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Il mistero di Dusan Vlahovic

Simeone in crisi ma Vlahovic non gioca. La società ha sbagliato a non comprare un centravanti di riserva affidabile? Oppure è Pioli ad essere troppo prudente col serbo?

Fiumi e fiumi di inchiostro si sono consumati in queste settimane per analizzare la crisi di Simeone, centravanti titolare della Fiorentina che non segna in Serie A da oltre 600 minuti. Chiamato alla stagione della definitiva consacrazione, attualmente il Cholito non sta rispettando le aspettative poste su di lui in estate. Purtroppo, però, la Fiorentina è una squadra che si gioca un posto in Europa in questo campionato e non può permettersi di aspettare all’infinito alcun calciatore, neanche uno di quelli che dal primo giorno è stato posto come giocatore centrale del nuovo ciclo gigliato.

Come ha reagito Pioli alle difficoltà del proprio numero nove? Confermandolo quasi sempre, per aiutarlo a sbloccarsi e sperare di poter vedersi tornare indietro questo favore a suon di gol. Nell’unica occasione in cui il tecnico gigliato ha deciso di non affidarsi a Simeone, a Torino, l’attacco viola è stato guidato Mirallas falso nove, con Chiesa ed Eysseric a completare il tridente. Esperimento miseramente fallito, con Pioli costretto a ricorrere al Cholito già al 45′, ottenendo in risposta la solita prestazione incolore dell’argentino.

Chi non è vicino all’ambiente fiorentino giustifica il tecnico gigliato affermando che la Fiorentina non ha in rosa un sostituto di Simeone. In realtà, le cose non stanno così. O almeno, non secondo i piani della società. Questo perché in rosa c’è un certo Dusan Vlahovic, talento serbo classe 2000, acquistato dai viola già nella passata stagione all’interno dell’operazione Milenkovic e presentato il 12 luglio presso il ritiro di Moena.

“Vlahovic è molto più di una promessa”, questa l’affermazione dal club manager viola Antognoni nel giorno della presentazione del serbo. In effetti, per tutto il precampionato la Fiorentina non ha mai nascosto di puntare molto sul talento balcanico. Eppure, nonostante sia evidente anche ai meno appassionati di calcio che Simeone stia rendendo ben al di sotto delle aspettative, in 11 giornate di Serie A Vlahovic ha collezionato 2 presenze da 10 minuti di impiego collettivi (6′ a Milano e 4′ contro il Cagliari).

Le due presenze in Primavera, invece, hanno fruttato 3 gol all’attivo per il serbo e una netta sensazione di essere di un’altra categoria rispetto al campionato giovanile. Ecco che in tanti si domandano perché il classe 2000 ex Partizan non sia stato utilizzato più spesso da Pioli. La realtà è che le opinioni si sprecano, ma è impossibile dare un giudizio completo su un giocatore visto giocare solo con la Primavera e nelle amichevoli del precampionato.

La Serie A è un’altra cosa, e solo Pioli, che lo allena tutti i giorni, può davvero sapere quando il ragazzo sarà pronto a reggere una maglia da titolare. Ricordiamo che la scorsa stagione Milenkovic, oggi colonna della difesa viola, si accomodò in panchina per ben 17 partite, prima di conquistarsi un posto tra gli undici titolari alla diciottesima in casa del Cagliari.

Tuttavia, questo evidenzia un ulteriore problema. Forse Vlahovic non era -probabilmente non è ancora– il talento cristallino pronto a sostituire Simeone, come era nei progetti della società? Oppure è Pioli a dimostrarsi eccessivamente prudente nell’impiego del serbo, tenendolo in naftalina più del dovuto? Se la prima ipotesi fosse vera, allora bisognerebbe ammettere che Corvino e la squadra di mercato hanno commesso un grave errore in estate, non assicurandosi un attaccante di riserva pronto a scendere in campo fin da subito. Magari puntando su un veterano, come fece Pradè nel 2012 con Luca Toni quando sfumò l’operazione Berbatov.

Se invece fosse vera la seconda, sarebbero le responsabilità di Pioli ad essere gravi, perché la Fiorentina non può permettersi di schierare per così tante una punta in grande crisi. Insomma, il tecnico sarebbe colpevole di insistere sul Cholito nonostante in panchina ci sia un Vlahovic già pronto a calcare con frequenza i campi della Serie A. A livello puramente teorico, questa è l’opzione che convince meno: se davvero il ragazzo fosse pronto, perché il tecnico non dovrebbe puntare sul serbo visto il brutto momento di Simeone?

È anche possibile che la verità stia nel mezzo, ovvero che Vlahovic, proprio come Milenkovic l’anno scorso, non sia ancora pronto per il calcio italiano, ma che cominci ad inanellare presenze e qualche gol nella seconda parte di stagione. Purtroppo, ad oggi è impossibile dare una risposta. Il tempo ci aiuterà a capire meglio chi ha commesso errori nella gestione del ragazzo. Il presente, però, ci dice che la Fiorentina resta senza una valida alternativa a Simeone.

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