
Come riporta La Gazzetta dello Sport, il calcio è anche un gioco di istanti. Quando passa la gloria si deve essere pronti a coglierla e poi, proprio come ha fatto la Juve al Franchi ieri sera, bisogna sacrificarsi per difendere il trofeo, lottare su ogni pallone, sgomitare se è il caso, battersi con coraggio e furore. Tuttavia il risultato, frutto di attimi decisivi e lampi meravigliosi (la punizione di Bernardeschi e la cavalcata di Higuain), non sempre racconta tutta la storia. Nelle pieghe di ogni narrazione ci sono zone d’ombre che vanno indagate. Ad esempio, per restare sul campo di Firenze, la squadra di Pioli dimostra di poter dominare l’avversario per lunghi tratti, lo costringe alle corde, lo spaventa e meriterebbe ben altro premio che lo 0-2 finale. Ma i ragazzi della Viola, generosi ai limiti dell’abnegazione, non hanno ancora la chirurgica precisione di un Bernardeschi, né la spietata freddezza del Pipita. E allora la vittoria della Juve diventa una logica conseguenza della superiorità tecnica a livello individuale.
Nel primo tempo, e anche per una buona fetta di ripresa, la Fiorentina si permette il lusso di «toreare» in mezzo al campo, grazie all’applicazione dei saggi consigli di Pioli. In sostanza, con le due squadre schierate a specchio con il 4-3-3, i viola s’impossessano del centrocampo sfruttando precisi movimenti di Benassi, Badelj e Veretout. Il primo si stacca da Marchisio e va a pressare Pjanic, il regista juventino, rallentando in questo modo l’inizio della manovra nemico. Il francese resta su Khedira e lo segue nei suoi inserimenti, mentre Badelj si sposta sulla sua destra per andare a tagliare la strada a Marchisio che si lancia in proiezione offensiva. Con una tavola così apparecchiata è chiaro che per la Juve diventa difficile far uscire il pallone dalla propria trequarti, e difatti la soluzione più frequente diventa il lancio lungo alla disperata ricerca di Higuain. Non solo: questo pressing asfissiante della Viola ha il merito di spaccare in due tronconi l’esercito avversario. Ci sono otto juventini che si curano della fase difensiva e, là davanti, dispersi, i tre attaccanti che faticano a entrare in azione. Higuain è un centravanti fenomenale, e non lo scopriamo certo adesso, ma contro la Fiorentina tocca la miseria di 38 palloni (e parecchi in zona arretrata). E Bernardeschi, che ha il merito di sbloccare la partita con una deliziosa punizione e di porla quindi su un piano inclinato decisamente favorevole alla Juve, a parte qualche corsa di sacrificio sulla fascia, si fa notare ben poco, specialmente in avvio di gara.
Che a «fare la partita» sia la Fiorentina è testimoniato anche dai numeri. Il possesso-palla dei viola è del 61 per cento (53 nel primo tempo e addirittura 70,3 nella ripresa). Il baricentro della squadra di Pioli è alto (55,9 metri), mentre quello dei bianconeri risulta «molto basso» (41 metri): ciò significa che la Fiorentina ha piantato le tende nel campo nemico. I lanci degli Allegri Boys sono stati 68: vuol dire che spesso non si è trovata la soluzione ragionata con la palla a terra. Il giocatore della Fiorentina con più tocchi è Badelj, cioè il regista: 105. Quello della Juve è il terzino sinistro, Alex Sandro, con 69 interventi. Poi, d’accordo, ci sono gli istanti decisivi che scrivono (ma non spiegano) il risultato: una punizione e un contropiede.

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Redazione LaViola.it