
Baci e abbracci nel nome di Astori, amatissimo davvero, e poi una pessima quasi rissa finale – in certi momenti proprio senza quasi – fra Fiorentina e Cagliari, scrive La Nazione. L’assenza più vistosa fra i viola è quella dei tiri in porta, lo stress da prestazione invece c’è tutto e favorisce il Cagliari al quale con molta determinazione riesce il piano A: segnare, chiudersi, picchiare sodo e cercare il contropiede. Il piano B avrebbe previsto più coraggio e incoscienza per estrarsi dal rischio di retrocedere, ma se la Fiorentina non impegna mai il portiere Cragno, dall’altra parte Farias si ingoia due occasioni clamorose mancando la porta prima di testa e poi di piede. Quindi tutto sommato i viola hanno davvero poco da recriminare per il punteggio e resta la malinconia per un’occasione buttata dopo aver faticato tanto, tantissimo, per costruirsi la possibilità di credere nell’Europa. ORA invece ci vorrebbe un miracolo, anzi di più, alla luce dell’abbastanza previsto pareggio fra Atalanta e Milan, con gol di Masiello al minuto 93. Ma tant’è.
La responsabilità principale è proprio della Fiorentina, alla quale davvero riesce pochissimo di quello che ha in testa e diventa il miglior avversario possibile per il Cagliari (che invece ha in mente una strategia ben chiara, vendere cara la pella). Pavoletti segna di testa deviando da solo, quasi sulla linea di porta, una punizione tesa calciata da Lykogiannis: non fa una bella figura la difesa viola e, soprreso dalla traiettoria, resta a guardare anche Sportiello. Il problema è che da quel momento, siamo alla fine del primo tempo, la Fiorentina si ritrae nella condizione della squadra che ha perso l’Europa, invece di inseguirla. (…)

Di
Redazione LaViola.it