
Fiorentina e Juve continuano a trattare per il croato: c’è il sì del giocatore, distanza sulla formula. Mercato e non solo: riparte la contestazione.
Una nuova accelerata per Marko Pjaca. Dopo qualche settimana di distanza, Fiorentina e Juve riprendono i rapporti per il futuro del croato. L’esterno tornerà a breve a lavorare sul campo dopo il Mondiale di Russia, il suo futuro è sempre meno bianconero. La Juve, però, dopo l’affare CR7 vuole incassare, e inoltre non considera una priorità privarsi del giocatore adesso se non alle proprie condizioni. Corvino spinge al prestito con diritto di riscatto, la Juve all’obbligo sul riscatto oppure… al prestito oneroso semplice.
NODO FORMULA. Un’altra operazione stile-Gerson? Questa la terza via per portare Pjaca a Firenze. Una formula che assicura per il presente ma non dà troppo futuro. Come a dire: se il giocatore ‘esplode’ non hai diritti o forza contrattuale per tenerlo (e vai a valorizzare un patrimonio altrui), se fallisce l’hai pagato per un anno (contratto alto, più il prestito oneroso) senza molti benefici. Per questo, considerata anche l’importanza e il ‘peso’ del ruolo (un titolare d’attacco per Pioli), Corvino sta spingendo per il diritto di riscatto. Forte anche del sì del giocatore ai viola. Il prestito secco non convince.
CESSIONI BLOCCATE. Resta comunque il croato la prima scelta per completare il tridente con Chiesa e Simeone. Sulla carta, non sarebbe niente male per Pioli. Le prime alternative sono De Paul (ma l’Udinese vorrebbe 15 milioni, troppi per i viola) e Sansone (altra richiesta di prestito, Villarreal scettico), molto più complicati (quasi impossibili per costi e non solo) El Shaarawy e Berardi. Pochi soldi, del resto, per Corvino, costretto al ‘mercato creativo’ dopo aver speso per Lafont, Ceccherini, Hancko e Norgaard, oltre che per il riscatto di Pezzella. Un mercato bloccato soprattutto dalle cessioni. Non solo i no per i big, da Chiesa a Simeone, passando per Veretout e Milenkovic (oltre 100 milioni sarebbero stati rifiutati nelle ultime settimane), per i quali la Fiorentina continua a far muro (continuando la linea tracciata ad inizio estate). Ma in particolare sono le (mancate) cessioni ‘minori’ che stanno impedendo l’ingresso di denaro da poter reinvestire.
NECESSITA’ DI INCASSARE. Regime di autofinanziamento ‘puro’ e (ad ora) nessuna voglia di fare anticipi di cassa e di andare ‘oltre’, quindi è chiaro che fondamentali saranno i soldi incassati dagli esuberi. Innanzitutto il fronte Rebic, per il quale – con la percentuale sulla probabile cessione dell’Eintracht – potrebbero arrivare 15-20 milioni di euro. Ma anche, poi, le questioni di chi non rientra nei piani di Pioli: Maxi Olivera, Cristoforo, Baez, Schetino, Dragowski, sta raggiungendo Firenze anche Sanchez. Fino a Saponara, che per ruolo rimarrebbe fuori dal 4-3-3, ed Eysseric, utilizzabile da esterno alto ma certamente non convincente al primo anno in viola.
INGAGGI. Vendere (e vendere bene) l’imperativo di Corvino, con l’obiettivo di incassare almeno 15-20 milioni cash: non certo facile, visto che si tratta di giocatori reduci da un’annata (o più) non positiva. Giocatori dall’ingaggio più o meno oneroso, un ‘peso’ da oltre 10 milioni lordi se ai già citati si aggiunge anche Thereau (altro nodo da sciogliere). Alla fine del mercato mancano 18 giorni, non pochi. Anche se in Inghilterra si chiuderà il 9 agosto, mentre in molti altri campionati (tra cui Francia, Germania, Spagna ma anche Olanda, Russia e Turchia) il 31 agosto.
I TIFOSI, LA PROPRIETA’… E LA SQUADRA. Nel frattempo, tregua finita a Firenze. Tra i Della Valle e parte della tifoseria, tra varie fazioni del tifo stesso. La città torna ad essere divisa, sul mercato, sulla società, sul futuro, su toni e modi degli stessi striscioni. Polemiche e contro polemiche per lo striscione dei giorni scorsi sul Ponte alle Grazie, così come sul doppio comunicato di Fiesole e Ferrovia. Su LaViola.it, ad esempio, il 55% delle persone (circa 5 mila votanti al nostro sondaggio) non è stato d’accordo sul comunicato della Fiesole contro i Della Valle, mentre il 65% di 8300 votanti non era convinto delle parole del patron da Moena. Ma in tanti in città e sui social continuano a dividersi. Si continua ad appoggiare la squadra (lo dimostrano gli oltre 12 mila abbonamenti siglati), ma la fiducia nella proprietà è sempre più precaria. Con la parte ‘calda’ del tifo che sta ricominciando a farsi sentire dopo i mesi di tregua.
CLIMA TESO E NUOVE/VECCHIE DIVISIONI. Dal senso di unità collettiva, commovente e ricco di passione, nel momento più difficile per la scomparsa del Capitano, ad una nuova aspra divisione. Di sicuro c’è che in ambito societario non si è saputo raccogliere a pieno il messaggio, in quanto a comportamenti e a vicinanza alla città, se si è poi tornati a tutto questo. Così come probabilmente sono stati sottovalutati i segnali e i malumori di molti che comunque, anche durante lo scorso campionato, erano rimasti a galla. “Se il rapporto è come quello di ieri sera, ci ho messo un’ora per prendere un caffè…”, disse Andrea Della Valle dopo l’accoglienza positiva di molti tifosi a Moena, in realtà distante rispetto al clima che si vive da settimane in città. “Magari non sarà per tutti i tifosi così, ma ci sarà modo di ricucire il rapporto con tutti. Noi siamo qui tutti per fare il bene della Fiorentina. Errori ne abbiamo fatti tutti, c’è solo da reimpostare il rapporto. Alla fine quello che promette la Fiorentina, in qualche modo lo mantiene“, disse il patron. Parole che di fatto, invece di ‘rassicurare’, hanno riallargato la distanza con ampia parte della piazza. Senza stare a ‘fare la conta’ o a cercare gli ‘avvoltoi’, la spaccatura è evidente. E in questo contesto il lavoro di Pioli e della squadra non sarà certo agevolato.

Di
Marco Pecorini