Intervistato da Il Messaggero, il portiere del Bologna, Antonio Mirante, è tornato sulla tragica scomparsa di Astori, ricordando il proprio problema al cuore e il periodo di stop dal calcio giocato.
Un pensiero per Davide Astori. «C’è stato uno smarrimento nello spogliatoi. Un senso di impotenza, di vuoto, che ci ha coinvolti in prima persona. Io ho conosciuto Davide in Nazionale. Questa tragedia ci ha toccato perché è stato un episodio che lo ha coinvolto nella nostra quotidianità. In un ritiro… Mi sono sentito indebolito. A volte la notorietà, lo star bene, gli allenamenti ti fanno credere invincibile. Vedere una cosa del genere, per me che ho avuto quel problema, mi ha indebolito. Ancor di più per il ragazzo che era. La sua testimonianza. Era uno di noi, Davide. A volte non mi capacito di come la Fiorentina faccia ad andare avanti».
Nel 2016 lei si è fermato per un problema cardiaco. Cosa si prova in quei momenti? «Ho trovato un equilibrio quando ho capito le cose si stavano sistemando. Inizialmente ho avuto lo sconforto di chi pensa di dover smettere di giocare. Di chi pensa a un problema serio di salute. Ti cadono addosso mille pensieri. Però ricordo bene una cosa».
Prego. «Ero a casa, dopo le prime visite. Mio padre mi ha detto: Ti vedo giù, sei sconfortato. E poi. Hai 32 anni, hai giocato tanto in Serie A, ti puoi ritenere fortunato. Se hai un problema ti fermeranno, magari non giocherai più. Però ritieniti fortunato».
E poi? «È stata una cosa a cui non avevo pensato: ovviamente mi sentivo e mi sento giovane. E quelle parole mi hanno fatto riflettere. Perché pensato anche ai casi più negativi, visto che avevo un problema al cuore. Così da quel giorno ho cominciato a vedere le cose in maniera diversa. Forse ho accettato di più il fatto che potesse essere sì una cosa seria ma che influenzasse troppo la mia vita. Perché so che c’è altro oltre al calcio. In quel momento ho capito il discorso di mio padre e lì è cominciata la discesa».

Di
Redazione LaViola.it