
Due giorni di riposo dal campo, oggi ricomincia la preparazione per la Fiorentina. Un ritiro fatto di intensità, palestra, ‘volume’ e diverse ore libere, quello di Moena. Il metodo-Sousa,considerato innovativo da molti addetti ai lavori, tra le conferme portate da numeri e dati e la riprova finale che sarà data, come sempre, soltanto dal campo. Tra analisi nei minimi dettagli e studi approfonditi, il portoghese ed il suo staff reputano all’avanguardia questo tipo di preparazione, ed anche i giocatori più esperti sembrano apprezzare un metodo di lavoro giudicato divertente ma al tempo stesso molto faticoso e produttivo. Non più il vecchio ‘fondo’, o i chilometri tra campo e magari boschi in altura, ma tanto pallone e poche soste. Sousa lo scorso anno, quando la sua squadra veniva accusata di stanchezza fisica, portò in fretta e furia tutti i numeri che certificassero la buona forma dei suoi giocatori. E dal punto di vista degli infortuni, per buona sorte o giusta prevenzione, lo scorso anno è stato decisamente meno gravoso per i singoli.
Insomma, queste le premesse, in attesa delle risposte del campo. Da oggi via agli allenamenti a Firenze, con una doppia seduta. Soprattutto, Sousa progressivamente ritroverà il gruppo al completo. Babacar e Mati Fernandez ma non solo, tra oggi e fine settimana si aggregheranno alla squadra anche gli ultimi nazionali, come Badelj, Kalinic e Bernardeschi. Roba non da poco, per chi dal mercato ha visto arrivare tanti ragazzi di buona speranza ma potenzialmente nessuna pedina titolare. Del resto, il mantra di Corvino è chiaro: “Faremo dei sacrifici per tenere i migliori del gruppo, i pilastri del nostro muro. Come alternative andremo ad inserire giovani di prospettiva”. E se Sousa deve lavorare sul gruppo forte dello scorso anno, il ritorno di tre elementi cruciali dell’ossatura viola sarà accolto con un bel sospiro dal portoghese, che proprio sul campo vuole mettere in pratica le idee per la nuova stagione. A livello fisico e tattico, con la massima precisione dei movimenti richiesta dal tecnico.
Del resto, per una squadra che ha giocato le prime amichevoli con Mancini, Schetino e Diakhatè a centrocampo, ritrovare un Vecino a pieno regime, iniziare ad inserire Badelj e magari progressivamente anche Mati Fernandez non sarà male. Così come utilizzare Bernardeschi per uno dei ruoli offensivi, tra tridente e trio di trequartisti dietro la punta. Ma anche ritrovare il centravanti principeKalinic. Poi ci sarà la grande novità Toledo. Sconosciuto ai più in Europa, ma in Argentina giurano di aver visto negli ultimi mesi, con la maglia del Velez, un potenziale crack. Dribbling e colpi da funambolo, da oggi i primi passi nel calcio italiano. Come normale che sia, ci vorrà del tempo per adattarsi al nostro calcio e allo stile di vita italiano, ma da subito il classe ’96 si è presentato con un gran sorriso e la voglia di lavorare per migliorarsi e far divertire Firenze.
Cesena (29/07), Celta Vigo (31/07), poi in Austria Bayer Leverkusen (4/08) e Schalke 04 (7/08), fino alla sfida in Spagna contro il Valencia (13/08). Poi, tra meno di un mese, a Torino si inizia a fare sul serio sfidando la Juve in campionato. Partite, dal Manuzzi al Mestalla, che serviranno a plasmare sempre più il gruppo e a vedere all’opera sempre più i giovani, le vere novità di questa prima parte di mercato. Palla a Sousa, insomma, in attesa dei volti nuovi che verranno inseriti nelle prossime settimane. L’indirizzo societario, comunque, è chiaro. Dentro i giovani, alle spalle del gruppo storico. Dovrà essere poi l’allenatore, nella quotidianità e sul campo, a far crescere i ragazzi. In questo, Sousa non si è mai tirato indietro.
Come lui stesso ha ricordato, ha iniziato ad allenare proprio dai giovani, nelle Under del Portogallo. Poi al Basilea ha lanciato il talento di Embolo, classe ’97 a cui Sousa per primo ha dato continuità con una maglia da titolare: 17 gol e 13 assist in 39 partite restano il miglior score stagionale in carriera per lo svizzero, passato allo Schalke per oltre 20 milioni. Ha dunque fatto esplodere Derlis Gonzalez, esterno ’94 venduto poi alla Dinamo Kiev per 9,5 milioni; oltre a dare continuità anche a Elneny (’92), passato all’Arsenal a gennaio per 12 milioni e Schar (’91), tra i migliori difensori dell’Europeo.
Fin dal primo giorno a Firenze, Sousa ha ripetuto: “Il mio compito è migliorare al massimo ogni singolo all’interno dell’economia di squadra”. Nel primo anno in viola, ci è parzialmente riuscito. Kalinic, Ilicic, Alonso, Badelj hanno tutti visto impennare le rispettive quotazioni. Tra i giovani, evidente il lavoro fatto con Vecino (’91), passato da riserva reduce dal prestito all’Empoli a pilastro della squadra. Soprattutto, poi, con Bernardeschi (’94), ritagliandogli un ruolo che lo ha portato fino all’Europeo. Meno bene, invece, con altri, su tutti Babacar (’93). Ma anche qualche ragazzo proveniente dalla Primavera, giudicato non pronto.
Adesso scatta una sorta di fase due, anche per lo stesso Sousa. Far crescere e maturare ragazzi giovani e giovanissimi, dal ’96 al ’98, che dovranno integrarsi con i più esperti. Un lavoro delicato ma cruciale. Una schiera di ventenni, Lezzerini, Dragowski, Diks, Hagi, Chiesa, Toledo, magari Baez e Bagadur (a proposito, da oggi si aggregano alla prima squadra altri due giovani interessanti come Bangu e Minelli), che da riserve dovranno diventare comprimari, vista la lunga stagione che aspetta i viola. Non solo seconde linee, ma ragazzi che si dovranno alternare sul campo ai ‘big’ nelle partite che contano. Ora, sta a Sousa dar fiducia ai giovani che la società gli sta mettendo a disposizione. Progetto ambizioso, ma anche rischioso. Per una società che vuole confermarsi ed entrare in Europa ma anche, nel giro di qualche anno, arrivare a vincere qualcosa.

Di
Marco Pecorini