accordo con il mister che a fine stagione, dopo questo primo ciclo, si dovranno analizzare tutte le cose positive che hanno funzionato e quelle che hanno funzionato un po’ meno. Solo dopo questa analisi si potranno tracciare eventuali linee guida per il futuro. Parlarne adesso, in modo estemporaneo, mi è sembrato poco logico, poco significativo, in confronto agli obiettivi che la squadra deve rincorrere”, ha commentato ieri Mario Cognigni. Il presidente esecutivo ha confermato come non sia affatto andata giù la prova di Cagliari, ribadendo la volontà di totale concentrazione e unione tra le parti verso l’obiettivo Coppa Italia. Ma la tensione, le incomprensioni e i dubbi sul futuro sono evidenti. Da entrambe le parti. Non un clima sereno e di ‘conferma sicura’ come la stessa società assicurava un mese fa. “Il Presidente ha tutto il diritto di esprimere le proprie opinioni, io ho il diritto di non commentarle e il dovere di dare il massimo “, ha chiosato Pioli in serata.
RIPRENDERE IL GRUPPO. Si capisce come il momento sia particolarmente delicato. Chissà se la querelle (anche mediatica e a mezzo stampa) finirà qui o se, come accaduto in passato (vedi Prandelli, Montella, Sousa), ci sarà qualche altro scambio di battute tra conferenze e interviste. L’allenatore dovrà trovare intanto le giuste soluzioni tecnico-tattiche per una squadra che ha sì trovato più facilità nell’andare in gol, ma che dietro è diventata tremendamente fragile. E poi tirar fuori da tutta la squadra la massima concentrazione e stimoli speciali per dare un senso alle prossime gare di campionato, in attesa di poter arrivare carichi di testa e di gambe alla partita dell’anno. Il 24 aprile a Bergamo.
QUALE FUTURO? L’argomento futuro, invece, resta per ora nel cassetto. Con tutti i dubbi e gli interrogativi che rimangono. Saranno risanabili le frizioni tra Pioli e la società? Chiaro che il tecnico, al di là delle proprie responsabilità per una stagione che ad oggi resta mediocre, vuole capire il tipo di futuro che dall’alto vorranno scrivere per la prossima Fiorentina. Si fanno già vari nomi di allenatori per il prossimo anno, da Di Francesco a Giampaolo, da De Zerbi a Semplici, passando per D’Aversa e Maran. E’ chiaro che anche dalla scelta si potrà capire l’orientamento della nuova Fiorentina. Il tipo di gioco, il tipo di ambizioni. Un futuro incerto, con la paura di dover riniziare ancora una volta da zero (o quasi). Specie senza Europa, difficile pensare di poter trattenere Chiesa, ma anche gli ambiziosi Veretout e Milenkovic. E senza Pioli, anche chi ha un rapporto speciale con il tecnico, vedi Biraghi (più i prestiti Gerson ed Edimilson), potrebbe chiedere di cambiare aria. Una possibile (nuova) mezza rivoluzione, ancora una volta con diverse plusvalenze, grandi incassi e la necessità di dover reinvestire (possibilmente bene) per coprire mancanze e lacune della squadra. Con tutte le incognite che ne derivano (visti poi i precedenti).
REAZIONI. Intanto, c’è una stagione da concludere. Da mediocre a esaltante, in effetti tutto passa dal 24 aprile. E se la volontà comune è di rimandare il discorso futuro (e ancora una volta le responsabilità per il 10° posto attuale sono da dividersi tra allenatore, giocatori, società e proprietà), giusto concentrarsi sul presente con direzione comune. Testa puntata sul campo, sul lavoro quotidiano e la preparazione degli ultimi due mesi e mezzo di stagione. Con particolare attenzione, quindi, alla risposta del gruppo. A parole, i giocatori sono tutti sono con Pioli. “Forse dall’esterno qualcuno sottovaluta Pioli. Noi no. Se non siamo andati tutti a casa dopo la tragedia è merito suo. Il mister ha saputo trasformare il dolore in forza. Ha messo davanti il suo essere uomo, lasciando in secondo piano il Pioli allenatore. Siamo orgogliosi di lui”, ha detto Biraghi. “Anche dal punto di vista tecnico, per lui parlano i fatti. Tutti sono migliorati rispetto alle stagioni precedenti. Per me è il miglior allenatore che abbia mai avuto”. Poi Simeone: “Sa cosa pensiamo di lui, sappiamo l’affetto che abbiamo per lui”.
“Se la squadra pensasse che i risultati da qui alla fine possono influire sul mio futuro, allora sarebbe uno stimolo in più per loro, per quello che si è creato”, aveva detto la scorsa settimana Pioli. “Noi a Cagliari abbiamo giocato male e meritato di perdere, ma il mio futuro non incide sulla prestazione dei giocatori. Che il mio futuro non sia ancora deciso è evidente, ma è normale e non è un problema per la squadra”, ha sottolineato il tecnico ieri sera. Come a rassicurare di avere in mano il gruppo. La speranza è che a Cagliari sia stata solo una battuta d’arresto generale. Che non sia stata quella la ‘vera’ reazione della squadra. Altrimenti sarebbe dura arrivare al 24 aprile.

Di
Marco Pecorini