
David Pizarro e una ‘telenovela’ a puntate iniziata l’estate scorsa quando, attraverso il suo agente, aveva manifestato la volontà di cambiare aria (“Il prossimo anno vorrebbe fare un’esperienza in un’altra squadra confrontandosi con un’altra realtà – si era fatto sfuggire il suo procuratore, Alejandro Santisteban, nel mese di maggio scorso –. Ha fatto una stagione strepitosa ed ha almeno altri 2-3 anni da giocare ai massimi livelli. Vuole trovare un altro progetto che gli permetta di esprimersi ancora ai massimi livelli”), per poi cambiare idea e ribadire la sua voglia di Fiorentina durante la sua conferenza stampa in quel di Moena a metà luglio del 2013 (“Come tutti i nostri tifosi, ci sono rimasto male per quello che era successo nel finale di stagione. Ero deluso. Stavolta ce la giocheremo, se non succede niente di strano…– aveva detto dalla Val di Fassa il cileno, aggiungendo – Io resto qui, non me ne vado…”). Un repentino cambio di idea che ha palesato un carattere alquanto particolare del giocatore cileno, oseremmo dire umorale, che riesce ad esaltarsi in determinati momenti (come le grandi vittorie) e a deprimersi in altri (come lo scippo del 3° posto…). Ma con le sue parole, il numero 7 viola aveva scacciato via ogni dubbio e i tifosi viola, ma ancor più Vincenzo Montella, erano felici di riabbracciarlo e averlo ancora a disposizione. Perché lui era stato il faro della Fiorentina 2012-13, il giocatore arrivato a costo zero (firmando un contratto di due anni a 750.000 euro a stagione) e diventato imprescindibile per la squadra, colui senza il quale sembrava di essere al buio. La mente del centrocampo, l’uomo che dettava i tempi e attorno quale, il tecnico napoletano, aveva costruito una macchina pressoché perfetta. Il fulcro ideale del motore viola. Il regista che calzava a pennello nel modulo di gioco che Montella aveva (ed ha) scelto per la ‘sua’ Fiorentina.
Ma quando qualcosa si incrina, difficilmente si ricuce senza lasciare il segno, una piccola cicatrice. È forse per questo che oggi, nel giorno dell’apertura del mercato di gennaio, si torna a parlare di una possibile cessione di Pizarro. La sua presenza sembra non essere più essenziale e fondamentale come prima (anche se quando vuole sa essere ancora importante, basti pensare all’assist fornito a Pepito Rossi a Reggio Emilia contro il Sassuolo). E allora, la società e l’allenatore si stanno interrogando sul da farsi. Su quale sia la soluzione migliore, considerando che il centrocampista ha il contratto in scadenza a giugno: cedere subito Pizarro anche se a basso costo o tenerlo e portarlo a scadenza?
Soluzione 1 (cedere Pizarro anche se a basso costo). È la soluzione più difficile da percorrere perché sembra arduo credere ci sia qualcuno disposto a spendere 1 euro per un giocatore in scadenza a giugno e che, da febbraio, potrebbe accordarsi con un altro club. Ma resta comunque una ‘soluzione’ tangibile visto, per esempio, l’interesse per il Pek dell’Universidad de Chile che, per averlo subito, potrebbe versare nelle casse viola un importo minimo che impedirebbe alla società viola di ‘perderlo’ a zero. La domanda, anzi le domande nascono spontanee: è vero che Montella sta facendo crescere in quel ruolo Aquilani (sacrificandolo un po’), ma se dovesse partire Pizarro, chi potrebbe seriamente prendere il suo posto? C’è realmente, adesso, la possibilità di acquistare un centrocampista all’altezza del cileno? Sarebbe davvero conveniente cedere il Pek?
Soluzione 2 (portarlo a scadenza e poi…). È la strada che, con ogni probabilità, sceglierà di percorrere la società viola. La Fiorentina è impegnata in 3 competizioni e in tutte e tre vuole essere protagonista. Serve una rosa di livello. Un gruppo sul quale Montella può fare affidamento e Pizarro, a scadenza o no, può essere ancora un punto di riferimento importante per il gruppo. Magari non al 100%. Non in tutte le partite. Ma resta pur sempre un giocatore di grande esperienza nazionale e internazionale. Sostituirlo con un centrocampista da inserire in un gruppo nuovo ora, a gennaio, è troppo rischioso per una società ambiziosa ed accorta come quella viola. Meglio tenere il Pek, seppur qualche volta sia ombroso e scostante, piuttosto che rischiare su un elemento da ‘scoprire’. Da inquadrare. Da abituare al gioco ‘catalano’ del centrocampo viola. Perché come dice il proverbio: mai lasciare la strada vecchia per quella nuova…. Almeno che ‘la strada nuova’ non abbia le sembianze del top player annunciato dal presidente esecutivo Mario Cognigni.
Autore: Michela Lanza – Redazione LaViola.it

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