Il 9 argentino non ha tirato in porta neanche una volta, la punta del Parma invece è stata decisiva. E i due tridenti sono stati agli antipodi.
Il confronto a distanza è stato piuttosto impietoso. E lo ha vinto nettamente Roberto Inglese. Un’altra giornata complicata, ieri, per Giovanni Simeone, che tornava al Franchi dopo la rete contro l’Empoli e il conseguente dito al naso per zittire i tifosi, gesto che tanto aveva fatto arrabbiare nei giorni scorsi. Tanta voglia, sulla carta, di regalare una gioia ai tifosi, per farsi definitivamente perdonare. Volontà, però, rimasta appunto nella testa: sul campo, una prova molto deludente e quella voce ‘0’ tornata ad occupare la casella dei tiri in porta.
ZERO. Nessun tiro nello specchio per Simeone in 97 minuti, come era accaduto già diverse volte in stagione. Tanta corsa, sì, nei quasi 11 chilometri percorsi contro il Parma (il 5° più ‘in movimento’ dei viola), ma poca (pochissima) qualità e nessuno spunto dalle parti di Sepe. A parte quella conclusione nel primo tempo andata a frantumarsi sul muro gialloblu. Ne è uscita una prova da 4,75 in pagella secondo la media dei quotidiani in edicola. Emblema del pomeriggio molto complicato per il Cholito, che dopo i due gol segnati tra Sassuolo ed Empoli ha riproposto una delle peggiori versioni di se stesso.
CONFRONTO. Altri numeri poi certificano la prova dell’attaccante argentino. Due falli fatti e due subiti, e appena 13 palloni giocati. Tredici palloni giocati in 97 minuti di gioco. Molto poco, se poi si considera che i passaggi riusciti nell’intera partita sono stati appena 8. Troppo solo là davanti? Probabile, colpe non solo di Simeone se la squadra non riesce a coinvolgerlo. Ed emblematico è anche il paragone con Roberto Inglese: la punta del Parma ha giocato più del triplo dei palloni del Cholito (42), e soprattutto è riuscito a sfruttare l’unica palla gol dei suoi. ‘Liscio’ di Vitor Hugo, colpo glaciale davanti a Lafont, non perfetto stavolta nell’uscita. Un tiro, un gol per Inglese, ottimo anche ieri nel lavoro sporco e nell’aiutare la squadra. Per lui media del 7,3 nelle pagelle dei quotidiani.
TRIDENTI. Quinto gol in campionato (più un assist) per Inglese, mentre per Simeone i gol sono fin qui 4 (con 3 assist). Insomma, non proprio un bomber anche l’attaccante del Parma, che pure sta guidando i suoi verso un campionato inaspettato. E da centravanti è un punto di riferimento vero e proprio. Quello che non riesce ad essere Simeone, in una stagione decisamente complicata. Non solo a livello realizzativo. E a marcare la differenza, nella gara di ieri, non sono stati solo i centravanti, ma gli interi reparti offensivi. Con la Fiorentina a fare la partita ed il Parma (come da previsione) tutto dietro e pronto a ripartire, il tridente gialloblu è stato decisivo, nelle coperture (grande gara di sacrificio) e nelle ripartenze. Tanto che Biabiany (in campo al posto di Gervinho) ha fatto spesso ammattire i viola, causando gialli a raffica oltre all’espulsione di Vitor Hugo. Nei viola invece malissimo non solo Simeone: disastroso anche Pjaca, e perfino Chiesa non è praticamente mai riuscito ad inventare pericoli per Sepe. Oltre 60 situazioni d’attacco e oltre 30 tiri, secondo Pioli. Ma pochissima concretezza davanti e soliti errori nella scelta dell’ultima giocata. La Fiorentina, così, si ferma ancora e resta a metà classifica. Immersa nelle proprie difficoltà.
MERCATO. Riusciranno Corvino e Freitas ad aggiustare le cose sul mercato? Difficile dirlo, visto che per i dirigenti viola il budget sarà poco sopra lo zero. Muriel, Gabbiadini e Stepinski i profili valutati, ma per il prestito con diritto di riscatto la concorrenza è alta. Senz’altro, però, servirebbe un partner adeguato per Simeone, o un’alternativa al Cholito nei momenti in cui non è in forma. Non lo è Vlahovic, così come Thereau, né Mirallas. Nell’estate 2017, prima che arrivasse Simeone, oltre a Duvan Zapata era stato fatto anche il nome di Inglese. Non fenomeni, ma attaccanti che ora sono in copertina. Per i viola, tornare sul mercato degli attaccanti è un’assoluta necessità.
Di
Marco Pecorini